Comincio oggi la pubblicazione delle opere di Giovanna De Angelis, una donna stupenda, intellettuale, scrittrice e femminista (forse non in quest’ordine) che oggi avrebbe compiuto 50 anni. Purtroppo è mancata qualche anno fa, e la sua voce manca ogni giorno.
Questa sorta di “rubrica” dal titolo Le pagine ritrovate di Giovanna De Angelis a cui ho lavorato con l’aiuto di Yari Selvetella andrà avanti fino a luglio, per restare per sempre disponibile. Questo che segue il primo articolo pubblicato su “La poesia e lo spirito“:
La maggior parte delle persone conoscono Giovanna De Angelis come editor di Einaudi Stile Libero – dove è stata colonna portante della migliore narrativa prodotta negli anni d’oro della moderna editoria italiana – e per il suo meraviglioso romanzo (che avevo recensito qui).
Ma Giovanna è stata anche una raffinatissima studiosa di letteratura italiana del ‘900, argomento su cui ha scritto saggi, articoli, critiche. Purtroppo alcune cose sono difficili quando non impossibili da reperire sia su carta che in rete, e pensare che il patrimonio del suo appassionato sapere restasse imprigionato dell’hard disk del suo computer mi sembrava davvero un delitto.
Per questo cominciamo oggi con la messa in rete di alcuni dei suoi lavori più significativi, che continueremo a pubblicare con scadenza quindicinale. Si inizia con un saggio su Brancati “Le città di Brancati: una catarsi mancata” pubblicato nel 2003 sulla rivista “Avanguardia”, a. 8, n. 22, 2003, che ringraziamo per la concessione. Al termine di questo articolo potrete cliccare sul titolo per scaricare il pdf.
La data di inizio non è scelta a caso: Giovanna oggi avrebbe compiuto 50 anni. Un giorno che cerco di rendere un po’ luminoso attraverso questa iniziativa.Lascio ora qualche parola su Giovanna al suo compagno degli ultimi annni, lo scrittore Yari Selvetella.
In queste pagine, generosamente messe a disposizione dal blog “La poesia e lo spirito”, sono raccolti alcuni saggi di critica letteraria scritti da Giovanna De Angelis tra la fine degli anni Novanta e il 2007. Oltre a corposi inediti di storia della narrativa italiana, ci sono articoli pubblicati su rivista e anche qualche pezzo uscito sui quotidiani.
Negli anni successivi al 2007, interrotti i suoi rapporti col mondo universitario e inserita a pieno titolo in quello editoriale, Giovanna non ebbe modo di proseguire il suo lavoro di ricerca. Del che si rammaricava molto. Un argomento, secondo lei, o si studiava in un certo modo – il suo – o si era dei cialtroni. Questa posa era spesso oggetto di nostre discussioni poiché debordava in un attacco senza quartiere al giornalismo, alla sua evanescenza e infine a me che continuavo a innamorarmi di tutto – dalla cronaca alla poesia – senza andare, secondo lei, in fondo a nulla.
Leggeva qualche centinaio di libri all’anno (per di più in diverse lingue), ma affermava spesso che non vedeva l’ora di “tornare a studiare”: è stata per me una bella lezione e vorrei arrivare anch’io prima o poi a dragare qualche fondale dei tanti che mi affascinano e mi chiamano. Dal canto mio speravo di averle tolto di dosso un po’ di quegli strati di polvere, di quell’umidità da sottoscala che talvolta incupisce perfino i ricercatori più intelligenti e carini. Essere in questo mondo non era solo un vizio, ma un dovere e perfino una prospettiva.
Ho ritenuto giusto che questi materiali, sei anni dopo la morte di Giovanna, trovassero un loro spazio su internet. Spero anzitutto che possano tornare utili a cultori di queste materie e a giovani studiosi. Penso tuttavia che leggerli farà piacere anche a colleghi, amici e conoscenti. In essi rilucono alcune qualità della studiosa e della persona: anzitutto il suo acume e poi la capacità di sfidare apparenze e convenzioni, però non in nome dell’approssimazione e della superficialità. In nome del rigore e della dedizione, invece.