In edicola Loop con l’ultima rece di Altai.

Che è anche, inutile dirlo, la mia preferita. Grazia a Luciano Ummarino di Loop (in edicola dal 29 gennaio 2010) che non mi ha posto nessun limite per scrivere questa ultima recensione. La amo molto, spero piaccia anche a voi.

Altai è un romanzo affettuoso e dissimulato. Non c’è bisogno di aver letto nulla di Wu Ming per farsi avviluppare da questo libro, ma chi conosce la narrativa del collettivo bolognese si emozionerà a raccogliere tutte le mollichelle di pane che si trovano nella narrazione. Ma non si pensi a suggestioni speculari a “Q”, per quanto ce ne siano molte: questo lavoro ricuce e abbraccia tutti i romanzi precedenti, collettivi o solisti, e celebra anche il Luther Blissett Project (“I favori agli amici e le beffe ai potenti”, si dice a pagina 209). Quindi nessuna strizzata d’occhio ruffiana al vecchio lettore di “Q”, ma elementi che gli danno un po’ di gomito con un senso affettuoso di essere, scrittori e lettori, entrambi comunque parti di una produzione letteraria che va ben oltre l’essere buona narrativa: le allusioni paiono un tributo al senso di “comunità” virtuale e virtuosa che da anni LBP prima e Wu Ming Foundation poi (soprattutto attraverso la newsletter Giap) ha creato intorno a queste migliaia di pagine prodotte dal collettivo bolognese comprate in libreria o scaricate gratis in rete. Trovi il solito sbirro Rizzi, il calcio al cane, la foce del Po, la fuga e il fuoco: ma inutile fare un elenco, ognuno con la sua memoria sorriderà nei passaggi che ricorda, se vuole, o andrà dritto per la sua trama. Continua a leggere

Online su Slowcult la mia TERZA recensione di Altai…

… ma non è ancora finita!! La quarta sta per uscire sulla rivista Loop.

Intanto questa, per Slowcult, il mio portale di cultura preferito (del resto delle persone che per il feed usano come richiamo “feedati” per me sono dei geni!), in compagnia della magica Monica Viola recensita dalla grande Gaia Conventi: sun is shining!

Il nuovo romanzo di Wu Ming è davvero diverso da tutti i precedenti, con una tonalità molto più intima e calda, profonda: innestandosi nel solco tracciato dall’ultimo lavoro solista (“Stella del Mattino” di Wu Ming 4) ne ha preso lo stile dolente e malinconico, per portare alla luce personaggi decisamente più sfaccettati, tormentati, alla ricerca di se stessi. Mai ombelicale, ma decisamente più denso sul piano introspettivo, Continua a leggere

Intervista a Wu Ming per Micromega online

È appena andata online su Micromega la mia intervista a Wu Ming legata al nuovo splendido romanzo “Altai”. Eccola qui:
Letteratura, conflitti e utopie. Intervista a Wu Ming

Intervista a Wu Ming di Monica Mazzitelli

Altai” è il nuovo romanzo del collettivo Wu Ming, appena uscito per Einaudi Stile Libero. Dopo la fatica del romanzo americano “Manituana”, una pausa nella progettata trilogia per tornare alle atmosfere del primissimo romanzo del collettivo (al tempo denominato “Luther Blissett”): il celeberrimo “Q”, campione di vendite in Italia e tradotto in svariate lingue. Continua a leggere

Recensione di “Altai” di Wu Ming per L’Unità

Ecco la mia prima rece dello splendido romanzo di Wu Ming, uscita oggi sul Unità online.

Altai, i Wu Ming ripartono da Q e riscoprono psiche e femminilità

Due potenze a confronto: la Serenissima e l’Impero Ottomano di Selim II alla vigilia della battaglia di Lepanto, che segna l’inizio del tramonto dell’Impero d’Oriente. Il celeberrimo romanzo “Q” firmato Luther Blissett e scritto dall’ensemble narrativo che ha poi preso il nome di Wu Ming, si concludeva a Costantinopoli 15 anni prima dell’inizio di Altai. Ne Continua a leggere

“Corpi estranei”, primo romanzo di Paola Ronco

Comincio ora una nuova collaborazione con un sito che mi piace moltissimo: slowcult!
Sono molto orgogliosa di questa novità, e ho voluto cominciare con il bel romanzo di Paola Ronco "Corpi estranei".

