Peirone e le millenials tra seduzione e potenza

Resterà aperta ancora qualche giorno la mostra "Girls, Girls, Girls" dedicata a una fotografa svedese (di origine argentina) che ha avuto un enorme successo qui in Svezia al Göteborgs Konstmuseum il Museo d’Arte cittadino.
Julia Peirone da anni punta il suo obiettivo verso le giovanissime, cercando con le sue immagini di dar loro un’identità maggiore e più profonda di quella banalmente generazionale. Ragazzine e ragazze colte in momenti di imperfezione, fisica o di posa, esposte proprio nell’attimo in cui la foto verrebbe scartata: a occhi chiusi, con una smorfia, cadute per terra dai tacchi, piene di smagliature, con l’apparecchio ai denti, pelosissime, sovrappeso. In un mondo dominato dal fotoritocco e dai selfie finti, Peirone abbraccia l’imperfezione con lo sguardo e la proclama con orgoglio, gridandola come un manifesto.

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Socia onoraria di “Dignity No Profit People”

Alcuni di voi forse sanno che il mio più grande successo registico è un documentario dal titolo "Dignity" che ho girato in Mozambico 3 anni fa. Racconta la vita di alcune giovani ragazze in un orfanotrofio e mi ha toccata profondamente. Andare in Africa per girarlo è stato ben altro che un'esperienza registica ma la scintilla di una lunga collaborazione con un progetto che è cambiato rispetto all'inizio. Dignity è diventato Dignity No Profit People perché Emanuela Bonavolta ed io abbiamo realizzato che queste ragazze stavano crescendo e avevno bisogno di qualcosa in più della sicurezza materiale e studio. Avevano bisogno di ricevere ispirazione e sostegno per svilupparsi in ciò che desideravano diventare da grandi, e supporto economico per poterlo realizzare. Sono successe così tante cose da allora, l'associazione le ha aiutate in molti modi e molti altri progetti ci aspettano. Per questo sono così felice e orgogliosa di essere diventata socia onoraria oggi. Grazie.
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Il voto che mi è utile

Dopo il mio ultimo voto dato a Sinistra Critica alle elezioni politiche del 2008 non ho più potuto votare per altre consultazioni parlamentari perché non mi sono sentita rappresentata da nessuna forza candidata. Ricordo benissimo quanto venni criticata da molti perché votare SC significava dare un voto totalmente inutile. Il voto utile a loro avviso sarebbe stato quello per un partito che fosse arrivato in Parlamento e avesse potuto influire politicamente.
Sono passati dieci anni, e tanti miei amici non hanno più votato; non perché fosse sparita SC ovviamente − molti votavano comunque PD ma perché delusi dai risultati dei loro utilissimi voti precedenti. Qualcuno ha anche votato Movimento 5 Stelle, vergognandosene poi.

 

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“Le stanze dell’addio” di Yari Selvetella, un commiato dalla grande letterata Giovanna De Angelis

Ho scritto due recensioni del capolavoro di Yari Selvetella. Un libro che sareste veramente pazzi a non leggere immediatamente. Una è dedicata esclusivamente al suo romanzo, ed è pubblicata su La poesia e lo spirito, e un'altra – per Le donne visibili – che contiene anche una parte dedicata alla letterata Giovanna De Angelis, mancata esattamente cinque anni fa oggi. Giovanna è molto ingiustamente sconosciuta ai più. In un altro Paese non sarebbe mai passata altrettanto inosservata al di fuori degli addetti ai lavori. Fa tutto parte di uno schema di cultura patriarcale in cui siamo imbibiti. Ma la sua mancanza è dolorosissima e la sua voce sarebbe stata enormemente necessaria in questo momento storico in cui il #metoo italiano è così vittima di vent'anni di berlusconismo dilagante e permeante. Sono felice che ci sia il suo romanzo da leggere, e ora anche quello di uno scrittore – e uomo! – del livello di Yari Selvetella. Due letture da fare in questo ordine.

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Catherine e la controrivoluzione borghese

Qualcosa manca ai molti interessanti commenti letti in questi giorni a proposito della gravissima presa di posizione della cordata francese capitanata dalla Deneuve: l’evidenziazione del fatto che queste donne firmatarie sono in buona parte rappresentanti di un mondo grande o piccolo borghese, e che ritraggono una società protetta, innamorata di sé stessa, di profilo medio alto. E quando queste donne parlano di palpate su un autobus affollato lo fanno evidentemente per sentito dire, come fosse una scenetta da film. Ché se davvero si fossero trovate su una metro affollata con qualcuno che si struscia, conoscerebbero bene il senso di frustrazione e vergogna che ti ammutolisce, facendoti preferire di cercare di scivolare oltre piuttosto che stare al centro di una scenata tra puzza di ascelle e alitosi.

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