Ogni volta che la nomino un amico di Reggio Calabria che mi è molto caro mi dice “Messina non esiste”, con quel razzismo della campana che noi italiani ci trasciniamo dietro da medievali generazioni. Credo abbia ragione, però. Anna Mallamo, Manginobrioches, re(g)gina prestata a Messina, teorizzatrice e praticante del modello politico del Matriarcato Calabrese, nella sua vita precedente era un distico elegiaco. In questa, è un tango. Un tango scrivente. Pura sensualità di parola, strazio e predominanza di femmina, non può che scrivere Anna Mallamo, solo logos brivido e sogno. Non importa sapere altro di Manginobrioches, lei è tutta qui nelle sue pagine, nel suo essere tango e argentina magnagreca, nelle sue milonghe messinesi che non ci sono, a destra di molte stelle. Quindi ha ragione il mio amico reggino: Messina non esiste, e Anna Mallamo ne canta l’evanescenza, la polvere brumosa che si allunga nello Stretto che lei unifica piantando un tacco su Scilla e l’altro su Cariddi, sapiente e utile come mai un ponte. Questo libro racconta tutto ciò che è indispensabile che la nostra anima sappia a proposito del tango, e della vita, se è per questo. Ne è propedeutico all’iniziazione: fa vibrare i tacchi che non portiamo e svolazzare i vestitini scollati e leggiadri che non abbiamo ancora osato acquistare. Ma lo faremo. Ah, se lo faremo. Continua a leggere
Archivi categoria: Articoli – Recensioni di letteratura
Recensione di Elisabeth, romanzo di Paolo Sortino
Nel suo saggio Das Unheimliche [Il perturbante, 1919] Freud teorizza che “Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.”. Il titolo di questo saggio letteralmente significa “Il non-familiare”, laddove heimlich deriva dalla radice della parola tedesca “casa” (heim), che però come avverbio significa “di nascosto”, “in segreto”. Stessa cosa nello svedese, dove si va oltre: i due aggettivi derivati dalla stessa radice (hem) sono hemlig, che significa appunto “segreto”, e hemsk che vuol dire “orrendo/terribile”, ed è usato per esprimere il massimo grado dell’insopportabilità di qualcosa. Nell’inconscia percezione linguistica germanica, a quanto pare, nel familiare si annida l’occulto, l’inconfessabile, il mostruoso. Così in questo romanzo – teoricamente impossibile da leggere – che prende spunto da una storia vera che abbiamo letto in cronaca e che abbiamo cercato collettivamente di rimuovere, il più in fretta possibile: la storia di Elisabeth Fritzl, giovane austriaca segregata dal padre in un bunker segreto sotto casa per 24 anni, durante i quali è stata violentata, torturata, malmenata e vessata sotto ogni aspetto, dando alla luce ben 7 figli prodotti incestuosamente. Un parossismo di orrifica indicibilità che Paolo Sortino – neanche trent’anni ma un talento vero nelle mani – è riuscito a maneggiare in maniera quasi inesplicabile ovvero utilizzando le stesse tecniche che l’uomo usa dalla sua genesi cioè raccontandolo, creandone una fabula/favola, un mito tragico. Questo romanzo sarebbe illeggibile se non fosse una storia vera, sarebbe intollerabile. Ma lo è, e l’unico modo per sopportarlo, per subirne la catarsi, è leggerlo per intero, arrivare alla fine. Continua a leggere
Recensione del romanzo di Emilia Zazza
“Si sta facendo notte” di Emilia Zazza
Un romanzo breve ma densissimo: la prima prova di Emilia Zazza non è affatto timida ma assertiva, e tocca temi grandi e forti, che fanno pensare. C’è un quartiere di Roma, che i romani riconosceranno essere il Pigneto, zona ex proletaria che ora vira verso il radical chic, perdendo la sua anima popolare (“Un parco a tema. Questo ne faranno”). C’è l’anima popolare che si perde da sola nel conflitto con i migranti, gli “ex-noi” che forse vogliamo dimenticare di essere stati; c’è il conflitto e la distanza delle generazioni, i buoni e i buonisti, i “giovani” che intuiscono quale sarebbe la direzione giusta, ma non sempre riescono a prenderla, storditi dall’iperstimolazione di modelli mediatici; c’è l’amicizia tra loro, la forza che tende l’arco di quegli incontri, quella che tutto riscatta, alla fine, con la Maggica a fare da cemento e collante. Pino, Mustafà e il Moretto sono ragazzi veri, che se giri per le strade del Pigneto incontri a ogni angolo. C’è il desiderio di andare via da lì, come se il quartiere portasse dentro una condanna: “Chi restava sapeva che tra male e bene non c’era differenza, non in quei posti. Tra il male e il bene c’era solo il caso.”. Il quartiere di Don Camillo e di Peppone dove i ragazzi scelgono lo scoutismo o il centro sociale.
