“La casa delle orfane bianche” di Fiammetta Palpati

Ho letto e recensisco con molto piacere il romanzo di Fiammetta Palpati, “La casa delle orfane bianche”.

Tre amiche decidono di mettere sotto lo stesso tetto le loro tre madri anziane e malandate per occuparsi di loro coralmente, e ne nasce un racconto geniale, estenuante e a tratti esilarante, claustrofobico e pieno di odori, puzze, horror casalingo; il tutto narrato da un’elegante voce-personaggio animata da una vena tragicomica. Un romanzo di figlie badanti e madri badate i cui ruoli spesso si mischiano, in cui ognuna è saggia o stolta a turno. Il Tempo è sempre lo stesso, come fosse un unico giorno: un tempo che resta all’interno di una pièce teatrale le cui attrici non recitano affatto ma portano semmai i loro crucci, dolori, preoccupazioni e fastidi sulla scena. Li espongono per rimescolarli in quelli delle altre, ne fanno un impasto che ogni giorno va spianato per poter essere di nuovo contaminato da un nuovo fermento. Il più grande tra questi, l’arrivo di una forsesuora barbona, che scombina ancora di più le carte. Continua a leggere

“Un omaggio alle donne invisibili dell’Italia del dopoguerra” intervista a Paola Cortellesi

Ho avuto il piacere di incontrare Paola Cortellesi qui a Göteborg, di recente, dato che il suo film era in concorso al Göteborg Film Festival (dove ha naturalmente vinto il premio come Miglior Film Internazionale!).

Da questo incontro è nata un’intervista* che ho molto piacere a presentare proprio oggi, 8 marzo, a commemorare tutte le donne che, non solo nel dopoguerra ma anche 80 anni dopo, purtroppo!, continuano a svalutarsi perché continuano a venire svalutate.

Paola, il tuo film ha avuto la prima al Roma Film Festival e ha subito vinto tutti i possibili premi: il premio della critica e del pubblico e il premio per il miglior film d’esordio. Per una volta tutti erano d’accordo: sei rimasta sorpresa o sapevi che sarebbe stato così?
È stato un inizio fantastico! Mi sono resa conto subito che sarebbe andata bene perché il giorno della prima, alla proiezione serale, un signore in sala mi ha detto che aveva appena visto il film ma che si era ricomprato il biglietto per vederlo immediatamente di nuovo. A quel punto ho capito che era un film che toccava il pubblico nel profondo. Continua a leggere

Nuova rubrica per La poesia e lo spirito


Ho cominciato una nuova rubrica per La poesia e lo spirito, dedicata a narratrici e narratori italiani degli ultimi anni, ai quali ho chiesto di raccontare (con qualsiasi mezzo volessero) le loro motivazioni di scrittura, a prescindere che usassero la loro prosa per romanzi, racconti o post sui social.
La durata di questa rubrica non dipenderà da me, ma dalla disponibilità degli scrittori che inviterò a partecipare. Mi auguro che duri a lungo!
Inizio intanto in bellezza con Francesca Maccani.

La signora delle mosche

Il diario di una convivenza inaspettata

1.
Agosto 2022

Da quando siamo tornati dalle vacanze ci sono tre mosche in casa. Abbiamo provato in vari modi a farle uscire – come sempre facciamo con gli insetti intrappolati tra le nostre mura – ma stavolta non c’è stato verso anzi: non appena apriamo le finestre, loro si rincantucciano qualche metro distante.
Sono tre. Due di grandezza normale e una di taglia piccola. All’inizio pensavo che La Piccola sarebbe cresciuta e diventata come le altre due, nella mia assoluta ignoranza di entomologia, ma poi ho capito che quella era la sua misura, e che sarebbe rimasta tale. La Piccola abita nella nostra cucina, insieme alla Grande Uno. Pensavo fossero mamma e figlia, finché non ho capito che anche La Piccola era adulta. Spesso sono vicine, non paiono essere in competizione. Continua a leggere

“Dove non mi hai portata” di Maria Grazia Calandrone – Videolettura

Ho divorato questo libro in una mattinata, ve ne leggo l’inizio e ne posto la mia recensione.