Ecco qui:
Un romanzo scritto con la sicurezza di una sceneggiatura: dialoghi perfetti, asciutti, significativi. I personaggi emergono dalle parole, dai gesti, quasi nulla è raccontato: è questo il romanzo d’esordio della giovane scrittrice torinese Paola Ronco, classe 1976. Continua a leggere

Lettura: Autoreverse di Francesco Forlani

Un romanzo totalmente casalingo nonostante sia vissuto negli ambienti senza odore di un albergo, nei rumori sempre uguali di ascensori, pavimenti e scale, scricchiolii di parquet, cigolii di armadi, anche nella stanza del suicida Pavese. Ma non ci sono questi suoni, è proprio questo che manca: la voce del poeta, quella che darà un senso alla carta delle sue parole, anche quelle muffe dei suoi scritti rubati all’inondazione. Il suono della sua voce che renderà all’improvviso tutto chiaro: il mistero della sua poesia, l’amore infelice, le donne americane così crudeli nella loro indifferenza.
Un romanzo egalitario. Non c’è alto o basso, c’è l’unificazione dell’umanità nella condivisione dell’emozione, uguale per tutti. Ci sono persone, legami tra persone, debolezze di persone, forza di persone. Donne piccole e forti, uomini deboli ma autorevoli, voglia di solidarietà emigrata, tornare a casa ma anche restare lì per evocarla da lontano, sentire l’appartenenza che rende il concetto di “paese d’origine” un’entità fisica molto più solida di qualcosa di vissuto nella quotidianità, dato per scontato. Nella lontananza la casa è molto più tridimensionale e incombente, oggettiva ma fisica anche nella sua bruttezza. Ma esiste ed è tale perché nel rimescolarsi degli emigranti c’è bisogno della sua assenza per essere solidali, altrimenti si sarebbe tutti dispersi e non ci sarebbe il piacere dei picnic ai giardini lungo il Po, non sarebbe necessario volersi bene. Questo invece è un romanzo sentimentale, anche la ricerca letteraria è distillato affettivo, non c’è freddezza culturale ma passione di tracce, di sangue sulla pagina. Un romanzo umano, che contiene anche più di quello che fa in tempo a raccontare.

Bravo EffeffE

The Featured Artists Coalition e “Sweet Sixteen” di Birgit Vanderbeke

Di questi giorni la notizia su “The Independent”, ripresa da varie testate, che alcuni musicisti di rilievo (tra cui il miliardario Robbie Williams) hanno rilasciato una dichiarazione ufficiale secondo la quale non vogliono che vengano perseguite penalmente le persone che scaricano musica da internet a scopi personali, in opposizione alle loro case discografiche che invece cercano solo di alzare continuamente il tiro della repressione e della criminalizzazione degli scaricatori in rete. Continua a leggere

Recensione a “Stella del mattino” di Wu Ming 4

Un romanzo che strappa davvero l'applauso, non saprei davvero a chi sconsigliarlo…

Recensione sul sito di Giuseppe Genna ripresa anche dalla Wu Ming Foundation, nella sezione dedicata al romanzo.

La cosa cartacea più simile a "La sottile linea rossa" che abbia mai letto.
Ecco il mio pezzo, con l'introduzione di Giuseppe Genna:

Stella del mattino: romanzo beyond-gender di Wu Ming 4

Dopo la pubblicazione di un brano di Stella del mattino, l'iper-romanzo di Wu Ming 4 edito da Einaudi Stile Libero (qui acquistabile con risparmio di 5 euro), e prima di una articolata intervista all'autore, pubblico un'intensa recensione di Monica Mazzitelli al libro, che consiglio di leggere in integrazione alle riflessioni dedicate a Stella del mattino nell'intervento "Poiesis in origine indica il fare" di R.S. Blackswift, pubblicato su Carmilla.
Giuseppe Genna

Ho letto questo romanzo in 24 ore, sapendo che non avrei dovuto; che avrei fatto meglio a rallentare, tornare indietro a certi passaggi, lasciar scendere alcuni dialoghi, ripensare alla Storia e le metafore del presente, le scatole cinesi geopolitiche stratificate che avrebbero entusiasmato Sbancor. Ma non ci sono riuscita. Avevo urgenza di restare nel flusso, di correre con i personaggi nella loro stessa smania.

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Giovani carini e scrittori

Una recensione per il quotidiano Off.

Rtf qui.

Giovani carini e scrittori

Una presentazione a tre al “Martelive” di Colloca, Fattori e Morici, scrittori di nuova generazione

L’unione fa la forza, soprattutto se quello che si vuole raccontare è una realtà giovane e disincantata, da snocciolare su piani temporali diversi. Saverio Fattori, con “Chi ha ucciso i Talk Talk?”, infilza gli anni ottanta con il suo famoso bisturi, parlando di anni che continuano a pesarci sulle spalle come macigni; Gianluca Colloca, nel suo incalzante e spunteggiato “Pork Soda”, ci racconta una scapestrata vita di periferia dalla parte degli spietati, come li avrebbe probabilmente – e spietatamente – raccontati Pasolini; e dopo passato e presente facciamo un salto nel futuro con Claudio Morici e il suo nuovo romanzo “Actarus” (cioè il pilota del robot Goldrake), dove il protagonista è un extraterrestre emigrato in Giappone nonché alcolista da Peroni Nastro Azzurro.

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Lettere all’amministratore di un condomino intimo – Francesco Fagioli

Una recensione per il quotidiano Off.
Rtf qui.

