Nuova recensione di “20 sigarette”

Altra doverosa recensione del film di Aureliano Amadei per slowcult.. enjoy!!

Giusto il tempo di 20 sigarette per non morire a Nassirya 

Una pellicola decisamente interessante quella di Aureliano Amadei, filmmaker, scrittore e attore qui al suo esordio da regista di un lungometraggio con un film che racconta la sua storia personale: quella di uno sbarbatello simpatico e anarchico che il caso ha voluto far trovare a Nassirya proprio nel giorno dell’attentato alla base italiana in Irak. Un destino miracoloso quello di sopravvivere a una strage e avere poi la fortuna di raccontarla, nonostante una caviglia spappolata; chi crede al destino, in effetti, può pensare che il suo compito fosse questo: raccontarcela. Raccontare di un ragazzo senza divisa che si è dichiarato gay per non fare la naia, finito a piangere la morte di ragazzi in mimetica che non è più riuscito a disprezzare. Senza sentimentalismi, senza retorica e senza cambiare le sue idee, l’esperienza di Aureliano gli fornisce una chiave solo umana di lettura del mondo, ed è da questa che nasce la spinta del film, la sua forza. Si ride e si piange, ma il coinvolgimento resta pulito, antiretorico, autentico. Continua a leggere

Recensione di “20 SIGARETTE” e intervista a Aureliano Amadei per L’Unità online

Sono troppo troppo  troppo felice che questo film di Aureliano Amadei sceneggiato insieme a Francesco Trento, autori insieme del memoir “20 sigarette a Nassirya” [Einaudi Stile Libero] abbia vinto di tutto alla sessione Controcampo Italiano della 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Venezia 2010.
Prima di perché Aureliano e Francesco sono due splendide persone, ok. Poi certamente perché avevo presentato io il libro a Einaudi anni fa, e ok anche questo. Ma questo valeva PRIMA di vedere il film. Ora che l’ho visto lo posso davvero gridare: andatelo a vedere, è un film stupendo!!!!!

L’ho recensito con un’intervista a Aureliano per l’Unità online, ecco qui:

Una storia molto personale, a Nassirya

Sarebbe davvero fare un torto a questo film pretendere che ponga e risolva questioni politiche e di morale universale, sarebbe persino ipocrita oltre che presuntuoso aspettarsi che la vicenda personale del regista, Aureliano Amadei, vivo per miracolo dopo essere volato con un piede spappolato nel cortile della caserma dei carabinieri a Nassirya durante l’attentato del 2003, Continua a leggere

“Nemico pubblico” in formato blu-ray: la differenza che Michael Mann si merita

Sono contenta di questo piccolo pezzo uscito ieri su Slowcult sul dvd in alta definizione Blu-Ray, che uno viveva anche senza per carità: non ci fosse stato un regista come Michael Mann a meritarselo.

Blu-ray: la magica scoperta del dettaglio

Probabilmente cosa sia il formato DVD blu-ray non è un mistero per chiunque abbia mai giocato con una Playstation 3, ma per chi è fuori dalla fascia d’età giusta (qualsiasi sia!) non ha chiarissimo di cosa si tratti. Stiamo parlando di un formato digitale di riproduzione video che soppianta il normale formato DVD. Continua a leggere

Summary as testament: Gran Torino, Clint Eastwood’s moral legacy.

Had it not been clear enough, Eastwood in this movie explained and condensed the content of his whole movie production; not only as a director but as an actor as well.
Had it not been clear enough, he showed again the debt and guilt of the US towards the Far East.
Had it not been clear enough, that violence generates violence, that Evil is a choice, and there is a point of no return.
Not clear enough, that there are no races but people, the effort is understanding each other.
Not clear enough, that the greatest evil is the one done against those that depend upon us, those we are not able to protect help and defend as much as we should; the little ones, the uncoping ones.
Not clear yet: when there’s no more life to hope for inside of life, it is right, decent and courageous to die.
Not clear? That the only thing that really counts is to find love, to stay human.
The world owes you gratitude Clint. Don’t go, we really need you.

Riassunto in testamento: Gran Torino, il lascito morale di Clint Eastwood.

Se non fosse stato chiaro abbastanza, Eastwood in questo film ha spiegato e condensato i contenuti di tutta la sua produzione cinematografica: non solo quella del regista, ma anche quella dell’attore.
Se non fosse stato chiaro abbastanza, mostra ancora il debito e la colpa che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell’Oriente.
Se non fosse stato chiaro abbastanza, che la violenza genera violenza, che il male si sceglie, che c’è un punto di non ritorno.
Non fosse stato chiaro abbastanza, che non ci sono razze ma persone, lo sforzo è capirsi.
Non chiaro abbastanza: il male più grande è con chi dipende da noi, con chi non sappiamo proteggere aiutare e difendere quanto potremmo, quando dovremmo, chi è piccolo, chi non ce la fa.
Non chiaro ancora: che quando non c’è più vita da sperare dentro la vita, sia lecito, dignitoso e coraggioso morire.
Non chiaro? Che l’unica cosa che conta davvero è trovare l’amore, per restare umani.
Il mondo ti deve gratitudine Clint. Non te ne andare, abbiamo davvero bisogno di te.

“L’isola” di Athol Fugard

Recensione della piéce di Athol Fugard per il quotidiano Off

 

L’ISOLA

DI ATHOL FUGARD

Due uomini chiusi in una cella, per reati politici: siamo in Sudafrica, nell’anno non di grazia del 1972, e l’apartheid è talmente lontano dall’essere abolito che varrebbe quasi la pena di non provare neanche a contrastarlo. Quasi. Se lo fai rischi l’ergastolo, da scontare all’Isola: Robben Island, il carcere di massima sicurezza, trasformato di recente in monumento nazionale, dove è stato rinchiuso per 30 anni Nelson Mandela. Continua a leggere