Maria Grazia Calandrone “Dove non mi hai portata”, Einaudi 2022

La nostra migliore poetessa torna in libreria con un romanzo appena uscito per Einaudi nel quale racconta la vita di Lucia Galante, sua madre biologica. Una madre così disperata da credere che sua figlia sarebbe stata più protetta e al sicuro se affidata all’amore di persone estranee, che non restando con lei e il suo compagno, il padre biologico di Maria Grazia.
La coppia era in una situazione tragica sia dal punto di vista economico che socio-familiare, senza speranze per il futuro. Motivazioni probabilmente simili a quelle di altre centinaia di persone, per lo più madri, che presero la stessa decisione in quel frangente storico – la metà degli anni ’60 – come testimoniano le cifre degli abbandoni registrati per quell’anno in tutta Italia. Continua a leggere

Lettura di poesia alla Göteborgs Stadsbibliotek

È stato molto emozionante partecipare oggi al festival di poesia organizzato dall’Associazione Nazionale Macedone insieme alla Biblioteca Comunale di Göteborg!
Mi è dispiaciuto non riuscire a leggere la mia poesia senza commuovermi, ma è un testo molto sentimentale per me.
Pubblico e colleghi meravigliosi, sono così orgogliosa e felice di aver accettato questo invito!

Poesia “La torta di compleanno”

Io e la mia nipotina prepariamo la torta
del suo compleanno
nella cucina di casa sua.

Lei legge
e rilegge
da capo ogni volta
tutta la lista degli ingredienti
di entrambi gli strati
ogni volta da capo –
anche se glieli chiedo separati;
eterna filastrocca
con l’indice segue le parole sulla carta.

Versa troppo poco zucchero
o troppa farina
nel misurino
le dico.
Allora rilegge,
da capo.
Aspetta, ti aiuto,
faccio io.
Le dico e sorrido.

Misuro, e le sorrido.
Verso e impasto e le sorrido,
lei mi sorride, seria e intenta.
La istruisco e la guido,
decifro i simboli che non conosco
sulla manopola del forno di casa sua,
ché lei non è capace.

Ci vuole il doppio del tempo a preparare questa semplice torta
ma lei è così orgogliosa di averla realizzata,
piccina.

 

Ma non ho nipotine.
E lei non è una bambina, ma la mia cara,
cara amica
che oggi compie sessant’anni
ubriachi di Alzheimer
e di terrore.

Una poesia dalla futura raccolta “Poesia della prosa”, pubblicata su La poesia e lo spirito

“Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio” di Paul Wu

Immagine di Jessica Lindgren-Wu

Ho conosciuto Paul lo scorso novembre sull’isola di Gotland, proposto da un produttore come direttore della fotografia per girare una sequenza di un mio film. Mi ha colpito immediatamente come persona interessante, buona e misteriosa.
Lungo la strada abbiamo parlato di tante cose finché a un certo punto, mentre il sole mi abbagliava, ho avuto un’intuizione repentina e gli ho chiesto se scrivesse. Paul è rimasto molto sorpreso ma anche intimidito dalla mia domanda inaspettata, e mi ha risposto con cautela che sì, gli piaceva scrivere, anche se… eccetera.
Ma ormai avevo capito che potevo fidarmi dalla mia intuizione. Gli sono stata un po’ addosso ma nicchiava, finché qualche giorno fa ha pubblicato un post su fb che mi ha folgorata. Poche righe dolenti, con un timbro che mi ha ricordato David Foster Wallace, uno di quegli autori che ogni traduttore sogna di interpretare. E gli ho chiesto il permesso di tradurre il pezzo e pubblicarlo qui. Mi ha dato il suo consenso e lo presento oggi a voi, in italiano e in lingua originale. Buona lettura!

Imprigionato nell’istante simultaneo di decollo e atterraggio
Di Paul Wu

Chiudo gli occhi. La schiena contro un muro arancione inondato di buon mattino dalla luce di un sole spagnolo. Nelle mie orecchie il suono del fluttuare delle onde, ampie abbastanza da lasciare una pausa tra il fragore dell’acqua sull’acqua, e quello dell’acqua sugli scogli. Nel mio cuore c’è un grumo di tristezza che sale alle mie palpebre e le fa gonfiare. La persona che guida la meditazione ripete in un inglese non nativo: “L’amore è l’unica cosa che conti. Trova l’amore. Trova la luce dentro di te.”

Continua a leggere

La bomba al cuore di Göteborg

[NB. L’articolo è stato aggiornato il 30 settembre a seguito degli sviluppi sulle indagini poliziesche]

Ieri mattina poco prima delle cinque, mentre tutti dormivano, qualcuno ha fatto scoppiare un ordigno nell’androne di un palazzo in pieno centro, nel cuore benestante di Göteborg.
Conosco a memoria il brusio di ogni neon, il click di ciascun pulsante, la voce registrata degli annunci dell’ascensore e il cigolio di ogni porta, di quell’androne. Ci ho abitato per cinque anni, fino all’anno scorso. Continua a leggere