“Just Looking” – nuova istallazione

Io e Mikael Moiner abbiamo lavorato a un progetto per un'istallazione a sei schermi / sei casse audio, per raccontare le diverse forme di odio per le donne nelle declinazioni del soddisfacimento sessuale.
Nella speranza di trovare presto una collocazione museale per questo lavoro, ve lo presento in una forma video unificata. Non rende altrettanto, ma volevo che fosse visibile per questa Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Dura 60 secondi.

Foto dalla Biennale di Venezia 2017

Qualche mio scatto dalla Biennale di Venezia 2017

Donne da comprare

Riflessioni profonde sulla questione della genitorialità surrogata mi accompagnano ininterrottamente da qualche anno, ovvero da quando un mio amico e il suo compagno hanno avuto due gemelli attraverso la gestazione su compenso da parte di una donna. Tutto questo è avvenuto in un paese estero dove loro vivono da molti anni. È l’unico caso che conosco direttamente, e ne potrei riferire solo riscontri positivi, anche molto toccanti.
In queste ultime settimane ho pensato di dover prendere con me stessa una posizione più netta, a seguito di quanto molte persone hanno esternato, provocato, manifestato, malpensato e ipotizzato sull’argomento. Con grande sofferenza, ho deciso che una futura legge a favore del cosiddetto “utero in affitto” (eterosessuale o omosessuale per me non fa alcuna differenza, per me si tratta sempre e comunque di una famiglia) non mi vedrebbe favorevole.

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Frantumi

 

Frantumi caduti non raccolti
persi i nomi, bocche chiuse,
Kaputt.
Lascio liberi i tuoi ganci nel bagno,
l’accappatoio piegato la camicia stirata il latte per il tuo caffè.
Tutto è pronto in questo vuoto pulito di mani
staccate smarrite
i miei ricci inutili
la pelle di zibellino in amore
i fianchi che ci hanno contenuti per lasciarci liberi.

I miei urli latrati vergognosi sotto la doccia
cuore accasciato frantumi quelli di cui sopra
non raccolti smarriti nel tuo smarrimento.
La tua paura che grida più forte della mia, e di me e di te.
Yoko senza John
crudelmente.
I miei occhi gonfi frammentati in viola la mia faccia che non vedi.
Vedi?
Vieni?
Tutto è pronto nel mio frigo
il giorno che non ha voluto essere il nostro anniversario
l’aria piena delle tue erre mosce.

 

La poesia e lo spirito

“Istantanee sbagliate”

Una narrazione per Lpels (ora anche su unonove), a cui tengo molto. Questa è vita.

Istantanee sbagliate

Questo gioco che faccio ogni tanto: penso che vorrei vedere una Polaroid di me, scattata qualche anno dopo. Una foto del futuro presa magari di corsa, sfocata, con le figure piccole ma riconoscibili, che mi sveli chi sarò diventata, con chi starò, in che luogo.
Così ogni tanto ci inciampo in queste immagini, in quelle illusorie, beffarde. Come quella del mio ultimo compleanno ad agosto, a Stoccolma: la bimba dai capelli rossi in braccio, tenuta come figlia, amata come figlia. L’avessi vista sedici anni fa quell’immagine, poco dopo il mio matrimonio, ne sarei stata felice. Mi sarei detta che bella donna che sei diventata, con il tuo marito svedese. Siete a Stoccolma, chissà se ci abitate o se siete lì solo in vacanza, ma questa è di certo la tua bambina, così uguale a lui; a te non assomiglia, ma non importa: guarda quanto è carina, guarda con che felicità la tieni in braccio, come una Madonna col bambino. E invece tuo marito è un ex, e questa figlia non è la vostra, ma la felicità di qualcun’altra; anche se la tieni in braccio e con amore, anche se lei ti vuole bene.
Quell’altra foto, vista domenica scorsa all’Ikea. Sorridevi misurando scrivanie con il metro di carta, ti grattavi una tempia leggendo se il lavaggio fosse a secco o in lavatrice. Accanto a te, con la lista degli articoli e la matitina di legno, l’uomo che hai amato più di chiunque altro, quello per cui hai saputo rivoluzionare tutto anche scoccati i quarant’anni. Continua a leggere

The Divine Comedy: il pop stellare di Neil Hannon

Sono legatissima a questo pezzo uscito per Slowcult, è il risultato di una serata incredibile vissuta con Fabio Viola (autore delle foto), che è uno degli uomini più speciali del pianeta. Ci siamo goduti una serata da fan in stile anni ’80 conoscendo un musicista decisamente fuori categoria. Il risultato è questa recensione-intervista, enjoy ;o)

