Un’intervista di Francesca Giannetto per il suo blog “Frailibri”

Francesca Giannetto è una donna molto speciale per molte persone, e io sono una di queste. Non solo per il suo sapere letterario e il suo potente naso da editor, per essere una grande comunicatrice di culture, o per la sua dolcezza, ma per una ragione molto personale che me la rende (una volta per sempre) unica: Francesca è stata la prima persona sul pianeta che, non conoscendomi di persona, ha voluto incontrarmi per farmi i complimenti su quello che scrivevo (le era piaciuto un racconto pubblicato all’epoca da FaM, “Tampone“che scelse anche di pubblicare sulla rivista Toilet di cui si occupa). In sintesi, è stata la prima persona non amica, parente o conoscente che mi ha manifestato il suo apprezzamento. Ovvero: la prima fan non si scorda mai.

Per fortuna Francesca continua a apprezzare quello che scrivo, e per questo motivo ha voluto inaugurare con me una nuova categoria del suo blog Frailibri, a spasso fra libri e librerie, quella delle interviste agli scrittori. Quindi è con immutato edonistico e narcisistico piacere che rimando al link dell’intervista. Enjoy.

Sempre a proposito del #rogodeilibri, e dello sciopero della Fiom..

… con una liaison che solo la grande penna/anima di Wu Ming (il numero uno, nello specifico) poteva sintetizzare con questa spettacolare, caleidoscopica, vibrante sintesi e esaustività. Condivido anche gli a capo, potete leggere qui, se potete arrivate fino alla fine, una chicca su Speranzon che mi ha fatto rotolare dal ridere vi compenserà.

Un vecchio pezzo su Via Tasso per la giornata della memoria

Ho ritrovato questo vecchio pezzo uscito su L’Unità nell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 2005. Sono passati sei anni, e Elvira Paladini purtroppo due estati fa ci ha lasciati, ma conservo la sensazione dell’orrore incredulo quando mi ero documentata per questo pezzo, che spero resti ancora impigliato e riconoscibile in queste righe.

ABITARE LA TORTURA
Celle di detenzione e tortura nazista di via Tasso ancora abitate da privati

Via Tasso sale da Manzoni e sembra infrangersi contro una muraglia, altissima. Viene da alzare gli occhi e cercare il cielo, che oggi è di un azzurro sfacciato. Quando arrivo al portone del Museo Storico della Liberazione di Roma dalla finestra del palazzo di fronte una radio suona “Disco inferno” e mi raggela.
Questa quieta palazzina borghese anni ’20 era della famiglia Ruspoli, che la affitta all’ambasciata tedesca. Dal ’43 fino al giugno del ’44 diventa il Quartier Generale della Gestapo: è qui che Kappler il 28 settembre prende i 50 chili di oro dagli ebrei di Roma. Di fatto, glieli ruba.
È in questo edificio che le SS attrezzano il carcere in cui rinchiudono e torturano partigiani, comunisti, ebrei, omosessuali, anarchici, sindacalisti e persino sacerdoti. Uomini a volte eroici e impavidi, ma più spesso terrorizzati e stremati, ammassati in sei-sette in minuscole celle ricavate da camerette con le finestre murate, senza aria e quasi senza luce, continuamente picchiati e torturati, infine giustiziati, alcuni alle Fosse Ardeatine. Continua a leggere

“They porn. You don’t.” nuovo pezzo per unonove

Un mio vecchio pezzo che nessuno aveva voluto pubblicare fino ad ora 😉 Ho deciso di postarlo su unonove perché mi sta simpatico.. un po' acidino, ma mi fa anche abbastanza ridere… Sono contenta perché dopo che il mio amico e collega Ivan Arillotta l'ha postato sulla sua bacheca di facciabuco, in meno di sei ore è stato condiviso su sessanta altre bacheche. Sono soddisfazioni!

Eccolo qui:

They porn. You don't.

La sottomissione di You Porn. Guardi un centinaio di filmati e li hai visti tutti, per sempre.
Le donne di YP sono a volte eccitate, a volte no, ma nessuna ha mai un orgasmo. Ci si avvicinano a volte, ma di solito fanno le scimmiette, rispondono all’implicito comando del “questo ti piace”: quando lui glielo mette in bocca, quando cambia posizione, quando passa al culo. Tutto un crescendo di eccitazione. Di chi? Dell’uomo, degli uomini, che alla fine, infatti, godono. Di solito, sulla faccia delle donne che non sono però scontente di aver fatto tanta ginnastica senza venire mai, no no, il momento in cui l’uomo gode e loro non hanno nessuno stimolo tattile per raggiungere un orgasmo e quindi quasi nessun possibilità di averlo, ah beh, allora si che sono felici queste donne. E  appagate, e sazie. Certo.

Le donne di YP infatti non devono godere ma fare finta, come quelle per strada. Quello che deve andare in onda è la simulazione di un'uguaglianza del piacere. In realtà nella finta glorificazione delle tette e della fica, è il maschio che trionfa, è lui il reuccio, per quanto si veda quasi solo il suo uccello – per simulare che lui sia il protagonista. Nei filmati di You Porn è tutta una soggettiva al maschile, la donna accessorio attrezzo consenziente e voglioso di piacere. I maschi a parte avere un pisello dignitoso non hanno grandi requisiti. Alcuni scopano con i tubolari bianchi ai piedi, neanche per la telecamera sanno sfilarsi i calzini. Continua a leggere

“Membrana memoria di pesce” il mio primo racconto per unonove.org

Ho pubblicato il mio primo racconto per unonove. Ce l’avevo lì da un po’, mi mancava un po’ il coraggio, ma poi ho deciso che mi piaceva, ha credo una sua forza sgradevole che mi piace molto, che mi assomiglia molto. Sgradevole, ma affidabile. Per questo ecco a voi “Membrana memoria di pesce“, ladies & gents.

