Nuova recensione per Lyktan su Nicola Lagioia

Sono veramente felice che continui la mia collaborazione con la magnifica rivista bilingue “Lyktan”, che ha da poco pubblicato una mia recensione/intervista a Nicola Lagioia sul libro “La città dei vivi” da poco pubblicato in Svezia. L’articolo dal titolo “Nessuna assoluzione ma grande empatia” si può come sempre leggere sia in italiano che in svedese, qui: https://www.lyktan.org/absolution/

Intervista a Kajsa Ekis Ekman per Micromega

È stato un piacere poter intervistare la giornalista e ricercatrice Kajsa Ekis Ekman a proposito del suo saggio “Essere ed essere comprate. Prostituzione, maternità surrogata e identità divisa” appena pubblicato dall’editore Meltemi. Dopo alcuni anni torno a scrivere per MicroMega, con grande orgoglio e piacere!

L’intervista è qui: https://www.micromega.net/kajsa-ekis-ekman-lo-sfruttamento-delle-donne-e-unindustria-globale

 

La generazione perduta dei pornoragazzini

Tutto quello che non sappiamo sulla pornografia in rete raccontato in un saggio fondamentale appena pubblicato in Svezia

È uscito in Svezia un libro dal titolo “Droga visiva – su pornografia in rete, bambini e ragazzi” [“Visuell drog – Om barn, unga och nätporr”, Kalla Kulor Förlag, 2016] che sarebbe veramente utilissimo tradurre in italiano. Le scrittrici sono due centrali termonucleari: Maria Ahlin − giovanissima presidente dell’associazione Freethem contro il trafficking − e Ulrica Stigberg − pastora della Fryhuset, il più importante e vitale centro giovanile di Stoccolma.
Per scrivere questo libro Ahlin e Stigberg hanno scelto di fare un passo indietro rispetto a una prospettiva morale sulla pornografia, preferendo concentrarsi solo sugli effetti del suo consumo a danno della salute di giovani e giovanissimi, sia a livello neuropsichiatrico che fisico e sociale. Hanno intervistato esperti di ogni tipo: professori universitari, neurologi, criminologi, commissari di polizia, sociologi, urologi, psicologi, ricercatori, personaggi televisivi. Ma soprattutto, hanno parlato a lungo con decine di ragazzi e ragazze, che hanno (finalmente) trovato orecchie adulte per esternare le problematiche che né genitori né insegnanti sanno affrontare, e hanno scoperto che nessuno di loro aveva mai avuto la possibilità di parlare con un adulto su questo tema. Il quadro che ne emerge è molto inquietante e con forti ripercussioni sociali.

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Un uomo che ama le donne: l’inferno della prostituzione raccontato dal poliziotto svedese Simon Häggström

Se potessi costringere tutti gli abitanti adulti del pianeta a leggere un libro per il 2017, sarebbe “Skuggans lag” [La legge dell’ombra, pubblicato dalla casa editrice svedese Kalla Kulor Förlag e non ancora tradotto in italiano – peccato! – ma disponibile in inglese su Amazon] scritto dal poliziotto stoccolmita Simon Häggström. In solo poco più di quattrocento pagine riesce a farci vedere un mondo nascosto, che sarebbe troppo comodo e autoconsolatorio chiamare osceno. Nelle sue narrazioni di esperienze vissute attraverso lunghe notti squallide in macchina a cercare di fermare i clienti delle prostitute, Häggström riesce a raccontare la storia di milioni di donne, di millenni di storia, di miliardi di violazioni. Un libro faticoso, ovviamente, ma imperativo, necessario, squarciante.

