Traduzione e lettura di una poesia di Karin Boye


Oggi ricorrono gli 80 anni dalla morte delle poetessa e scrittrice svedese Karin Boye, che scelse purtroppo di togliersi la vita il 24 aprile 1941.

Per ricordarla, ho scelto di tradurre e leggere una delle sue liriche più belle, a mio avviso, “Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli” (in svedese “Ja visst gör det ont när knoppar brister”).

Dedico questa traduzione e lettura alla mia carissima amica e sorella in letteratura, Giulia Fazzi.

SÌ CERTO CHE FA MALE QUANDO SCOPPIANO I BOCCIOLI

Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli.
Cosa esiterebbe a fare la primavera, altrimenti?
Perché tutta la nostra nostalgia ardente verrebbe
intrappolata nel gelo del pallore amaro?
Cos’era il bocciolo se non questo involucro, tutto l’inverno?
Cos’è questa cosa nuova, che divora e esplode?
Sì certo che fa male quando scoppiano i boccioli,
una fitta a ciò che cresce
e a ciò che si conclude.

Sì certo è dura quando le gocce cadono.
Grevi, restano appese, tremando d’ansia;
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano −
il peso le tira giù, per quanto si avvinghino.
È dura sentirsi incerti, impauriti e scissi
È duro sentire il risucchio e il richiamo dell’abisso,
ma restare comunque lì immobile a tremare −
è dura voler restare
e voler lasciarsi cadere.

È proprio lì, quando non c’è più altro da fare,
che i germogli dell’albero esplodono di gioia.
Lì − quando nessuna paura riesce più a mettere un freno −
che le gocce cadono scintillanti dal ramoscello
dimentiche del timore del nuovo
dimentiche dell’ansia del viaggio −
sentendosi per un secondo totalmente sicure,
abbandonate in quella fiducia
che crea il mondo.

La poesia e lo spirito