The Divine Comedy: pop stellare come lo sogniamo da anni per il tour italiano di Neil Hannon
Roma, 8 dicembre 2010, Circolo degli Artisti
The Divine Comedy è talmente solo un nome convenzionale per indicare Neil Hannon, che questo crooner e sopraffino musicista nordirlandese si è potuto permettere il lusso di un tour in totale solitudine, alternandosi tra pianoforte e chitarra acustica: a pensarci è bizzarro per un artista che ha sfornato in vent’anni di carriera ben 10 dischi firmati col nome della band, più altre cose tra cui una collaborazione con Thomas Walsh – The Duckworth Lewis Method – per la quale ha avuto la nomination per il premio Ivor Novello. Ancora più pazzesco se si pensa che è il re del pop barocco, con arrangiamenti orchestrali eseguiti da decine di elementi, con costi che si sono addirittura tradotti in 100.000 sterline per un suo vecchio album del ’95 (“Casanova”). Forse attraverso questi dati si comprende quale miracolo di fascinazione sia stata questa tournè che l’ha riportato finalmente a Roma dopo un’assenza di sedici anni, dove era comparso nel ’94 come spalla di un infinito tour di Tori Amos. Continua a leggere

“L’insostenibile del futile: una famiglia americana” nuovo pezzo per Nazione Indiana

Un pezzo a cui tengo molto, uscito oggi per Nazione Indiana, con un mio scatto californiano.

L’insostenibile del futile: una famiglia americana

Non so se si possa definire una festa, questa. Ci sono degli ospiti ma soprattutto delle ospiti qui, donne perlopiù sposate con eventuale marito al seguito. Poi c’è da bere e da spiluccare, in cucina.

La cucina è grande come metà del mio appartamento, affaccia su un salone e un’area pranzo. Tutti insieme sono più grandi di casa mia, e si affacciano sulla pool area, che invece non è enorme: una piscina da telefilm middle-class. La proprietà non vale più di 800 mila dollari, col mercato immobiliare del momento.

Siamo nella zona della “Valley”, la vallata anonima a ridosso di Los Angeles regno diurno delle casalinghe, coi loro bambini e cani middle class. Ce n’è uno anche qui: un classico golden retriever che per la festa resta confinato in giardino; gigione, grasso, e molto carino. È tutto very nice, qui. Continua a leggere

Un pezzo sulle elezioni midterm per l’Unità online

Et voilà, anche in vacanza un pezzo scritto al volo dalla California a proposito dei seggi elettorali visti ieri…. per l’Unità online

Un seggio senza segreti

I miei amici sono Democrats convinti e vogliono andare a votare presto, prima ancora di fare colazione.
“Occhei” dico io “vi accompagno che sono curiosa di vedere come sono fatti i vostri seggi”.
“Si vota in una scuola, qui nel nostro distretto.”
“In che senso ‘nel nostro distretto’, dove altro votate se no?”
“Beh un po’ ovunque, a volte affittano dei locali…”
“Quindi le scuole non chiudono?”
“Ma scherzi?”

Nei miei occhi italiani ci sono i disegni dei bimbi appesi alle pareti, i banchi impilati in fondo alla classe, la lavagna contro il muro, e non riesco a immaginarmi la scena. Che infatti è tutta diversa: la scuola funzione regolarmente, è solo stato allestito un seggio nei locali della biblioteca, dove alcuni bambini peraltro vengono comunque a prendere volumi in prestito. Ci sono delle bandiere stelle e strisce all’ingresso, ma sono quelle dell’istituto. Solo un cartello giallo per strada informa in inglese, spagnolo, filippino e vietnamita, che il seggio è all’interno della scuola, e un altro cartello ci dice dove una volta nel cortile. Continua a leggere

Un pezzo per “Il Grandevetro”

Simonetta Melani, che è una persona splendida, mi ha invitata a scrivere un pezzo per l’altrettanto splendida rivista “Il Grandevetro” che dedicava questo numero al Sud. Ho scelto di scrivere qualcosa a proposito del sud del mondo, parlando ovviamente di donne, che ne sono normalmente il motore schiavo e senza diritti.

Mi sarebbe piaciuto che a illustrare il pezzo ci fosse stato questo mio vecchio scatto del Perù, ma c’era già un’impaginazione pronta quindi lo metto qui.

Se fosse una canzone e la stessi per suonare dal vivo, direi che è un pezzo a cui tengo molto, ed è dedicato a una persona speciale. Che poi alla fine – voilà – l’ho detto ;o)

Tenendo la fatica con le mani

Il sari fucsia splende sulla sua pelle cioccolato al latte che sotto le braccia resta un po’ flaccida. È magra e il viso scavato fa pensare a sessant’anni ma impossibile esserne sicura. Denti non tutti, sorriso sghembo che copre con la mano sinistra davanti al nero lucido del mio obiettivo, ma le ho fatto l’occhietto per chiederle il permesso, prima: quindi ho scattato. Scattato in questo luogo perduto del Rajastan, a metà strada tra Jaipur e Bikaner, credo. Dove fanno mattoni.
Cammelli passano dinoccolati sulla collina in fondo, indifferenti. Continua a leggere

Dall’altro capo del mondo parte prima: the in-side

 

 

Finis Terrae

Medusa sputata dal maschile mare tasmano
accucciata piegata
morta quindi innocente
turchese

Pulci mordono la tua trasparenza inoffensiva
anche loro poi concime di sabbia

Alla fine del mondo
liquido bacia solido, schiaffeggia
Tutto succede lontano da qui
il mondo gira intorno a sé
Rinasce
muore
rinasce

Alla fine del mondo
gelatina turchese scomposta ritorna acqua aria terra
inoffensiva inconsapevole
Mondo rinasce
Incipit terra, incipit dies.