“La pace con voi” per inaugurare il mio blog su l’Unità

Sono molto felice e lusingata di essere stata invitata dall’Unità a tenere un mio blog d’autore. Ho deciso di chiamarlo “Tu, quore”, con questa motivazione:
Un blog per scrivere di quello che mi tocca nel profondo. Non parlo di passione, una parola con quella doppia sibilante che subito divora e disperde, autocombusta, superficiale e capricciosa. Parlo di tenaci tessuti di miocardio che si muovono e abbracciano il mondo che vedo: si tratti di persone, libri, musica, film, arte, visione delle cose, o riflessioni. Questo leggerete qui, se vorrete. Scrivere è il mio modo di essere mondo.

Come primo pezzo, ho scritto qualcosa di molto quoroso, sulla pace… eccolo:

La pace con voi
C’è stato un momento della mia vita, più di 30 anni fa, in cui il mio mondo veniva giù come bastioni di un castello di sabbia. Mia madre moriva di cancro e la nostra casa andava a pezzi di abbandono, ognuno di noi cucito muto nell’impossibilità di gestire questo dolore e comunicarlo agli altri, condividerlo. Avevo appena ficcato il naso nell’adolescenza, e facevo quasi solo cose sbagliate, mentre cercavo di alzare uno sguardo di sfida ai mostri delle mie paure, intanto che l’angoscia scavava un millimetro di buco allo stomaco al giorno. Avevo bisogno di allontanarmi dal castello sul mare, di non assistere ai crolli.

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Nuovo sito!

Dopo un po’ di problemi legati a virus, cambi di piattaforma e di dominio, eccomi finalmente in grado di rinaugurare questo sito: all’apparenza è quasi uguale a prima, ma in realtà ora ci sono molte più cose da leggere e da vedere, categorie per trovare facilmente gli articoli (nonché il prezioso tasto “cerca”!), la possibilità di registrarvi via mail in modo da ricevere un avviso ogni volta che pubblico qualcosa (qui), tutti gli archivi dove ho messo gli articoli o i racconti che prima erano nel menu come nuovi posts, e anche una pagina in svedese di cui avevo affettivamente bisogno.

Buona navigazione, grazie!

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È nata www.unonove.org!

Sono ultrafelice, oggi 19 gennaio è finalmente online una nuova rivista web di cui sono direttrice editoriale insieme a Ivan Arillotta. Un nuovo progetto dove metto energia e entusiasmo, contentissima di avere tantissimi amici scrittori e scrittrici che mi aiuteranno a rendere viva questa pulsazione culturale. Vorrei una nuova narrazione per ogni insulso articolo di attualità stantia, sono certa che non sia necessario fare nomi o cognomi.

Cercateci qui www.unonove.org, questa è l’intro che abbiamo preparato io e Ari:

19 è una data da cui abbiamo abolito il mese e l’anno per levare alla parola l’imbarazzo d’essere l’eco di una serata tra amici, pubblicamente insignificante. Ci siamo tenuti il segno − piuttosto nudo, scaleno e ispido − a disposizione delle nostre intenzioni. Il risultato sono le nostre narrazioni, da lì puoi prendere i grammi della nostra sostanza, non te li snoccioliamo. Chi ha bisogno di un attaccapanni, cerchi un attaccapanni.
Istruzioni di lettura: unonove. Sottotitolo: diramazioni di cultura contemporanea.
È pensato così, come un pellegrinaggio rizomatico tra parole, immagini, suoni. Ogni razza di segno. La narrazione non avviene attraverso uno stile ma lo genera, la narrazione è già significato. Il tentativo è quello di operare una metamorfosi del reale al quale non ci vogliamo subordinare. Che siano fatte di parole, immagini, suoni o altre contaminazioni, vogliamo raccontare storie che sfiorino il guscio di spazio e tempo con una comune forma di ostinazione: l’insubordinazione al reale, alla retorica del fatto compiuto e del mondo arreso a se stesso con le braccia conserte. Far toccare l’avvilimento della coscienza con il desiderio di Altro, trasformare le castrazioni contemporanee in poesia di futuro.
Per il resto, siamo personcine molto simpatiche.

Nuova recensione di “20 sigarette”

Altra doverosa recensione del film di Aureliano Amadei per slowcult.. enjoy!!