Membrana memoria di pesce

Che tu non dovevi vedermeli i piedi, altrimenti non riuscivo a godere. Come se qualsiasi sfacciataggine sessuale fosse concessa purché tu non scoprissi la radice del mio più profondo piacere, guardando le mie estremità. Lì si annidava e si annida il mio segreto, un segreto che io stessa non conosco. Ma niente piedi, altrimenti non riesco a venire.
Cosa c’è in quelle dita: forme cilindriche coperte di pelle e unghiute, un po’ prensili, dinoccolate, col collo che si inarca naturale come fatto per andare sulle punte. Cosa raccontano se li guardi durante il mio piacere, cosa puoi rubarmi per sempre, solo vedendolo? Continua a leggere

“L’abete austriaco”, il racconto di “Babbo Natale è strunz”

Mi sono accorta che pur avendo scritto qui di questo racconto e della geniale raccolta in cui è contenuto non lo avevo mai pubblicato tra queste pagine. Lo faccio ora, prima che l’inverno finisca ;o)

L’abete austriaco
Di Andrea Chimenti e Monica Mazzitelli

«Pssst! Ehi! Karl, mi senti?»
«Che c’è? Sono solo le sei!»
«Hai sentito il vento stanotte?»
«Alla faccia del vento! Non ha smesso mai, sono tutto arruffato…»
«Lo sai che significa, vero?»
«Che sta cambiando il tempo vecchia mia, è in arrivo la neve. Manca un soffio all’inverno.»
«Esatto…e cosa succede d’inverno?»
«Succede che me ne starò con il naso all’insù a sopportare il gelo come sempre… l’importante è non abbattersi. Fanno presto i signori faggi laggiù…gli cascano le foglie e se la dormono fino a primavera.»
«“Jingle Bells, Jingle Bells…”» canticchia Greta.
«Ah… volevi dire che sta arrivando il Natale… e allora?»
«Prova a guardarti intorno, cosa vedi?»
«Mhm…il cielo grigio uniforme che ingoia le cime innevate, questa vallata che scende dolce, il torrente, il silenzio, il bosco lontano…»
«Lontano, infatti. Siamo soli caro mio, te ne sei accorto?»
Karl resta zitto, le chiome piegano verso il basso, chinano la testa. Continua a leggere

È nata www.unonove.org!

Sono ultrafelice, oggi 19 gennaio è finalmente online una nuova rivista web di cui sono direttrice editoriale insieme a Ivan Arillotta. Un nuovo progetto dove metto energia e entusiasmo, contentissima di avere tantissimi amici scrittori e scrittrici che mi aiuteranno a rendere viva questa pulsazione culturale. Vorrei una nuova narrazione per ogni insulso articolo di attualità stantia, sono certa che non sia necessario fare nomi o cognomi.

Cercateci qui www.unonove.org, questa è l’intro che abbiamo preparato io e Ari:

19 è una data da cui abbiamo abolito il mese e l’anno per levare alla parola l’imbarazzo d’essere l’eco di una serata tra amici, pubblicamente insignificante. Ci siamo tenuti il segno − piuttosto nudo, scaleno e ispido − a disposizione delle nostre intenzioni. Il risultato sono le nostre narrazioni, da lì puoi prendere i grammi della nostra sostanza, non te li snoccioliamo. Chi ha bisogno di un attaccapanni, cerchi un attaccapanni.
Istruzioni di lettura: unonove. Sottotitolo: diramazioni di cultura contemporanea.
È pensato così, come un pellegrinaggio rizomatico tra parole, immagini, suoni. Ogni razza di segno. La narrazione non avviene attraverso uno stile ma lo genera, la narrazione è già significato. Il tentativo è quello di operare una metamorfosi del reale al quale non ci vogliamo subordinare. Che siano fatte di parole, immagini, suoni o altre contaminazioni, vogliamo raccontare storie che sfiorino il guscio di spazio e tempo con una comune forma di ostinazione: l’insubordinazione al reale, alla retorica del fatto compiuto e del mondo arreso a se stesso con le braccia conserte. Far toccare l’avvilimento della coscienza con il desiderio di Altro, trasformare le castrazioni contemporanee in poesia di futuro.
Per il resto, siamo personcine molto simpatiche.

Le stelle 2010 di Slowcult

Come ogni seria rivista web di critica anche slowcult pubblica la classifica dei redattori. La trovate qui.

La mia è questa. Se avessi avuto una quarta chance per i film avrei aggiunto Inception.

Libri:
“Gli intervistatori” di Fabio Viola
“The road” di Cormac McCarthy
“Tutto qui” di Andrea Pomini

Film:
“The Road” John Hillcoat
“Io sono con te” Guido Chiesa
“20 sigarette” Aureliano Amadei

Concerti:
“The Divine Comedy”
“Massimo Volume”
“Giardini di Mirò”

Album:
“Tempesta di fiori” Andrea Chimenti
“BANG goes to knighthood” The Divine Comedy
“Cattive abitudini” Massimo Volume