“Duo”, un grandissimo piccolo album di Karlsson e Markusson

C’è qualcosa di ancestrale e misterioso in questo album così semplice e lineare in apparenza. Una qualità segreta, un arcano, che lo rende speciale, intellegibile a molti, anche a chi non frequenta il jazz. Un disco che fa (sof-)fermare, rallentare, ascoltare, riflettere. E anche per noi che il jazz lo amiamo invece visceralmente, resta comunque un mistero quanto potente possa essere un album solo piano e contrabbasso. In verità, uno dei miei album preferiti di tutti i tempi è Night and the City, di Kenny Barron e Charlie Haden, quindi per me esiste un precedente corposo. E in effetti Duo, primo album di Daniel Karlsson al pianoforte e Thomas Markusson al contrabbasso, pur essendo meno notturno, ha un’atmosfera simile: soffusa e intima, spesso introspettiva. Ed è probabilmente destinato a diventare anch’esso un classico.

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“Diva futura” di Fabio Viola

Straniamento è un sostantivo che ha spesso ragione di essere usato per circostanziare le narrazioni di Fabio Viola. Estraneo e poco comprensibile il mondo descritto, a linciare una realtà troppo banale, deludente. Ma stavolta Viola ci ha tenuti con i piedi su questa terra meschina e meneghina, che dissimula il suo essere provinciale fingendo eterna assenza di sorpresa e coolness (digitando questo vocabolo su Google il primo suggerimento è “coolness Milano”), cercando riparo dalla paura della noia, del nulla, attraverso un atteggiamento di «nichilismo addomesticato e ottimista». Temi che ricorrono dal suo primo romanzo (“Gli intervistatori”), ma che qui sono giocati meno sul filo dell’assurdo e dell’alienante per restare invece ancorati a un qualche senso di concretezza più reale. Forse proprio per questo più dolorosi, desolanti. Lontano dall’ambientazione nipponica di “Sparire”, questo romanzo che si svolge tra Roma e Milano è raccontato dal “solito” io narrante romano, che in questo caso è sia innamorato del Giappone che di una giapponese, Maki, la “Diva Futura”, sua compagna di vita.

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“Midsommar” al Lecce Film Fest

Sono molto felice di annunciarvi che il Lecce Film Fest ha selezionato il mio corto “Midsommar” per l’edizione 2014… Yippie!!
Per vederlo tutte le info del concorso sono sul sito ufficiale. La presentazione di Midsommar è qui.

I am really delighted to let you know the Lecce Film Fest has selected my shortfilm “Midsommar” for their 2014 edition… Yay!!
To come and watch all the festival infos can be found on the official page. Midsommar's presentation is here.

Il Nolan più convenzionale ma sempre emozionante di “Interstellar”

Forse nessuno degli amanti del regista contemporaneo più cerebrale in circolazione ritiene che Interstellar sia la sua migliore pellicola. Anzi, molti dei suoi estimatori si sono dichiarati delusi. Forse perché gli “omaggi” a Tarkovski e a Kubrik sono troppo evidenti, fino a diventare delle citazioni o contro-citazioni, o forse perché, al di là della complessità dell’idea dei wormholes, o della legge gravitazionale, troppe cose sono alla fine “spiegate”, e a volte il formato è quello da famiglia felice americana, soprattutto all’inizio, dove alcuni dialoghi ingenui e paternalisti, a volte un po’ stucchevoli, rendono il film troppo spielberghiano (regista per il quale era stato inizialmente pensato il film): che non è ciò che gli amanti di Nolan cercano. E i più affezionati o i più puntigliosi hanno notato qualche incoerenza di sceneggiatura, sì, anche qualche errore sul piano scientifico, che ha tolto il piacere della perfezione di congegno goduta altrove, per questo regista. E il concetto più importante, e molto nolaniano, dell’amor vincit omnia, per taluni è stata una scorciatoia.

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Magnus Öström finalmente di nuovo in Italia

Concerto al Panic, Marostica, Italia, 22 ottobre 2014

Non era passato neanche un anno da quando avevo visto lo scorso live di Magnus Öström a Istanbul, ma mi ero decisa ad andare comunque: era stato il miglior concerto jazz della mia vita, come avevo cercato di scrivere qui. Speravo in una nuova simile performance, augurandomi che il pubblico veneto avrebbe saputo far arrivare un calore altrettanto mediterraneo al palco. Certamente non mi aspettavo che l’esecuzione potesse migliorare, comunque: mi sarei di gran lunga accontentata che fosse rimasta allo stesso esaltante livello della volta precedente. Mi sbagliavo. Incredibilmente. Questo concerto è stato veramente eccezionale, come hanno anche affermato tutti i musicisti nel backstage, e la mia scelta più che ripagata. A cominciare da Daniel Karlsson, che ha sicuramente fatto un ulteriore salto tecnico nel suo pianismo, infilando con precisione e passione un numero imprecisabile di note in più, ma anche con un Andreas Hourdakis entusiasta della sua nuovissima sfavillante chitarra Collings, e con la conferma della grande energia dell’immenso Öström, e l’ispirazione precisa del bassista Thobias Gabrielson.

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