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“Roma – L’impero del crimine”, di Yari Selvetella

“Roma – L’impero del crimine”, di Yari Selvetella, Newton Compton Editori

Il segreto di questo autore risiede di certo in molti fattori, di cui l’appeal del tema è solo uno, e non il maggiore: certamente “Roma” e “crimine” sono due ingredienti importanti della sua ricetta, ma sarebbe una ricetta banale, servita e assaggiata talmente spesso da essere ormai insipida, da sola.
Ritengo invece che il successo di vendita dei libri di Selvetella abbia origine da altro. Prima di tutto dalla sua penna: una scrittura originale, una voce di personalità forte che si esprime su vari registri, dal giornalistico all’ironico, dallo storicistico all’elegiaco. E proprio su quest’ultimo vorrei soffermarmi: ci sono alcune pagine, soprattutto quelle dei capitoli in corsivo in cui l’autore entra più nell’espressione di un’opinione personale, un taglio critico, una visione dal suo sguardo, che sono davvero di grandissima letteratura. Così vicine per intensità e anima al migliore Pasolini, alla sua capacità letteraria mai scevra da una potenza espressiva che pare dettata in primo luogo dalla partecipazione umana, densa, alla materia raccontata.
In effetti Selvetella sta a Roma come Saviano è stato, in Gomorra, a Napoli. La stessa chiarezza di sguardo, la stessa conoscenza minuziosa della città, dei suoi pregi e difetti, la sua bellezza, a volte un po’ decadente, ma soprattutto la sua bruttezza. Roma qui c’è tutta, senza censure. Continua a leggere

Recensione di “Tutto qui”, di Andrea Pomini

Appena uscita su slowcult la mia recensione della splendida biografia dei Massimo Volume scritta da Andrea Pomini. Un libro bellissimo!

Il 2010 è stato decisamente l’anno dei Massimo Volume, storica band del rock italiano dall’inizio degli anni novanta fino ai primi anni 2000, ricostituita quest’anno a pubblicare “Cattive abitudini”, probabilmente il migliore album della loro carriera, e con in libreria una biografia-monstre a lacrime e sangue scritta da Andrea Pomini per Arcana Editore.
Difficile frenare l’entusiasmo per un progetto di musica e di vita (“È stata come una rivoluzione di famiglia. Una rivoluzione affettiva fra le persone. Dentro una rock band.” dice la storica batterista Vittoria Burattini) che in Italia ha segnato almeno un paio di generazioni di musicisti e di fan che non hanno mai smesso di amare questo gruppo e considerarlo il più seminale di quegli anni. Continua a leggere

“Nacquero contadini, morirono briganti” di Valentino Romano

Esce oggi il libro di un mio caro amico, e collaboratore per il mio prossimo romanzo: Valentino Romano, un grande storico di brigantaggio a cui devo moltissimo. Un modo di ringraziarlo è stato scrivere la postfazione per il libro pubblicato da Capone Editore: “Nacquero contadini, morirono briganti”.

Ecco la postfazione:

Così umano. Così piccolo, meschino, speranzoso, maleodorante, accaldato o raffreddato, rassegnato, misero, lacero e inumano il mondo che emerge dalle pagine informate di Valentino Romano. La storia di carta che fruscia non è qui; i generali impettiti, la lista degli armamenti, il computo dei morti e dei vivi, gli accordi a palazzo, i tradimenti regali, le convenzioni, i trattati, le alleanze, le dichiarazioni in parlamento: carta che fruscia senza odore. Continua a leggere

Recensione del concerto dei Giardini di Mirò per Slowcult

Non senza un pizzico di emozione posto la mia prima recensione di un concerto a cui sono stata inviata con tanto di pass fotografico, felice che si tratti dei grandissimi Giardini di Mirò.

Evviva Slowcult!!! Sul sito anche alcune foto..

Heavy shoegazing – I Giardini di Mirò al Circolo degli Artisti, 9 gennaio 2010

Quanta potenza, tinte scure e fatica struggente in questo ennesimo concerto romano dei Giardini di Mirò. Difficile poter spiegare l’equilibrio sonoro di una band che seppur felicemente, autonomamente e originalmente insediata nel post-rock, dal vivo suona qualcosa di così vicino alle durezze del metal, se non pensando ai Sonic Youth, che però visti recentemente dal vivo ci sono parsi un po’ autoreferenziali e freddi. Continua a leggere

Intervista per Micromega online a Lorella Zanardo, coautrice del documentario “Il corpo delle donne”

Si trova già online sul sito di Micromega la mia intervista alla grandissima Lorella Zanardo, autrice di un documentario che era davvero tempo qualcuno facesse. La ringrazio pubblicamente non solo per l’intervista ma soprattutto per questo lavoro che commuove per quel briciolo di dignità che ci restituisce: grazie Lorella!

