Articolo su Nyström ripreso su Radio 3

È stata una piacevolissima sorpresa che la trasmissione Pagina 3, ospitata dall’unico canale radiofonico che ascolto dalla Svezia, Rai Radio 3, abbia segnalato il mio articolo su Jenny Nyström da poco uscito su Lucy – Sulla cultura!

Potete ascoltare tutto il programma qui, (si parla di Jenny a partire dal minuto 28:39), oppure sentire giusto la parte che mi riguarda qui:

“L’artista svedese che ha ‘inventato’ il Natale” per Lucy – Sulla Cultura

Un nuovo articolo per Lucy – sulla Cultura dove parlo della Mamma (o forse della Nonna?) di tutti i babbi Natale! Decidete voi 😊
L’articolo è qui.

BUON NATALE!!!!

“La riscoperta di Hilma af Klint, prima astrattista della storia” per Lucy – Sulla Cultura

A volte riesco a prendermi tempo per scrivere qualche articolo più complesso e completo su un argomento o persona che mi sta veramente a cuore. In questo caso, ho avuto bisogno di qualche settimana per leggere o rileggere una serie di saggi sulla pittrice e spiritualista che amo più al mondo, Hilma af Klint.

Spero che avrete voglia di leggere questo mio giocoforza distillato di conoscenze, intuizioni, deduzioni e affettività, e che vi venga voglia di cercare le sue opere.

Sono felice e molto orgogliosa che Lucy – Sulla Cultura abbia ospitato tutto ciò.

Lo trovate qui.

L’arte delle donne: intervista a Eliana Como

Eliana, amministratrice della pagina Facebook  #chegenerediarte, raccontaci qualcosa di te!

Faccio la sindacalista nella FIOM, che non c’entra nulla con l’arte, ma è sempre stata la mia passione. Ho studiato in realtà sociologia economica, ma a un certo punto della mia vita in un momento turbolento ho deciso di rimettermi a studiare come Ho sempre fatto sin da piccola, e mi sono messa a studiare arte, anche per staccare da quel periodo. L’ho fatto senza nessun fine particolare ma solo per me stessa. A un certo punto per caso parlando con alcune compagne femministe mi chiesero di parlare delle donne artiste che ci sono state in passato. Ho accolto la proposta con entusiasmo, pensando all’8 marzo, e mi misi a cercare letteratura su questo tema. Continua a leggere

Intervista a Eliana Como per Popoff!

Che piacere è stato intervistare Eliana Como per Popoff Quotidiano a proposito del mondo trascurato e meraviglioso delle artiste donne, che lei cura dalla pagina #chegenerediarte da due anni, facendo affiorare talenti meravigliosi della storia (ignorata) dell’arte.

UN’INTERVISTA DELLA REGISTA MONICA MAZZITELLI CON ELIANA COMO, SINDACALISTA FIOM ED ESPERTA DI ARTE

Un’intervista di Monica Mazzitelli a Eliana Como, che i lettori di Popoff conoscono già come  sindacalista della FIOM, portavoce dell’opposizione in Cgil, ma Eliana Como è anche affermata esperta di arte e creatrice della pagina #chegenerediarte coadiuvata da Rita Alù, Antonella Giordano e Luisa Nattero, che ha compiuto da poco due anni e ha raggiunto il traguardo dei 5000 followers! Una pagina fondamentale per capire quanta arte è stata relegata all’oscurità perché prodotta da donne, con anche vistose appropriazioni e annichilimento di molte artiste nei secoli. Era ora di iniziare a riscrivere la Storia dell’Arte!

Peirone e le millenials tra seduzione e potenza

Resterà aperta ancora qualche giorno la mostra "Girls, Girls, Girls" dedicata a una fotografa svedese (di origine argentina) che ha avuto un enorme successo qui in Svezia al Göteborgs Konstmuseum il Museo d’Arte cittadino.
Julia Peirone da anni punta il suo obiettivo verso le giovanissime, cercando con le sue immagini di dar loro un’identità maggiore e più profonda di quella banalmente generazionale. Ragazzine e ragazze colte in momenti di imperfezione, fisica o di posa, esposte proprio nell’attimo in cui la foto verrebbe scartata: a occhi chiusi, con una smorfia, cadute per terra dai tacchi, piene di smagliature, con l’apparecchio ai denti, pelosissime, sovrappeso. In un mondo dominato dal fotoritocco e dai selfie finti, Peirone abbraccia l’imperfezione con lo sguardo e la proclama con orgoglio, gridandola come un manifesto.

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L’infinito polare: “Antarktis” di Gerry Johansson

Torno a parlare di fotografia per una nuova personale in esposizione alla Elf Galleri di Göteborg. Sotto i suoi selettivi riflettori il fotografo svedese con più riscontro internazionale: Gerry Johansson, con una mostra dal titolo “Antarktis” (“Antartide”).
Si tratta di immagini stampate da negativo ottenuto in analogico in grande formato (8×10 pollici) impresse durante un lungo set di sei settimane in spedizione sull’Antartico. Condizioni proibitive tra temperature polari e venti squassanti, che Johansson ha affrontato con grande caparbietà, aspettando il momento giusto per uscire e scattare in qualsiasi direzione. La composizione dell’immagine è uno degli elementi più appaganti di questa collezione, con immagini che sono sempre quel millimetro diverse da come le avremmo scattate noi. Un millimetro, davvero, che fa tutta la differenza tra un’immagine “pulita e nitida”, e un’opera d’arte.

