Una recensione di un cd veramente gioioso e carino che è stata la mia allegra colonna sonora estiva, di un musicista che ha davvero qualcosa in più….
Piccoli Marley partenopei: Ras Tewelde conquista Africa e Giamaica
Ha qualcosa di speciale questo ragazzone napoletano ma “etiope” di adozione. Un nome italiano sostituito da quello ricevuto in battesimo in Etiopia, usato ormai come nome d’arte, che è soprattutto una dichiarazione di intento, musicale e politico-religioso, dove la differenza tra le due cose – come per Marley – in fondo non c’è. Una qualità gioiosa e pulsante, un candore assoluto, che muove anche tenerezza, una fede rastafariana vera, che lo porta a scrivere pezzi “conscious” (= impegnati) su quella che con una forzatura possiamo definire la dottrina rasta: la teoria dell’Etiopia come culla degli africans (a prescindere dalla loro provenienza e del colore della loro pelle), l’idea della necessità di un loro “rimpatrio” nelle aree che l’imperatore Haile Selassie decise di donare ai giamaicani che volessero tornare a una terra originaria dove non essere sfruttati dal colonialismo anglosassone, ovvero la zona di Shashamane, dove da alcuni anni risiedono varie persone/famiglie di origine caraibica. Una weltanschauung che l’artista esprime a tuttotondo nel costruire con grande sforzo personale progetti culturali con l’Etiopia, soprattutto Youths of Shasha, dove ha coinvolto i bambini del luogo nella produzione musicale.