La signora delle mosche

Il diario di una convivenza inaspettata

1.
Agosto 2022

Da quando siamo tornati dalle vacanze ci sono tre mosche in casa. Abbiamo provato in vari modi a farle uscire – come sempre facciamo con gli insetti intrappolati tra le nostre mura – ma stavolta non c’è stato verso anzi: non appena apriamo le finestre, loro si rincantucciano qualche metro distante.
Sono tre. Due di grandezza normale e una di taglia piccola. All’inizio pensavo che La Piccola sarebbe cresciuta e diventata come le altre due, nella mia assoluta ignoranza di entomologia, ma poi ho capito che quella era la sua misura, e che sarebbe rimasta tale. La Piccola abita nella nostra cucina, insieme alla Grande Uno. Pensavo fossero mamma e figlia, finché non ho capito che anche La Piccola era adulta. Spesso sono vicine, non paiono essere in competizione. Continua a leggere

Riflessioni su mia madre

Avrebbe compiuto cent’anni oggi, mia madre. Se non fosse invece morta di cancro più di 40 anni fa, il 25 agosto 1981.
Se cent’anni vi paiono tanti, sappiate che suo padre è vissuto fino a 99, e che suo fratello (mio zio Robert) è morto una settimana fa. La famiglia di mia madre – prevalentemente tedesca – è molto longeva, soprattutto da parte di padre.
Di quel padre.
La storia di mia madre l’ho dovuta riscrivere molte volte; molte volte ho dovuto ricominciare tutto da capo, non appena qualche nuovo pezzo del puzzle si aggiungeva, portato dai racconti di qualcuno. Lo scenario è cambiato così spesso, in questi 40 anni in cui è stata morta.
Tutti i discorsi muti che le ho fatto, le lacrime che ho pianto d’amore o di odio, la nostalgia o rabbia cieca che ho provato quando ho capito, quando mi sono lasciata la possibilità di comprendere, tutto il male che mi ha inflitto, la sua incapacità di vedere e proteggere.
Dopo anni di angelica santità, l’ho trasformata in un mostro anaffettivo; poi l’ho vista come vittima.
E la verità non sta nel mezzo, ma in ciascuna di queste cose, ciascuna valida e veritiera.
Ha fatto ciò che ha potuto.
Negli ultimi anni, mettendo in fila un indizio dopo l’altro, deduzione dopo deduzione, sono arrivata alla personalissima conclusione che lei abbia subìto da bambina l’abuso più devastante di cui si possa essere vittime.
Capirlo, farlo entrare, ha rivoluzionato la mia visione.
Oggi so questo: che è stata una donna infelice che ha cercato di vivere come ha potuto.
E ora che presto avrò l’età che aveva lei quando è morta, mi sembra pazzesco che abbia vissuto così poco, e così male. E quanta devastazione nella sua scomparsa prematura per me adolescente già traumatizzata, nel 1981. Quanta fatica.
Dormi tranquilla, mamma.

La poesia e lo spirito

L’ultimo sms

Sharon è così felice e impaziente di scendere in città stasera che le sembra ci stiano volendo tre ore a finire di truccarsi. Da quando aveva preso la patente non aveva più passato un sabato sera a casa, per sua madre non era un problema lasciarle la macchina per il fine settimana.
Sally prima le aveva messaggiato che Tess era già arrivata: aveva preso un take-away per tutte e tre, la aspettavano a casa. E che si desse una mossa, ché avevano fame − le aveva scritto aggiungendo faccine e emoji con cosce di pollo, patatine fritte, cuoricini e pazze risate.
Sto entrando in macchina ora!!! − le aveva risposto Sharon un secondo prima di aprire la portiera. Continua a leggere

Sassolini

Per un lungo periodo della mia vita ho viaggiato moltissimo, visitando tutti i continenti popolati, fino a quando – qualche anno fa − ho improvvisamente smesso. In questo scodellina di legno (comprata in chissà in quale dei miei viaggi) tengo alcuni sassolini e pietre che ho raccolto in giro, in situazioni diverse. Ero sicura che non avrei mai scordato il luogo e il sentimento con cui avevo raccolto ciascuna di queste pietre, ché quando le avevo prese e messe in tasca lo avevo fatto perché volevo ricordare bene quel momento, ché era stato sacro e importante, per qualche motivo. Dolomiti, Isola di Pasqua, Nuova Zelanda, Etiopia, Bolivia, Laos, India, Guatemala…

Ma non è stato così. Non ricordo più l’origine di queste pietre, e ora sono qui, mischiate e irriconoscibili.
Ed è forse la cosa più bella di questi sassolini, in verità. Di non poterli distinguere.
Che sono diventati un pezzo di me, che si è nascosto nel mio corpo, nel mio sentire.

