La pornoromantica ha commesso Romanticidio!
Io Carolina Cutolo l’ho vista una sera, una volta, prima di leggere il suo romanzo. Ero al suo bar e l’ho vista domare una gang di pischelli minorenni che avevano deciso di concedersi una serata brava proprio al suo locale, al quartiere Pigneto, a Roma.
Lei era una piccola Ariel agile e sinuosa, con i nervi scattanti da gatta di strada e palle fredde, ultrafredde; e li teneva lì buoni, i ragazzi, manico e frusta, nonostante avessero voglia di rogne, ubriachi un po’ sul serio e un po’ per finta, legnosi ma piagnoni, un po’ fascistelli, ganghettosi, pericolosetti. Ma lei neanche una piega: come un buttafuori cattivone col profilo di gesso, dominava il branco con fare tollerante ma scocciato, di chi è pronto (e lo sa far capire) a trasformarsi in un Giustiziere in tre secondi. Così l’ho vista, Carolina Cutolo, e dietro di lei mi sarei fatta piccina per nascondermi da quei teppistelli, lei maschio alfa senza esitazioni.
Così l’ho ritrovata, Carolina, nel suo Romanticidio. Un romanzo molto maschile e carino, che si legge quasi da solo, basta cominciarlo. Una prosa non particolarmente ricercata ma molto scorrevole, agile come lei, accattivante, a tratti furba, ma sempre con un pizzico di cuore. Cuor virile, certo, mica roba da signorine. Però alla fine spiazza, perché la Kattivona evolve e matura facendo una bella capriola, e pur senza rinunciare al suo cinismo decide di abbassare un po’ la guardia e prendersi quello che le spetta dalla vita e dall’amore. Sempre che… il finale è a sorpresa, un’altra capriola, ma quel che conta è la capacità allegra ma molto raffinata di creare una storia avvincente e simpatica, costruita su buoni ritmi narrativi.
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