Manituana: la nuova strabiliante fatica collettiva di Wu Ming

Recensione per il quotidiano Off.
Rtf qui.

Un romanzo diverso da tutti i precedenti che gioca sul grande “ma se invece…” della storia degli Stati Uniti.

Tre anni di ricerche, migliaia di euro spesi in libri, milioni di ore passate a discutere e a scrivere, il tutto diviso per cinque. Fate questa operazione e avrete la spinta tellurica di questo nuovo romanzo del collettivo Wu Ming. Tellurica perché Manituana (“Il giardino di Dio” in lingua irochese) ha molte più viscere dei precedenti, legato com’è ad indagare anche gli aspetti profondi, “esistenziali” dell’essere umano, e il suo rapporto con la madre terra, filtrato attraverso il poetico tessuto della cultura amerinda. E sopra a ciò la costruzione di una prospettiva storica possibile, diversa, sul “come sarebbero andate le cose se” di una nazione – gli Stati Uniti – che ha finito poi per imporre la sua legge al mondo.
Una prospettiva enorme, quindi, un immenso e doloroso gioco delle possibiltà perdute del vero American dream, da esplorare leggendo il romanzo e “giocando” sul sito www.manituana.com , lontanissimo dall’essere un mero sito vetrina, ma oggetto a sé stante: un luogo per vivere, rivivere o sognare la narrazione, ad occhi spalancati.

Dopo anni di innovazione del mondo letterario italiano che hanno contaminato una generazione che aveva davvero bisogno di stimoli, anche questa volta siete riusciti ad andare oltre. Cosa ha aggiunto Manituana a Wu Ming?
Qualche problema di salute in più, qualche diottria in meno, sovraffaticamento, necessità di un impossibile riposo. Un po’ di consapevolezza in più, nuove metodologie di lavoro collettivo, maggiore padronanza della lingua rispetto agli anni di Q e 54. E poi l’acquisizione più importante: la convinzione che da qui non si torna indietro, si può solo alzare la posta ogni volta, ogni volta la va o la spacca. L’esito di questo romanzo definirà il futuro del nostro progetto collettivo.

Oltre a uno splendido booktrailer, il sito di Manituana è ricchissimo di molte altre suggestioni, persino di un gioco! Come è nata questa idea e cosa vuole generare?
Siamo sempre più consapevoli di un fatto: noi non facciamo letteratura in senso stretto. La “letteratura pura”, il mondo dei letterati, ci causano claustrofobia. E’ un orizzonte angusto, contemplato da conventicole autoreferenziali. Noi siamo “narratori con ogni mezzo necessario”. Abbiamo fatto scorribande nel cinema, nei fumetti, nei giochi di ruolo. Ci siamo formati nel Luther Blissett Project, che era quanto di più multimediale e transmediale si potesse immaginare. I romanzi sono forse il nostro principale strumento d’espressione, ma non sono l’unico.

Un romanzo che accoglie e fa suoi gli aspetti femminini del mondo, anche quello maschile. Come ci siete arrivati?
Le cose sono cambiate tanto, rispetto ai primi anni di esistenza del collettivo. Intanto, abbiamo relazioni fisse e stabili, ambiti affettivi che ci siamo costruiti con fatica e pazienza. Dopodiché, alcuni di noi sono diventati padri, anche di bambine. Mettere al mondo il mondo cambia la prospettiva sulla vita e sulle cose. Mettere al mondo un pezzo di “altra metà del mondo” la cambia in modo ancor più radicale. Sicuramente, questa esperienza rigeneratrice ha trovato la via per infilarsi in Manituana, anche senza e oltre la nostra volontà.

Wu Ming presenterà Manituana a Roma il 12 Aprile alla libreria Mel Bookstore e all’Eternauta. Più avanti vi ricorderemo gli appuntamenti.