Durante il nostro colloquio non mi sorprende ma come sempre mi colpisce la grande umiltà (pregio o difetto nazionale degli artisti svedesi) con cui Johansson ha candidamente affermato che gli scatti esposti sono belli, certo, ma scelti tra mille possibili inquadrature poi scartate. Quasi a sminuire – con timidezza – l’imponente fascino del suo lavoro.
E questa cifra di umiltà si riflette nella sua narrazione fotografica dell’Antartide: il nostro essere piccoli e marginali rispetto alla natura, che appare infine così inafferrabile, intoccabile. L’umiltà del nostro essere piccoli, che ci dovrebbe far sentire fragili, vulnerabili. Ci riporta al “Dialogo della Natura e di un Islandese” dove Madre Natura non è matrigna quanto indifferente a noi, ignara delle nostre esistenza a causa dei meccanismi maggiori della sua grandezza. Dovremmo conservare questa sensazione di timore rispettoso, dovrebbe guidarci nelle scelte quotidiane legate agli idrocarburi. Alcune foto hanno come sfondo delle nuvole scure, un presagio di tempo funesto: dovremmo prenderle come un monito alla nostra scelleratezza.
Ma una delle cose che colpisce di più di queste immagini è che nella maggior parte dei casi non abbiamo riferimenti dimensionali per la comprensione di ciò che vediamo. Una cresta di neve scolpita dal vento potrebbe misurare un metro come cento, uno sperone di roccia potrebbe essere di qualche centimetro, o grande come una nave. Le immagini della natura antartica sono tanto immani quanto incommensurabili, e nella contemplazione siamo costretti a compiere un’operazione difficile: rinunciare a poterle valutare, a sapere ciò che stiamo guardando, a riconoscerlo. E la difficoltà sta nel riuscire a non sentirsi spiazzati dall’impossibilità a una classificazione, e quindi al giudizio, e quindi al controllo e in ultima analisi al dominio su ciò che vediamo. Perdiamo la consolazione del possesso di coordinate e quindi di una verità certa. Perdiamo la sensazione di confine, contenimento e senso: siamo piccoli, siamo nulla. E dato che ai poli la Terra è più piatta e schiacciata, il punto di curvatura ridotto consente una visione molto più lunga dell’orizzonte, producendo un effetto di infinitezza che davvero richiama la “vaghezza” leopardiana, e il suo “L’Infinito”.

Nella foto Gerry Johansson tra i due galleristi Dan Isaac Wallin e Jesper Witte

La poesia e lo spirito

Polaroid congelate: le foto estreme di Thron Ullberg

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Cosa distingue un artista della fotografia da un semplice fotografo? Nell’epoca della banalizzazione e overdose fotografica dovrebbe essere difficile trovare il confine, eppure non lo è. Perché una foto ha smalto, anima, originalità, ribaltamento, o non ce l’ha; alla faccia di filtri, ritagli e altri contorsionismi post produttivi. E quella dello svedese Thron Ullberg − in questi giorni con una personale dal titolo “Vilsen” (“Perso”) alla Elf Galleri di Göteborg − è quasi più arte che fotografia.

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La luce sul Vajont

Dopo il mio pezzo su Dolomiti Contemporanee, ho sentito il desiderio di scrivere ancora per questo evento così speciale e coinvolgente emotivamente. Esce oggi su l'Unità, e tra qualche giorno per Bcomeblog, in una versione leggermente diversa. Intanto L'Unità:

Un raggio di luce sul Vajont

Sono quasi cinquanta anni dall’anniversario dell’olocausto del Vajont: il 9 ottobre 1963 un’immane e annunciata (a gran voce sulle pagine de L’Unità dall’indimenticabile Tina Merlin) frana del Monte Toc all’interno del bacino artificiale della diga del Vajont, produce un colosso di acqua e detriti che spazza via la vita di quasi duemila persone, e delle loro case, travolgendole a una velocità di cento chilometri orari per settanta metri di altezza. Una forza talmente devastante che nessuno dei cadaveri ritrovati ha indosso alcun capo di abbigliamento: la potenza dell’onda ha rimosso e divorato ogni cosa sul suo cammino.

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Ego Est – Ritratti di Onze

Finalmente ho avuto modo di parlare di un artista che seguo da sempre, Stefano Centonze, in arte Onze, facendogli anche un intervista per Bcomeblog.. enjoy!!

 

Stefano Centonze, aka Onze, è un artista che da oltre vent’anni ha dato un senso potente, contemporaneo e innovativo alla definizione “illustratore”. L’ha fatto soprattutto con la sua capacità di infondere uno spessore completamente artistico alla difficile arte del fornire un’iconografia a storie, trame, concetti, avvenimenti, persone: ritratti non ritratti, formule libere, “illustranti”, di ciò che un viso o un corpo, fotografati, nascondono.

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