Cronaca sintetica di tutti gli amori morti e lettera a quello mai nato

Non voglio sentire il suono sgraziato delle tue sedie di cucina, chiedermi ogni volta quale nume dozzinale ti ha fatto scegliere le piastrelle del bagno, irritarmi del quadretto preso in Egitto che non vuoi buttare. Adattarmi ai pranzi con la tua famiglia, ai tuoi amici noiosi di scuola, a quelli squallidi dell’ufficio, al radiocalcio della domenica, alla spesa svogliata al supermercato. Ai tuoi regali brutti sbagliati che mi tocca indossare, alle cose a cui rinuncio e neanche me le ricordo finché quando finalmente tronco me le ritrovo di nuovo in mano come scarpe dimenticate dentro una scatola. E i litigi con tuo fratello, i nipoti chiassosi, i pranzi di Pasqua.
Entrare un mondo sputandomi fuori dal mio, ogni volta da capo per ogni uomo scelto, ogni volta alla fine sbagliando, avendo dato più di quel che ho preso.
Perdere un confine mio mai avuto per sbiadirmi nel tuo; vergognarmi di me stessa perché mi vedo lentamente ingrassare. Annoiarmi annoiarmi annoiarmi e quindi odiarti, e fuggire prima di soffocare nel mio sbadiglio. Cercare di spiegare a noi due cosa si è rotto, dove ho lacerato il mio amore andando troppo oltre, sapendo che tutto è stato oltre, tutta una ricerca inutile di qualcosa di necessario ma ineffabile: il nutrimento amoroso in una relazione.

Io sono lava, come avresti potuto tenermi? Non mi puoi arginare, io stessa non so quali pascoli andrò a divorare col mio calore famelico.

Fingo normalità ma la mia essenza è cubista, dovresti essere una TAC per capirmi, ma non potresti tenermi immobile in una bara per leggermi; dovresti lasciarmi libera.
E dovresti essere forte, maturo, deciso; essere uomo davvero senza autoritarismi e prepotenze. Dovresti saper tenere stretto ma anche mollare. Dovresti stimolarmi e sostenermi, lasciarmi srotolare la mia colata vermiglia senza invidia e gelosia, scorrermi anche tu accanto, altrettanto lavico, aumentarmi come chitarra suonata contro l’amplificatore. Dovresti inseguire con me lo stimolo, la bellezza, l’evoluzione, la crescita; come un’eco che rimbalzi tra pareti rocciose di gelata perfezione fino alla fine della vita.
Ti cerco gemello un po’ diverso, ti cerco per rispettarti e amarti come amo e rispetto me, ora. Ti cerco ma mentre l’aereo vira dentro una nuvola planando poi verso il lago di Martignano penso che non credo che tu esista davvero.
E anche esistessi, quale mai sfacciata fortuna dovrei avere per riuscire a incontrarti?