“Un certo senso” di Francesco Fagioli in libreria da oggi, candidato da Marsilio Editore al premio Strega

Il romanzo più innovativo di quest’anno lo trovate da oggi in libreria, e ne sentirete davvero parlare a lungo, forse per sempre: questo libro è davvero quello che in gergo viene definito un long seller, cioè un’opera che resta nei “classici” della letteratura, e si vende all’infinito. Perché? Perché è un romanzo pazzesco, che se non avesse le qualità di scrittura che ha, sarebbe un vero incubo: quasi un centinaio di lettere indirizzate a un amministratore di condominio.  Ma sono lettere di delirio trattenuto, di fuoco e follia,  che celebrano l’incomunicabilità di una vita – forse di tutte. Il diario involontario, negato, di un artista fallito e borderline, Antonio Senso, prigioniero di un appartamento reso mefitico da una problema di scarico del suo bagno, con il finale che si tinge di giallo. Una prosa talmente sontuosa da aver portato Marsilio Editore a sceglierlo per come loro candidato al Premio Strega 2007.

Questo romanzo parte da un’idea inaudita: da dove ti è venuta l’ispirazione?
Nessuna ispirazione, almeno per come l’intende A. Senso, quella mamma immateriale che non solo ti visita inaspettatamente ma poi pensa a far tutto lei, sicché l’artista non deve muovere un dito. Tutto è nato da un fatto reale. La puzza in casa, l’occlusione della colonna di scarico, la lettera dell’avvocato, dettata al telefono per l’amministratore, con la raccomandazione di rivederla ed eventualmente correggerla prima di spedirla. La prima lettera del romanzo non è mia ma riferisce fedelmente le parole dell’avvocato. È quella che effettivamente spedii e che seccò l’amministratore perché avrebbe preferito che gli parlassi del problema a voce. Ad ogni modo, se ne occupò subito e la puzza svanì nel giro di due giorni, però mi ricordo che prima di spedire la raccomandata mi domandai che sarebbe avvenuto se ci avessi messo le mani per “migliorarla”. Feci in effetti dei tentativi, delle modestissime correzioni, e poi lasciai perdere. In seguito non so bene cosa accadde. Forse Antonio Senso – qualcuno che evidentemente già abitava in qualche parte del mio cervello – si incaponì su quel testo. Volle a tutti i costi renderlo diverso, “degno” del destinatario. E così mi dilagò nella mente, non voglio dire che se impadronì, ma di certo si prese una sorta di diritto incondizionato sulle mie mani, e combinò quello che combinò. Alla fine Senso muore, di morte violenta, e nel romanzo c’è un mistero su chi potrebbe averlo ucciso, ma io ho più che un fondato sospetto che quell’assassino sia io.

C’è un messaggio in questo romanzo? Antonio Senso è un everyman?
Se c’è un messaggio, non so dire. Può darsi, ma non mi è possibile razionalizzarlo. C’è un senso (un Senso!) di maledizione, che potrebbe essere quella della scrittura: una sorta di condanna, un contrappasso atroce poiché non è dato sapere a chi lo subisce, cioè a chi scrive, quale sia la colpa che deve scontare. Ecco perché, forse, non potrebbe dirsi che A. Senso sia un everyman, almeno me lo auguro fortemente, giacché non saprei immaginare pena eterna peggiore di quella che non può essere ricondotta ad una qualunque responsabilità. Certo, Senso è sotto tutti gli aspetti una persona “normale”, come lo sono quelli che lo circondano, i condomini, l’amministratore, l’avvocato, e rientra nella sua normalità un certo numero di colpe, sarebbe meglio dire errori, che, in linea teorica, potrebbero essere suscettibili di una punizione. Ma questo non basta a giustificare il martirio della scrittura, e in specie di una scrittura che fa gabbia a se stessa, che impedisce a chi ne è posseduto di scrivere qualcosa di diverso da una – una sola! – lettera, intorno ad un unico problema, quello della puzza di fogna dentro casa.

La tua prosa è in assoluta controtendenza rispetto al mercato, eppure si impone con grande autorevolezza, sicura di sé. Nasce dal personaggio o dal suo autore?
La questione dello stile è per me fondamentale. Ma non saprei dire da cosa o da chi nasca. Scrivo nel solo modo in cui sono capace; posso stare ore o giorni a risolvere un dubbio circa la punteggiatura o la scelta di un aggettivo. Ma il punto è un altro: quando scrivo (o quando scrive A. Senso) mi impongo una regola assoluta: non seguire mai uno schema, uno sviluppo predeterminato. Bisogna che il pennino intinto nell’inchiostro scorra liberamente, dissennatamente, penetrando in territori sconosciuti, senza alcuna garanzia che vi sia un buon esito, e senza sapere se se ne uscirà vivi. Alla fine rileggo tutto e sono i momenti più spaventosi, quelli in cui viene decretato un giudizio inappellabile: funziona o non funziona. In caso di risposta negativa, non c’è salvezza perché quel che è scritto è scritto. Non mi piacciono i romanzi (la stragrande maggioranza purtroppo) che sanno di “costruito”, che sono a tutti gli effetti costruiti. Non mi piacciono gli scrittori che non rischiano quando si mettono al tavolino, che navigano a bordo di una nave da crociera, e non invece su un vecchio brigantino con le vele strappate, privo di bussola e di astrolabio, che fa rotta verso il mare aperto col solo riferimento dell’orizzonte e del tremolio delle stelle.