“Reperti per il prossimo milione di anni”: il rituale mortuario si fa performance

Nuova uscita per il mio blog di arte preferito, Bcomeblog!

Stavolta ho scritto di una personale dedicata a un artista intrinseco il cui lavoro mi ha colpita, e che ho intervistato: Carlo Gabriele Tribbioli.

“Reperti per il prossimo milione di anni”: il rituale mortuario si fa performance

Non poteva che essere una mostra personale questa dell’artista romano Carlo Gabriele Tribbioli alla Federica Schiavo Gallery di Roma, aperta fino al 17 novembre 2012 (con sospensione fra il 4 e il 12 novembre per andare a Torino per Artissima). Sarebbe davvero difficile infatti immaginare di abbinare qualcosa a questo intenso lavoro che nel titolo Reperti per il prossimo milione di anni spiega già la sua intenzione/tensione.

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Dolomiti Contemporanee, arte solida

Da quando sono nata la mia famiglia ha una casa nel bellunese, al confine con il Trentino, e se faccio la somma di tutti i mesi che ci ho passato, diventano almeno 6-7 anni della mia vita. Sono molti, e ce li ho scolpiti addosso, solchi d'amore e gratitudine. Quest'estate sono andata a Taibon Agordino a vedere una mostra, senza avere idea di cosa fosse, e sono rimasta colpita in modo potente dall'intero progetto. Dolomiti Contemporanee è una scatola che contiene idee profonde e vorticose, e ho sentito il bisogno di scriverne. Due pezzi, uno per Bcomeblog, un blog di arte gestito da Marianna Fratterelli e Giorgio Specioso, che sono due persone speciali, e l'altro per l'Unità.

Eccoli qui.

Dolomiti Contemporanee: il coraggio dell’ambizione

Conosco il ventre di queste valli da quando ho vita, il sapore ferrigno che ti lasciano in bocca certe loro solitudini quando cala il sole, d’estate; pareti intere di roccia trapanate di vecchie gallerie per i treni delle miniere che non passano più da cent’anni, finiti i tempi d’oro dell’estrattivo; le strade troppo vicine al letto del fiume azzannate dalle alluvioni del ’66, e le loro ragazze esodate a Roma o Milano a fare le balie o i mestieri; i paesini coi morti ammazzati su cui fare silenzio; il beyond-Cortina che ha arrancato, prima dell’era falsa ma rassicurante dei cannoni sparaneve; le mani grezze e scure di chi andava a falciare da quando aveva cinque anni, che negli anni sessanta e settanta scappava in Svizzera a incassare buste paga operaie al gusto di razzismo, o in America; e infine le fabbriche che alimentano il mito del Nord-Est, e quelle che non ce la fanno.

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Antonio Coppola, compositore fotografico

Le immagini fotografiche di Antonio Coppola mi hanno colpito moltissimo, e mi sono sentita veramente onorata quando mi ha chiesto di scriverne una presentazione. Per l’annuale festa di SlowCult l’ho invitato a esporre le sue foto, e sono intanto molto felice di condividere il mio pezzo qui, uscito sia su SlowCult che su unonove. Andate a entrambi i link per vedere foto diverse ;o)
Per pubblicare qui il pezzo ho scelto questa. Per tutte le immagini ho scritto delle didascalie, e questa è una delle mie preferite.

Stanno per salire a giocare le ultime sirene rimaste,
sorridono dietro piccoli dorsi di mano.

 

“N’atu munn” di Antonio Coppola, compositore fotografico.

Portare il mare dove non c’è più.

“N’atu munn”.

Oppure:

“Nat’u munn”?

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Mare fuso: la natura secondo Mimmo Jodice

Una lettura della mostra monografica dedicata al grandissimo fotografo Mimmo Jodice che si è appena conclusa a Roma, scritta per La poesia e lo spirito.

Mare fuso: la natura secondo Mimmo Jodice

Si è appena conclusa al Palazzo delle Esposizioni di Roma una mostra monografica su Mimmo Jodice, doveroso tributo a uno dei maggiori fotografi italiani di tutti i tempi. Un percorso soprattutto cronologico e implicitamente tematico che mette in contatto con la storia e lo stile di questo artista partenopeo che pur avendo viaggiato in tutto il mondo ha probabilmente espresso il meglio raccontando la sua Napoli.
Dagli  esordi sperimentali degli anni ’60 con foto strappate e sovrapposte (“Paesaggio interrotto”, “Frattura” o immagini di “Taglio” alla Fontana), passa presto a rappresentare il proletariato, non solo quello urbano con le fortissimi immagini di una “Ercolano” pasoliniana, o la serie dell’ “ospedale psichiatrico”, ma pure quelle della fabbrica, con alcuni scatti presi anche nelle acciaierie di Terni. Continua a leggere

Edward Hopper: la fredda luce delle solitudini

Edward Hopper: la fredda luce delle solitudini
Roma, Fondazione Roma Museo fino al 13 GIUGNO 2010

La prima mostra dedicata a Hopper in Italia si fa perdonare l’assenza del suo quadro più famoso, “Nighthawks” (“Nottambuli”, 1942) ricostruendolo a dimensione reale nella prima sala del museo: idea geniale, che procura un brivido intenso nel visitatore e che rende – forse neanche in modo intenzionale o consapevole – una verità che affiora da questa mostra in modo molto più forte che visitando il Whitney Museum di New York, dove sono raccolte la maggior parte delle sue opere. Continua a leggere