Postfazione ai racconti di Andrea Chimenti

Sono veramente felice di annunciare l’uscita di un libro che mi sta DAVVERO a cuore: la raccolta di novelle “L’organista di Mainz e altri racconti” di Andrea Chimenti, per Lorusso Editore.

Andrea e io abbiamo una ormai lunga e splendida storia di collaborazioni artistiche e anche per questo sono stata molto onorata di ricevere l’incarico di scriverne la postfazione.

IL PESSIMISMO DEL SOGNATORE

Otto racconti che narrano storie completamente diverse tra loro – e che si svolgono tra epoche antiche e futuro – ma tenuti insieme da una tonalità precisa, un’atmosfera novecentesca che ha il respiro dei grandi narratori di cui la nostra generazione di baby boomers si è nutrita, generando il nostro DNA letterario, la cifra invisibile del nostro stile. In questa tonalità ci sentiamo a casa, sentiamo il sapore dei Libri, quelli che ci hanno cresciuti. Buzzati, in primo luogo, con il suo senso solenne della narrazione ma anche la sua capacità fabulistica e l’introduzione dell’elemento del fantastico come dimensione ulteriore – quasi come una coloritura – senza esserne un obiettivo o un fine.

Con questi racconti infatti torniamo nel mondo ucronico e fantastico del primo romanzo di Andrea Chimenti, Yuri[i], dove avevamo incontrato creature difficili e sorprendenti – a volte angeliche, a volte volgari e di inaspettata bassezza. Il mondo di Chimenti è spesso disilluso e nero, e tuttavia pervaso da un senso di innocente speranza che si mantiene attraverso uno sguardo infantile sul mondo, delicato e puro. Il contrappunto tra questo candore e il cinismo del mondo adulto – di cui San Giorgio e il drago è forse la più acuta parabola – fa il paio con il contrasto tra lo stile di sapore retro e la moderna scabrezza di alcune scene, in equilibrio precario tra poesia e crudeltà, tra saggezza e follia.

Chimenti tocca con delicatezza e senza proclami temi di politica e ecologia, mantenendo su tutto un senso di perdita, di lutto e di nostalgia. C’è un pessimismo sconfinato e rassegnato in queste pagine, dove raramente troviamo un lieto fine quanto piuttosto una sorta di rassegnata consolazione e l’accettazione che il mondo non si possa cambiare, per quanta forza ci possa essere nel proposito iniziale. Le intenzioni sono sempre accettabili, come se la loro energia ignifuga primaria le giustificasse, ma poi nel contatto con la realtà si corrompono e deludono. È questa cadenza elegante e dolente che rende le narrazioni di Chimenti così riconoscibili e coerenti, dandoci l’impressione di entrare in un mondo definito e unico.

[i] Edizioni Zona, 2016