Morti sì, ma meglio se ammazzati – Yari Selvetella

Recensione per il quotidiano Off.
Pdf qui.

Morti sì, ma meglio se ammazzati
La cronaca nera diventa best seller: i Crimini di Yari Selvetella

Siamo sempre più abituati a vedere la cronaca, soprattutto nera, uscire dal fruscio del giornale per diventare pagina compatta di un libro. Al contrario del cinema, che ha sempre attinto a piene mani dalla nera per fare spettacolo, il libro in Italia ha tenuto più a lungo le distanze dal “pop”, con una cesura un po’ altezzosa. Negli ultimi anni invece pare che l’aggettivo “criminale” in un titolo sia garanzia di successo editoriale, a partire forse proprio dal famosissimo “Romanzo criminale” di De Cataldo sulla Banda della Magliana, che ha segnato uno spartiacque anche letterario su questo genere in Italia.
Yari Selvetella conosce bene questo campo. Dopo aver scritto “Roma Criminale – storie di fattacci, delitti e misteri romani, dall’unificazione d’Italia ai giorni nostri” con Cristiano Armati (che ha venduto circa trentamila copie), nel novembre 2006 ha pubblicato “Banditi, Criminali e Fuorilegge di Roma”, sempre per Newton & Compton.

A quanto pare il delitto in editoria paga. È fenomeno di costume, curiosità morbosa o cultura pop?
Un po’ tutte queste cose insieme. Anzi, sarebbe interessante soffermarsi sul grado di morbosità della cosiddetta cultura pop: se con questa definizione intendiamo riferirci al gossip da spiaggia, ai reality show, alla spettacolarizzazione del dolore, mi sembra che la morbosità sia imperante. Per restare in un ambito “criminale”, direi che l’informazione di massa è “agli arresti domiciliari”, forzosamente rinchiusa tra quattro mura, asfissiata dall’aria scarsa e viziata. Nel raccontare le storie di questo libro ho cercato di trascendere da tutti gli aspetti pruriginosi. Ho scritto queste storie come se i loro protagonisti fossero donne e uomini come tutti gli altri. Così fanno più male e mi sembra siano utili a qualcosa.

Si parla sempre della criminalità come di un fenomeno in ascesa salvo poi scoprire che statistiche contraddicono questi dati. Puoi darci qualche dato in più a partire dalla tua analisi?
Credo che il dato fondamentale sia la paura dell’altro, che in fondo è paura del futuro. La profonda crisi economica terrorizza i piccoli privilegi, suggerisce il ripiegamento a una dimensione tutta individuale della propria esistenza: conta solo mettere in salvo se stessi, la propria famiglia; gli altri si arrangino. Tutto ciò che esula dal proprio contesto più intimo è spesso visto con somma diffidenza o palesemente odiato. Fa paura. Così la questione della sicurezza diviene improvvisamente centrale, anche a dispetto dei dati reali. Non mi stupisce che una società senza un vero progetto per il futuro finisca per essere terrorizzata e generare veri e propri mostri.

I fatti di cui ti sei occupato nei tuoi libri non sono solo cronaca nera ma anche pagine molto scure della repubblica. Secondo te un’orchestrazione comune tra malavita e politica è evidente?
Il libro parla di Roma, una città in cui si è forgiata buona parte della nozione occidentale di potere, un potere che emerge nelle vicende apparentemente più innocue. Dal mio viaggio tra memorie, cronache, leggende metropolitane, ho ricavato personaggi complessi e di difficile classificazione, specchi di una storia sotterranea che molto probabilmente non conosceremo mai fino in fondo. Tutto sommato il mio è solo un libro di racconti. Ho fatto un passo indietro rispetto alla verità, nell’illusione di averne una visione più nitida. Mi sono ritrovato a fronteggiare un compito assai arduo: raccontare il dolore, il dolore vero, come se fosse il frutto di una qualche fantasia.