“Il cameriere di Borges” di Fabio Bussotti

Devo premettere che nel corso degli anni dedicati al volontariato di lettura di inediti ho sviluppato un’allergia nei confronti di manoscritti il cui protagonista è un commissario di polizia (allergia doppia per quelli in cui il suddetto è alcolista e se la fa con una donna bellissima con tette enormi e occhi verdi, come di solito accade), e quindi ho cominciato questo romanzo con – come dire – alcuni pregiudizi. Presto svaniti, però, di fronte a una storia divertente e intelligente, con sfaccettature umane complesse e soprattutto una credibilissima rappresentazione dell’universo femminile. Non è poco, per me. Di solito i romanzieri, soprattutto se giallisti, dipingono donne improbabili, incoerenti, o troppo deboli o marziane, fumettistiche. Le due co-protagoniste di questo romanzo invece sono vere e interessanti.
Il plot è ricco, filmico, ambizioso perché coinvolge anche la repressione argentina, Borges, e persino Che Guevara, e pur presentando tutti i pregi (e anche qualche difetto) di una sceneggiatura, la scrittura tiene molto bene non solo nei dialoghi ma anche nelle parti narrative, dove le descrizioni dei luoghi e delle azioni è tridimensionale e di respiro. Anche grazie a questo (e non solo per la trama avvincente) la lettura procede spedita verso la conclusione che continua a “finire” per più capitoli, con le tessere – non solo dell’azione ma dell’affetto – che si ricompongono una ad una. Un libro molto carino, quindi, estivo ma non superficiale: piacevole con sostanza.

Fabio, un romanzo ambizioso, non c’è dubbio, sia come congegno narrativo che per le parti in causa: la repressione argentina, Borges, Che Guevara. Hai voluto coinvolgere pezzi di storia che ti stanno particolarmente a cuore?
Sì, ho una passione particolare per Buenos Aires, per Borges, ma anche per Osvaldo Soriano. Del Che mi piaceva raccontare la sua solitudine prima della resa di fronte ai soldati boliviani. Non penso che la storia sia particolarmente ambiziosa. Penso invece di avere un po’ esagerato nel metterci dentro le cose che mi piacciono, Genesis compresi.

Non hai temuto un po’ a usare il personaggio del commissario di polizia?
Per niente, mi piacciono molto i commissari. Maigret è il mio preferito: lo leggo e lo rileggo in continuazione. Mi sorprende sempre.

Confessa: l’hai scritto girandone le scene questo romanzo! Pensi che ce la farà a diventare un film? Tu, ovviamente, nel ruolo del commissario, o vorresti fare solo la regia?
Questo romanzo nasce come soggetto cinematografico e mi sto battendo perché ne venga fuori un film. Serve una coproduzione italo-argentina, ma non voglio fare il protagonista, né la regia. Come protagonista invece mi piacerebbe l’attore argentino Ricardo Darìn. E la regia vorrei che fosse di Stefano Gabrini. Le musiche dei Genesis e per me il ruolo dell’ispettore Pizzo che ha un nasone enorme come il mio.

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