Era un cane (uscito su Accattone)

Questo è il mio terzo e ultimo pezzo scritto per Accattone, uscito sull’ultimo numero, quello di luglio 2004. Mi intrigava molto la psiche del pirata della strada, dell’assassino per sbaglio, e infatti al contrario dal solito questo pezzo non nasce dalla cronaca o da un lancio di agenzia (come gli altri due), ma l’ho proposto io.
La versione rtf è scaricabile qui.

ERA UN CANE

La prossima volta c’andasse lui a portare a cena i clienti brasiliani. Fa presto De Rita, ti manda a cena coi clienti come se ti stesse facendo un favore, come se io con il mio stipendio non me la potessi permettere una cena da 80 euro, sai che mi frega, ché ci vado con Cinzia a cena. Poi i brasiliani col jet-lag sparato, sono quasi le due e non smettevano più di parlare e ordinare bourbon tralaltro volgarissimo che domani sto sicuro col mal di testa tutto il giorno, forse se mi fermavo al secondo bicchiere era meglio però. Ammazza che palle ’sta musica, lo stereo di ’sta macchina è sempre più un bidone, meno male che è un leasing, bisogna che la porto al tagliando, guarda qua, non funzionano più metà dei tasti della ra…
[STOCC]
Cazzo l’ho messo sotto!Ma che ci faceva per strada – qui non c’è il marciapiede – non si può camminare qui – non c’è il marciapiede – non ci stanno manco i lampioni ma come fa uno a camminare qua al bordo di una strada così, ma che è matto a camminare di notte qua al buio ma dimmi te! Ma che ho messo sotto uno? No no, non mi pare, chissà che era ’sto rumore forse ho preso un sasso che ha fatto questo botto perché adesso non vedo niente vabbè non ci sono i lampioni ma qui dallo specchietto non vedo niente proprio, non mi pare che c’è nessuno per terra, mi sa che forse era un cane, non vale la pena che mi fermo tanto è morto poraccio, sicuro, col botto che ha fatto. Morto sul colpo, doveva essere grosso come cane, alto, cioè un cane di quelli grossi, mi sa che non m’ha visto, sembrava alto perché forse stava saltando e sembrava alto, come una persona, sì, quel cane alto mi voleva aggredire la macchina, cioè me, quindi gli sta bene che l’ho messo sotto. Era un cane grosso, vestito di nero, cioè col pelo nero, un cane randagio sicuro che era anche cattivo. Mo’ chissà come mi s’è ridotta la carrozzeria della macchina, roba che qui mi vengono a chiedere come gliel’ho fatta ’sta botta, ma no, sto ancora a dieci chilometri da casa chi mi viene a cercare a me? Poi era un cane, un grosso cane. Non ho ammazzato nessuno, e poi se l’avessi ammazzato chi gli l’ha detto di camminare per ’ste strade da solo, di notte, col buio, si imparassero a girare in macchina come le persone civili, ma che è uno normale questo, a girare di notte così, da solo, chissà a fare che, probabile che era un extracomunitario che chissà che impicci aveva, prostituzione, droga. Ma poi no, non mi pare, era un cane, grosso, sembrava un uomo perché era in piedi, come per saltare, mi voleva venire addosso alla macchina, gli girava storto a ’sto cane. Me lo sono sognato, forse ho visto un’ombra ma era un albero, ho preso un sasso che ha fatto quel rumore, un sasso alto, che pareva una persona.
E comunque in ogni caso che mi fermo adesso è proprio inutile, tanto è morto sicuro, sul colpo, che se invece chiami l’ambulanza fai casino, se passa la polizia qua chissà come finisce, che mi tolgono i punti dalla patente se mi fanno il palloncino altro che… Altro che omissione di soccorso tanto era stecchito col botto che ha fatto, che era vivo quello, cioè, il cane, che era vivo? No era bello che andato, con la testa fracassata mi c’ha fatto la fossa sul parabrezza con la testa, i capelli riccetti c’aveva, cioè il pelo riccetto, il cane. Morto, uno che si ferma a fare? Non gli fai più niente, sono solo casini che non sai mai come finisce magari ti dicono che era pure colpa tua ’sti quattro stronzi del comune meno male che stavolta non l’ho votati si pigliano i soldi e poi se li mettono in saccoccia invece che mettere due lampioni pidocchiosi che qua di notte non si vede un cazzo e poi invece stai a vedere che è colpa mia che ho messo sotto quello e non dell’amministrazione comunale che si intasca i soldi invece di mettere i marciapiedi alle strade, due lampioni, ’sti stronzi. E poi, capito?, è il cittadino che alla fine si mette dalla parte del torto, dopo che uno paga l’ICI che ti levano pure le mutande e poi manco un lampione ti mettono, poi dicono che eri ubriaco e invece cazzate, io l’alcol lo reggo benissimo, altro che ’sti quattro stronzi.
E poi mica ho ammazzato qualcuno, cioè un cane se va in giro per strada di notte può succedere che l’acchiappi no? In finale è colpa del cane, poraccio, è colpa del cane tu che ne sai che non lo vedi che è buio, ’sto cazzo di stereo che non si spingono più i tasti che la musica la sera è moscia che mi stavo quasi addormentando ’sto whisky fetente domani c’ho il mal di testa sicuro come una palla, già mi sento male, mo’ la macchina la metto in garage, la porto dal carrozziere settimana prossima, vediamo se c’è sangue, mi fermo a Acilia e lo lavo alla fontanella, gli dico a Cinzia che ho sbattuto contro un albero sulla Colombo, mi faccio prestare la sua macchina per qualche giorno, anzi, no, mi metto in malattia, troppo lavoro, troppo stress, a me piace lavorare sotto stress, mi diverto, però che c’entra, è pure vero che 10 ore al giorno minimo e poi anche le cene di lavoro con i clienti ubriachi di jet-lag che ti fanno bere bourbon fino alle due del mattino, io dico, è colpa del capo che pensa che ti sta facendo un favore a mandarti a cena fuori, manco fossi un poraccio che non se la può permettere una bella cena da 80 euro con sua moglie quando ne ha voglia. Ecco, è così, ti spremono sul lavoro che se dici di no ti bruci la carriera, e poi ammazzi uno ed è pure colpa tua, anche se è un cane. Era un cane. Glielo dico a Cinzia che ho preso un cane, un cane grosso. Un cane alto come un uomo coi riccetti scuri. Gliel’ho sfondata quella testa, al cane.

Accattone di Lanfranco Caminiti