La storia si dipana in immagini che, soprattutto all’inizio, di capoverso in capoverso alternano il presente al passato, cucendo insieme trame, famiglie, anime: capoversi corali come storie ascoltate per strada, quasi rubate con le orecchie, Continua a leggere
Recensione di “Sangue del suo sangue”, il nuovo romanzo di Gaja Cenciarelli
Quando qualcuno non ti insegna ad amare il tuo corpo perché non lo cura, non lo accudisce, lo tratterai male. Ma se qualcuno il tuo corpo lo abusa, quello che fai è cercare di eliminarlo, fare finta che non esista. Che non abbia bisogni, che non possa provare piacere, che non viva. A volte è impossibile risvegliarlo, anche se grida. Puoi farlo se dentro di te è rimasta una scintilla di desiderio e illusione, illusione che potrà essere ancora amato. Se c’è una scintilla di vita che rifiuta di abbattersi. “Sangue del suo sangue” è la storia di Margherita Scarabosio, una donna che riesce a conservare una fiammella in sé, una luce molto piccola che la guida nel suo ribellarsi, che con grande lentezza la sostiene e le fa ritrovare il suo corpo, da sola. Senza l’amore di un uomo, ma attraverso l’amore che è riuscita a conservare per se stessa. Mentre intanto il suo fratello carnefice la cerca per abusarla ancora, l’uomo che l’ha ingannata la riempie di odio, e tutti gli altri di indifferenza, cercando di usarla, ancora. In primo luogo come testimonial per una campagna pubblicitaria di Bruno Chialastri, un imprenditore-padrone candidato della destra (“una specie di Berlusconi in miniatura”) che la utilizza come immagine per la sua promozione elettorale: Margherita è la figlia di un generale ammazzato in un agguato delle BR. E tutta la campagna si fonda sull’anticomunismo. Continua a leggere
Una recensione di “La seduzione rudimentale” di Emilia Dagmar
Ho pubblicato su Slowcult come libro del mese, e su La poesia e lo spirito, una recensione di una breve raccolta di racconti di questa autrice italo-svedese, Emilia Dagmar, che mi ha davvero colpita… Forse dipende dal fatto che le nostre scritture un po’ si assomigliano, anche se trovi i suoi temi decisamente troppo perturbanti per me.
Comunque eccola qui:
“La seduzione rudimentale” di Emilia Dagmar, SenzaPatria Editore, € 5.00
Qualcuno mi ha riferito che uno scrittore italiano che stimo molto disse che sarebbe stato un bene sodomizzare Melissa P. con “Lolita” di Nabokov. È una storia che gira da un po’, e non so se l’abbia detto o meno, ma se l’ha fatto sarà stata solo una boutade tra amici: è una persona da sentimenti solitamente eleganti. Non sono riuscita a finire “Lolita” (e neanche “100 colpi di spazzola”, per la verità), ma ho il sospetto che se questo scrittore avesse letto “La seduzione rudimentale” di Emilia Dagmar, al suo esordio letterario con Senza Patria Editore, forse gliel’avrebbe consigliato (magari senza una cura sodomita). Perché questo romanzo breve in forma di episodi riesce a rendere letteratura l’indicibile, narrando attraverso una serie di rapporti umani filtrati nell’imbuto delle esperienze sessuali un intero mondo sentimentale al femminile. Continua a leggere
Recensione di “Gli intervistatori” di Fabio Viola per La poesia e lo spirito
Recensione del bellissimo romanzo di Fabio Viola appena uscito per Ponte alle Grazie, uscita ora per LPELS e Slowcult.
Intenso, intelligente e misterioso, questo romanzo dalla scrittura nitida e brillante pone molte più domande di quelle a cui risponde, fortunatamente. E si ha l’impressione che Fabio Viola si sia divertito a comporlo, seguendo Gli Intervistatori in domande impensate che lo trascinavano in una direzione nuova e misteriosamente perfetta all’interno di una trama che pur giocata sull’assurdo e il surreale non si disconnette mai dalla vita vera, dalla concretezza dello spessore umano a favore di quello scenico.
Ci piacciono tutte le vittime di questi intervistatori, poveri cristi rapiti e intrappolati per qualche ora, legati a una sedia o imprigionati in altro modo, seviziati se tentano la fuga, costretti a sentirsi sbattuta in faccia la propria vita, a farsi rammentare i propri errori – i drammi, le meschinità – da delle “voci” robotiche che sembrano conoscere tutto di loro ma, pur sapendolo, continuano a fare domande incalzanti e spietate, ostentando britannico aplomb. Chi sono? Cosa vogliono? Come fanno a sapere dettagli di vita così segreti, inconfessati e antichi di ciascuna delle persone che sequestrano? Il mistero di queste pagine è qui, e tiene il lettore ancorato fino alla fine della storia in un crescendo pilotato dall’antieroe Ivano, che pare più che altro un umano capitato su un pianeta diverso, un mondo delirato di uomini e donne che, messi alla corda dagli intervistatori, sembrano vivere tutti una vita ambigua ed Continua a leggere
Recensione di “Spiaggia libera tutti” di Chiara Valerio
Che piacere recensire questo libro così bello dell’immensa Chiara Valerio!
