Il sen fuggito (uscito su Accattone)

Questo è il secondo pezzo scritto per Accattone e uscito sul numero di aprile 2004 , a partire da un curioso lancio Ansa. In effetti l’ho pensato un po’ come un monologo, e credo che verrebbe carino recitato.
La versione rtf è scaricabile qui.

IL SEN FUGGITO

GIOVEDÌ 12 FEBBRAIO – Ansa – Scompare senza pagare. Col seno nuovo.
Si era fatta operare in una clinica sulla via Nomentana. Sparito anche il marito. Diventata finalmente maggiorata, scappa e non paga la clinica dove si era rifatta il seno. Una casalinga di Guidonia Montecelio, A.M., 48 anni, è ora ricercata dalla polizia per truffa, insieme al marito che l'ha spalleggiata. Labbra siliconate e lenti a contatto colorate, la donna si era presentata da sola in una nota clinica della via Nomentana per contrattare una mastoplastica additiva, per avere cioè un seno taglia maxi. “Mi serve per lavorare in un priveè- aveva spiegato ai medici – mi sono già sistemata le labbra, mi resta solo di dare una ritoccata al seno”. Intorno ai 15 mila euro, il costo dell'intervento, un prezzo salato, ma dal risultato garantito, grazie all'utilizzo di protesi sicure ed innovative. “Per me è un investimento – ha raccontato ai sanitari – l'arrivo dell'euro ci ha messo in ginocchio”. Dopo l'intervento, tutti soddisfatti, ma prima di pagare, la donna abbandona la clinica, facendo perdere ogni sua traccia. A scoprire la truffa sono stati i medici che, il giorno dopo l'operazione, hanno trovato il letto della donna vuoto. Era scappata, tra l'altro, senza fare i dovuti controlli, il più importante quello riguardante il drenaggio. Così è scattata la segnalazione agli agenti del Commissariato di Tivoli. “Siamo stati beffati – ha raccontato un medico – ma la paziente corre un grave rischio, deve essere al più presto medicata, i tagli al seno potrebbero provocarle un'infezione”. Non è stato facile per la polizia individuare la coppia di truffatori. {C}Ad essere identificato per primo è stato il marito, B. C. di 51 anni, già noto agli investigatori di Guidonia. Alto, scuro, massiccio, lineamenti marcati, il suo aspetto non era passato inosservato al personale in servizio che lo aveva notato in compagnia della moglie subito dopo l'operazione. Le descrizioni fornite dai medici e dai dipendenti hanno consentito alla polizia di formulare un identikit e di accertarne l'identità grazie al riconoscimento delle foto segnaletiche. Una sfilza di cognomi falsi alle spalle e di residenze diverse, i poliziotti hanno comunque accertato che l'ultimo domicilio risulta essere a Colle Fiorito, popolosa frazione di Guidonia Montecelio. Ma, quando i poliziotti si sono presentati nella loro abitazione, non hanno trovato nessuno.

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Ma quanto è stronzo. Prima aveva detto bionda, poi le mèches, poi rossa, poi corta, poi lunga, poi a caschetto riccia mossa e liscia. Ma che so’, ‘na bambola? Non mi ricordo manco più come ce li ho davvero i capelli, ormai sono quindici anni che andiamo appresso alle mode delle vallette della televisione. Alla fine mi pare che la cosa migliore sia questo biondo col taglio Simona Ventura, anche se per stare bene ci devo abbinare le lenti azzurre che, dicesse quello che gli pare, ma di giorno mi fanno gli occhi un po’ fosforescenti che sembro un extraterrestre. È che io c’ho 48 anni, ben portati ma sempre quelli. E ‘sta vita da intrattenitrice che alla fine non mi sento più nella parte, il fisicduroll non ce l’ho più, anche se lui continua a dire di sì, perché gli fa comodo. Le labbra vabbè, le ho fatte volentieri perché in effetti mi hanno tanto ringiovanita, ma il seno no, non mi andava di rifarmelo così grosso, con la mia terza piena e il wonderbra ero già abbastanza maggiorata, ma no, deve stare su da solo il seno, capito lo stronzo? Quello che mi da più fastidio è che dice che lo dovevo fare per il lavoro, per i soldi, che le vacche iniziano a essere magre, non per lui, dice.

Mi ricordo ancora quando ci siamo conosciuti, sono quasi vent’anni. C’avevo ancora un culo che parlava, mannaggia a me. Quando mi ha vista che facevo l’accoglienza ai gruppi a Ciampino e mi ha detto “Signorina lei ha molta classe, è sprecata per questo lavoro, col suo portamento potrebbe fare carriera” e io madonna che polla che gli ho detto che infatti me la cavavo bene anche con le lingue, soprattutto il francese. Quanto abbiamo riso con ‘sta cosa delle lingue due settimane dopo, dentro al suo spider rosso. È stato il Cartier che mi ha dato fiducia. Di un uomo prima di tutto le mani, poi l’orologio, e il suo non era un patacca, anche se poi l’ho capito che era rimediato dai suoi giri strani. Mi ha sempre detto "meno ne sai e meglio è", e io mi faccio gli affari miei, quando il cellulare squilla alle 4 di mattina mi giro dall’altra parte, se prende e esce, pure. Soldi non ne sono mai girati a palate, ma oggetti sì, quanti ne vuoi. Non ho capito come fa, gli dici mi serve questo e in un paio di giorni ce l’hai dentro casa. Come essere sposati a Babbo Natale in servizio tutto l’anno acca ventiquattro.

