Ho scritto altri due pezzi su Andrea Chimenti, uno per La poesia e lo spirito, l’altro per Slowcult e TNT. Un po’ come è stato per Altai di Wu Ming, parlare di questo sorprendente e magnifico musicista è diventato quasi un esercizio di stile per me, con l’instancabilità che da sempre contraddistingue i miei ascolti di ottima musica.
Andrea Chimenti: Tempesta di Fiori
È uscito da poco “Tempesta di Fiori”, l’ultimo album del musicista aretino che si è già meritato recensioni vibranti e sentite: come nel suo stile, il raffinatissimo Andrea Chimenti ha prodotto ancora un lavoro estremamente ricercato e all’insegna di un’orchestrazione di suoni che abbraccia strumenti classici (corde, fiati, percussioni, vibrafono, clavicembalo, accordion, per citarne alcuni) con quelli più tradizionali del rock, non ponendosi alcun limite espressivo o melodico: ogni strumento, ogni partitura, addensano la cifra emotiva e stilistica di ogni brano rendendolo unico e diverso dagli altri, efficace.
Eppure c’è un’unità stilistica molto forte in questi dodici pezzi, una risposta forse all’imperioso divieto contenuto nel titolo del suo album precedente: “Vietato morire” (2004). Vietatissimo, perché la vitalità e la rabbia gioiosa di esistere con cui “Tempesta di Fiori” contagia chi ascolta è un antidoto a ogni pessimismo e spleen, dove anche nei pezzi più cupi emerge un’energia potente, più convinta e omogenea che negli album precedenti. Forse perché in questo lavoro – come nella sua vita – ha scelto di essere più “semplice, diretto, senza barriere”, ci conferma Andrea.
E la potenza delle sue melodie e dei suoi testi sempre poetici e emozionanti è stata amplificata dalla collaborazione con due giovani musicisti di grande spessore della scena indie italiana: Stefano Cerisoli e Guglielmo R. Gagliano, ai quali Chimenti ha dato fiducia e libertà espressiva nella produzione del disco. Il risultato è una freschezza di sound all’interno di un tessuto musicale complesso e stratificato che comprende almeno quarant’anni di musica rock – con persino un omaggio alla lirica – ma senza citazioni evidenti di nessuno: l’originalità di questo album sorprende e ne consente un ascolto ripetuto, anzi, lo fa crescere nel tempo.
Bello e consolante che un cantautore che ha compiuto cinquant’anni abbia cose così interessanti da dire rispetto a certi suoi coetanei che continuano da sempre a fare i soliti quattro accordi. È una bella notizia per la musica italiana, speriamo che arrivi anche al pubblico più mainstream: di pezzi “immediati” ce ne sono parecchi, difficile scegliere un singolo anche se forse “Feroce e inerme” è quello che piacerà di più ai suoi vecchi fans. E batterà il vecchio cuore progressive di tutti noi che l’abbiamo stra-amata e stra-cantata: “Vorrei incontrarti”, splendida cover di Alan Sorrenti. Ma io credo anche in questa: “Qualcosa cambierà”, è un augurio da fare alla buona musica italiana, che possa crescere. E a giudicare da quello che ho ascoltato in anteprima del figlio di Andrea Chimenti, Francesco – session man di questo album come violoncellista – direi che abbiamo buone possibilità: teniamolo d’occhio questo ragazzo, ci stupirà come suo padre.
Pop raffinatissimo per le nuove poesie in musica di Andrea Chimenti
C’è un uomo e ci sono i suoi cinquanta anni. C’è una casa di Lego da smontare e rimontare, valutando ogni singolo mattone. Il colore: è abbastanza felice? La robustezza: è abbastanza solido? L’utilità: orpello improduttivo o sostanza?
Domande che producono un album, “Tempesta di Fiori”, il nuovo cd di Andrea Chimenti, cantautore aretino che da quasi trent’anni, prima con i Moda e poi come solista, emerge dalle nebbie della musica indipendente italiana con felice ostinazione e meritati riconoscimenti, il più famoso fra tutti un singolo con David Sylvian dei Japan che da solo varrebbe tutta una carriera.
Un album bello e intenso sulla vita, sul cambiamento, sull’amore. Sulla timidezza, sulla paura, sui percorsi da fare col cuore che brucia, sul coraggio che germoglia dalla disperazione, dal bisogno di restare vivi, umani con sé. I testi di Chimenti sono poetici e diretti, toccano corde profonde e comuni, si fondono con una musica originale e estremamente raffinata senza essere mai autoriferita o snob: tutt’altro, “Tempesta di fiori” è un album con molte più venature pop dei precedenti, leggerezza e melodia.
E il già larghissimo sguardo musicale di Andrea Chimenti si amplifica ancora di più in questo album dove troviamo una ridda di strumenti presi in prestito dalla musica classica che si fondono senza cesure con chitarre potenti e significative, oltre alle solite linee di pianoforte a cui il cantante ci ha ben abituati.
Questa libertà di espressione è una conquista, ci spiega Chimenti: «Ho meno voglia di dimostrare altro da me e sempre più voglia di essere, mostrandomi con semplicità. Con gli anni molte barriere crollano e si riescono a dire cose che non avremmo mai detto prima. Cerco di essere più semplice, sto cercando di spogliarmi da tante inutili difese. Mi sono trovato con queste canzoni scritte negli ultimi anni che sottolineano un bisogno di cambiamento di vita, di abbandonare il vecchio per abbracciare un nuovo senso delle cose. Sono sensazioni che finiscono per influenzare il modo di scrivere e l’interpretazione… ho bisogno di liberare maggiormente la voce cercando la melodia.»
Obbiettivo raggiunto: questo splendido cd è davvero una perla per la musica indipendente italiana, non perdetevi i prossimi concerti.