La rece è appena uscita su LPELS (ripresa anche da slowcult), eccola qui:
La Macondo di tutti i sud del mondo
“Spiaggia libera tutti” di Chiara Valerio (Laterza) è un docufilm cartaceo su Scauri, il posto dove l’autrice è nata e cresciuta: galoppata nel far-(spaghetti)-west a cui questa giovane e ipertalentuosa scrittrice dedica un canto d’amore affettuoso, letterario, letteraturoso e molto comico, ma col patetico a fil di groppo.
Scauri come Macondo, il paese sudamericano dove è ambientato “Cent’anni di solitudine” di G. G. Marquez; Scauri raccontata con una prosa a metà tra Roberto Bolaño e Jerome K. Jerome – l’autore di “Tre uomini in barca”. E come nel capolavoro di Marquez questo libro porta nello sguardo complessivo il significato di un passaggio di consegne generazionale tra padri e figli, un lascito di continuità storica, morale, emotiva e sociale tra figli e genitori, nonni, bisnonni, e quelle persone che – pur non essendo parenti – appartengono dell’anima di un luogo al punto da esprimerne contenuti condivisi tra tutti, come antichi aedi. Continua a leggere
Una lettura di “Stella distante” di Roberto Bolaño
Online da ieri sera questa mia lettura del breve romanzo di Bolaño (il primo che leggo interamente in castigliano!), pubblicata su LPELS.
La Stella di Bolaño non è mai troppo distante
Cordiale, eppure così ispido. Di Roberto Bolaño ho letto solo questo breve romanzo, Estrella distante (Stella distante), eppure mi sembra di conoscerlo. Non solo come scrittore, ma come uomo. Se dovessi girare un film su di lui saprei perfettamente come far muovere il protagonista, quali gesti, quali tic, l’inclinazione del mento, il tono della voce, che non ho mai visto o sentito. Perché lui – che si definiva prima di tutto un lettore, e solo poi uno scrittore – in queste pagine ci mette la sua essenza, alternando una narrazione romanzesca a lunghe disquisizioni sulla poesia, soprattutto quella latino-americana, con passione feroce. Così presente a se stesso ma simultaneamente facendo sempre un ossequioso passo indietro letterario, Bolaño ha sempre chiara la sua dimensione del gusto e la profonde come fosse materia inscindibile della narrazione, mai come digressione ex cathedra. Molto della sua anima e della sua poetica si capiscono leggendo l’ultima intervista che ha rilasciato qui, un testamento di intelligenza e passione, humor e umanità. Continua a leggere
La fine e l’inizio della famiglia
Ho recensito per slowcult due libri appena letti che parlano della famiglia, in modi del tutto opposti tra loro (da cui il titolo del mio pezzo). Sono “Nudo di famiglia” di Gaia Manzini (Fandango) e “Insieme, e basta” di Anna Gavalda (Sperling). Li ho apprezzati entrambi, per ragioni opposte, ma alla fine a entrambi mancava qualcosa.
La fine e l’inizio della famiglia
Ci sono alcuni romanzi usciti di recente che fanno della famiglia l’oggetto della narrazione, molti scritti da donne. Forse l’esigenza è quella di ridefinirla, ricostruirne una geografia o forse un senso, o dimostrarne il non-senso, e quindi distruggerla. La necessità è più che legittima, soprattutto in Italia: da un lato c’è la spinta centripeta e tradizional-cattolica della famiglia come valore quasi assoluto; dall’altro la forza centrifuga di tutto ciò che si oppone a coercizioni stereotipe porta alla necessità di una nuova analisi che renda accettabile-possibile, integrare modelli eterogenei e più adeguati a realtà molto diverse dal passato. Uno dei romanzi più interessanti in questo senso è stato “La vita in comune” di Letizia Muratori, uscito nel 2007, Continua a leggere
Nuove recensioni per Slowcult: Gaia Conventi e Daniele Borghi
È online il mio nuovo pezzo per Slowcult, una doppia recensione di due romanzi molto piacevoli. Il compact-giallo di Gaia Conventi e lo psiconoir di Daniele Borghi.
Enjoy!
BREVISSIMAMENTE GIALLI
O forse dovremmo dire che uno è giallo (quello della Conventi) e l’altro un noir psicologico? Continua a leggere