Giusto il tempo di 20 sigarette per non morire a Nassirya 

Una pellicola decisamente interessante quella di Aureliano Amadei, filmmaker, scrittore e attore qui al suo esordio da regista di un lungometraggio con un film che racconta la sua storia personale: quella di uno sbarbatello simpatico e anarchico che il caso ha voluto far trovare a Nassirya proprio nel giorno dell’attentato alla base italiana in Irak. Un destino miracoloso quello di sopravvivere a una strage e avere poi la fortuna di raccontarla, nonostante una caviglia spappolata; chi crede al destino, in effetti, può pensare che il suo compito fosse questo: raccontarcela. Raccontare di un ragazzo senza divisa che si è dichiarato gay per non fare la naia, finito a piangere la morte di ragazzi in mimetica che non è più riuscito a disprezzare. Senza sentimentalismi, senza retorica e senza cambiare le sue idee, l’esperienza di Aureliano gli fornisce una chiave solo umana di lettura del mondo, ed è da questa che nasce la spinta del film, la sua forza. Si ride e si piange, ma il coinvolgimento resta pulito, antiretorico, autentico. Continua a leggere

“The Disney Trap” ha superato il milione e ottocentomila!

Troppo felice e orgogliosa!! Sono riuscita a sforare i 1.800.00 spettatori con “The Disney Trap – How copyright steals our stories” questo minuscolissimo lavoro costato un sudore IMMENSO ma neanche un euro. Tre anni fa, il 22 agosto 2006, il mio 42esimo compleanno, mi sono chiusa in casa la sera a girare questa cosa, che doveva solo essere un contributo video per un simposio a Stoccolma. Ma dicevano tutti che era molto carino, e allora l’ho messo su You Tube e with a little-big help from my friends, Wu Ming in testa, ha cominciato a correre, fino a questa iperbolica cifra di spettatori. Grazie a quelli che l’hanno visto. Adesso lo farei meglio, ma non fa nulla, ha comunque fatto girare il messaggio sulle storture del copyright, e forse ha fatto cambiare idea a qualcuno. Io ne sono orgogliosa.

Inside “La poesia e lo spirito”

Sono felice e orgogliosa di essere stata invitata a far parte del blog “La poesia e lo spirito”, grazie a Fabrizio Centofanti che mi ha invitata al volo e a Gaja Cenciarelli (tanto per cambiare.. per lei ormai sto approntando la statua equestre ;0)).

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Un abbraccio per Sbancor al Teatro Colosseo domani 4 maggio alle 19 e 30

A poco più di un anno dalla sua dilaniante (e per quanto mi riguarda ancora misteriosa) scomparsa, salutiamo Franco Lattanzi al Teatro Colosseo, via Capo D’Africa 29/A, a partire dalle 19 e 30. Momento clou della serata una coreografia dedicata ad alcuni suoi scritti. Ci saranno altri contributi, tra cui un video di Bifo, e io farò una lettura di un brano dal suo romanzo inedito, “Troppo tardi per morire in piedi”, quello a cui stava lavorando e che non ha mai potuto finire. Era dedicato alla strage di piazza Fontana.

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Riassunto in testamento: Gran Torino, il lascito morale di Clint Eastwood.

Se non fosse stato chiaro abbastanza, Eastwood in questo film ha spiegato e condensato i contenuti di tutta la sua produzione cinematografica: non solo quella del regista, ma anche quella dell’attore.
Se non fosse stato chiaro abbastanza, mostra ancora il debito e la colpa che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell’Oriente.
Se non fosse stato chiaro abbastanza, che la violenza genera violenza, che il male si sceglie, che c’è un punto di non ritorno.
Non fosse stato chiaro abbastanza, che non ci sono razze ma persone, lo sforzo è capirsi.
Non chiaro abbastanza: il male più grande è con chi dipende da noi, con chi non sappiamo proteggere aiutare e difendere quanto potremmo, quando dovremmo, chi è piccolo, chi non ce la fa.
Non chiaro ancora: che quando non c’è più vita da sperare dentro la vita, sia lecito, dignitoso e coraggioso morire.
Non chiaro? Che l’unica cosa che conta davvero è trovare l’amore, per restare umani.
Il mondo ti deve gratitudine Clint. Non te ne andare, abbiamo davvero bisogno di te.

Non sono più ne iQuindici

Ho messo un saluto di uscita sul sito de iQuindici ma nella fretta non avevo ancora fatto in tempo a mettere due righe qui. Penso siano doverose soprattutto nei confronti di me stessa, e poi nei confronti del progetto che ha animato la mia vita per oltre 6 anni.
25, 30, a volte anche 40 ore di lavoro settimanale per iQuindici sono state veramente una grandissima fatica ma penso di aver ricevuto più di quanto ho dato. La forza politica di questo progetto culturale è stata contagiosa per tutta la mia vita e mi ha portato a incontri bellissimi che l’hanno cambiata per sempre. Continua a leggere

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