Vette conquistabili

La scorsa settimana ho terminato il mio primo semestre come collaboratrice per l’organizzazione svedese Rise, che ha lo scopo di fornire supporto a donne vittime di incesto o abusi sessuali da bambine. Ho avuto il ruolo di persona di supporto per una serie di incontri di gruppo finalizzato all’autoaiuto.
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Sul disastro nell’Agordino, sulla Prima Guerra Mondiale, e sulla guerra contro la terra.

Qualche giorno fa avevo scritto sulla mia pagina ufficiale su Facebook un post per tentare di far capire che si era abbattuto un cataclisma sull'Agordino di cui nessuno stava parlando, condiviso gentilmente da molte persone. Al tempo non erano ancora chiare le cifre mortali della catastrofe arborea, che sono oggi invece brutalmente conosciute. Se non siete mai stati in quelle zone, è difficile possiate comprendere la bellezza maestosa e allo stesso tempo morbida delle distese di abeti che accarezzano i fianchi delle mie montagne. E non potete neanche immaginare quanto forte sia il mio dolore nel vedere semidistrutta la cosiddetta "foresta dei violini", una selva di abeti da cui ogni anno a dicembre, se non sbaglio al plenilunio, vengono tagliati alcuni alberi, che dopo un lungo processo di lavorazione diventano da decenni i migliori violini del mondo, a partire dalle prime forniture per il Maestro Stradivari. Sono le montagne e le valli di Dino Buzzati queste, il più grande novelliere italiano del novecento, che ne ha cantato tutto il fascino ne "Il segreto del bosco vecchio".

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Narratrice per concerti dedicati a Roma

Ho avuto il piacere e l'onore di essere chiamata a narrare la mia città natale Roma da parte di una delle più importanti istituzioni musical della città di Göteborg, la Göteborg Wind Orchestra, che ha come sede il più antico palazzo eretto nella città. il Kronhuset.

Sotto la direzione del Maestro Niklas Wallén avrò modo di raccontare qualcosa di sottile e diverso sulla Città Eterna, parlando di quegli elementi di acqua, terra, aria e fuoco che compongono secondo me un unicum emozionale anche per i turisti di passaggio.

Domani doppia data nella cittadina di Tidaholm, e sabato gran concerto alla Kronhuset, alle ore 16:00!

La mano razzista dell’uomo laser

Quasi trenta anni fa abitavo a Stoccolma, nell’elegante quartiere di Gärdet, sposata a uno svedese. Al tempo lavoravo in Alitalia e mi sentivo molto al sicuro, forte di un ottimo lavoro, una bella laurea con 110 e lode in tasca, l’appartamento di proprietà. Mi sentivo perfettamente integrata nella società svedese, parlavo la lingua come fosse il mio idioma nativo e avevo amici svedesi DOC, in prevalenza biondi con gli occhi chiari.

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Il posto di ognuno

[Un breve resoconto emozionale per La poesia e lo spirito]

Quasi le 8 di sera, la luce iniziava a sbiadire e anche i cassonetti della differenziata sfumavano nel grigio dell’asfalto. Svuotavo i miei sacchetti e sul finire arriva una minuta ragazza straniera con un viso dolcissimo, accompagnata dal suo bimbo. Con dita delicate ha preso a controllare se ci fosse per caso qualche contenitore con cauzione, da portare al supermercato per ottenere degli spiccioli in contanti.
Un secondo prima di risalire in macchina ho sentito un fischio di freddo dietro i lobi delle orecchie, e ho preso il portafoglio per darle l’equivalente di due Euro, così, mentre era lì a fare le vocine giocose al suo bambino. E quando glieli ho dati, mi ha preso la mano per baciarmene il dorso, dicendomi una cosa che non ho capito, piena di sorrisi, mentre il bimbo mi soffiava bacetti dalla punta delle dita e io già cominciavo a piangere.
Mi ha baciato la mano per due Euro da niente. Che vergogna infinita questo mondo dove senza meriti nasciamo nel posto giusto, solo per caso, e ci sfiliamo due Euro miseri da un portafoglio.

[Un invito di ascolto qui]

Sporcabile Mela

Sono appena tornata dalla mia quarta visita a New York. L'ultima volta fu 12 mesi prima della demolizione controllata delle torri gemelle, 16 anni fa. Carlo Giuliani non era ancora morto e dall'allegria dei suoi pochissimi anni pensava a un mondo migliore e possibile − che non ci fu, quando tutte le bocche vennero tappate dalla Grande Lacerazione che rimise in moto l'economia mondiale con il warfare. E l'altro mondo non fu più possibile e dovette chinare la testa e riporre la coda tra le gambe. Nulla di nuovo poté più essere incisivo, ci accontentammo di obiettivi piccoli, noi che ci avevamo creduto: decrescita home made, riciclo, riuso, attenzione ai consumi, e altri piccoli speranzosi granelli di sabbia che infiliamo nella clessidra del tempo sperando finiscano anche in qualche ingranaggio.

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