Beh la classe ce l’ho, grazieaddio, e per me stessa alla fine l’ho usata anche troppo poco, a parte per questa cosa del fondo di investimento. Gliel’ho regalata a lui, per i suoi “affari”, insieme al cervello, sennò mica metteva in mano a me i contatti con banche e finanziarie, che poi è la stessa gente, stesse facce, voglio dire, stesse voglie, che quando le conosci un uomo lo tieni per le palle facile facile, basta fargli pensare che ha fatto una conquista, che lo trovi irresistibile. Lo devi guardare ogni tanto con fare un po’ timido, con la testa un po’ piegata, sottomessa, ma intanto scosci e riaccosci, lenta lenta, facendo finta che vai lenta perché sei ipnotizzata dalle belle parole sue, le labbra un po’ aperte, gonfie, e hai voglia a dire che non vanno più di moda. Forse non al cinema, ma in banca sì, vanno ancora benissimo siliconate, senza esagerare. È stato proprio di Direttore Santoni a dirmi quella cosa del fondo, dopo che eravamo andati a cena e poi saliti a casa sua. Forse non sapeva se doveva pagarmi o meno la prestazione, e allora mi ha fatto questo regalo del fondo segreto a mio nome esclusivo, dove potevo spostare capitali senza bisogno di due firme, in amicizia, chiudendo un occhio… un milione qui e uno lì, non volevo mica fregarlo mio marito, era per stare tranquilli tutti e due, farci una pensione. Poi quelle dritte di borsa, quei leva-metti-sposta  prima dei crack, e alla fine sono diventati 3 milioni, di Euro. Se aspettavo mio marito per farmi una sicurezza figurati! Lui è l’ultimo immortale, sembra che deve stare sempre sulla cresta dell’onda e invece poi lo vedi che inizia a fare il cretino con le ragazzette del privé, che fanno le simpatiche solo perché è il padrone, e invece lui si crede tanto affascinante, poro scemo.

È stata colpa sua, sì. Questa cosa del seno è stato troppo. Insomma, per aiutarlo ho fatto di tutto, anche il fetish con gente che mamma mia spero di non vederla mai più, come il rappresentante di Faenza con l’alitosi, ma non quella della bocca, quella dell’anima. Marcio dentro. Ammazza che schifo. Due volte ho detto sì, alla terza gli ho dovuto dire di no a brutto muso, e c’ha avuto pure da ridire. Insomma a un certo punto o te la senti o non te la senti, e io il seno non avevo voglia di farmelo ritoccare. Gli ho detto i soldi li rimedi tu per l’operazione, non li cacciamo dal conto nostro. E lo stronzo mi ha acchiappata per il braccio, senza dire niente, mi ha solo dato una strizzata, ma io non ho fatto una piega. Mai abbassare lo sguardo. E infatti è lì che ha iniziato a far lavorare il cervello. Lui il suo, io il mio, come quella scena di Mission Impossibile dove Jon Voight racconta a Tom Cruise un sacco di cazzate del perché è andata fallita l’operazione e mentre parla Cruise finalmente mette insieme i pezzi e capisce che Voight è proprio un gran figlio di puttana che ha mandato tutti al macello, e vorrebbe spaccargli la faccia ma invece continua a sorridere e far finta di abboccare. L’avrò visto venti volte questo film ma non mi stanco mai. Intelligenza, classe, bellezza.

Quindi gli viene in mente ‘sto bel piano a mio marito, ‘sta grande pensata di fare l’operazione e non pagare, di filarcela tranquilli tranquilli. No. Questa del seno maggiorato non la potevo proprio mandare giù. Ho incassato col sorriso, ho detto ok, ma ho iniziato a pensare. Come Tom.

Con i dottori tutta sorrisi e gentilezze, con la solita tattica di tirare fuori la carta di credito “gold” a fine visita come per sbaglio, come se non fosse chiaro che si paga alla segretaria fuori, che questi gran dottori pare che vedere i soldi gli fa tanto volgare, tanto schifo. Faccio finta di essermi confusa, chiedo scusa e faccio un risolino imbarazzato. Abboccano sempre, si rassicurano facile facile quando vedono il colore dell’oro di plastica. Anche questo un regalino del Direttore Santoni, un vero Signore, uno che non vuole pagare perché è di quelli a cui piace dire che lui per scopare non ha mai dovuto farlo, ma che trova altri modi per sdebitarsi, e la carta gold a volte è meglio del passaporto diplomatico. Mi dicono che servono quattro giorni di degenza dopo l’intervento, e io faccio boccuccia e dico “basteranno?” e loro mi rassicurano che mi tengono finché non sono completamente ristabilita. Ci credo, a un milione e passa al giorno mi terrebbero volentieri anche fino a Pasqua. Bisogna prepararle bene le sceneggiate, calarsi nella parte. Avrei dovuto fare l’attrice io, col mio portamento e tutto il resto, e invece mi sono spesa per niente, e ora ho cinquant’anni. Ma finisce qui. Dopo il seno basta.

Il suo piano è che due giorni dopo l’intervento, all’alba, mi aspetta fuori dalla clinica e ce ne andiamo alla villetta di Franco sul lago della Duchessa, per un paio di settimane, finché si calmano le acque, e poi con tranquillità ce ne torniamo a Roma. Il mio piano un giorno dopo l’intervento è un taxi per la stazione Termini prenotato la sera precedente, il primo Eurostar per Milano, e mia cugina Silvana che da Novara mi viene a prendere per andarcene tranquille a Ginevra, nell’appartamentino vista lago di Lemano che mi ha trovato quel contatto del Direttore Santoni alla banca svizzera, quella dove abbiamo spostato il fondo.
Capito Jon Voight?

Accattone di Lanfranco Caminiti