Ho intervistato per il blog La poesia e lo spirito la scrittrice Carola Susani – una delle mie preferite! – a proposito del delizioso progetto Piccoli Maestri.
Piccoli Maestri: intervista a Carola Susani
Tra le molte iniziative per dare opportunità di sviluppo e sostegno a ragazzi e bambini in età scolare, spicca senz’altro quella dei Piccoli Maestri − sottotitolo “una scuola di lettura per ragazzi e ragazze” − nata una decina di anni fa durante una riunione del gruppo Generazione TQ, su proposta di Elena Stancanelli, che ne è presidentessa. L’idea era quella di seguire le orme di altri progetti portati con successo avanti all’estero (Dave Eggers in US e Nick Hornby in UK) e proporre delle letture di libri amati a un pubblico di giovani. Nessuna lezione o cattedra, ma al contrario una pura trasmissione di emozione e passione.
“Piccoli Maestri” − si legge sul sito − “è un’associazione di scrittori e scrittrici. Andiamo nelle scuole a raccontare e leggere libri. Quelli più belli, imprescindibili, quelli che non vogliamo siano dimenticati. È il nostro regalo, un modo speriamo per contagiare l’amore per la lettura, che tanto i libri – poche chiacchiere! – non finiranno mai.”
Ma questo andare nelle scuole ovviamente è al momento fuori discussione. Non però la volontà di continuare nel progetto, tanto che addirittura nuova linfa sta arrivando per dare manforte in questo periodo in cui le scuole hanno bisogno di supporto per la didattica a distanza. Anche il Premio Strega Giovani si è avvalso dei Piccoli Maestri per presentare la rosa dei candidati, come riportato qui.
Ho intervistato Carola Susani, che è in Piccoli Maestri da sempre, perché ci raccontasse questa esperienza.
Monica Mazzitelli Carola, vuoi raccontarci la genesi di questa associazione?
Carola Susani. È una storia molto semplice in effetti: dall’intuizione di Elena Stancanelli siamo subito passati ai fatti, potendo contare sin dall’inizio su Federico Cerminara che ha svolto un ruolo di coordinamento indispensabile, senza di lui non avremmo potuto fare nulla. L’idea era talmente semplice da essere realizzabile: si va nelle scuole a raccontare libri che noi abbiamo amato, per contagiare attraverso la passione. Il confine prioritario è che chi partecipa sia scrittore, perché è a partire dalla passione che possiamo raccontare; altro vincolo è che nessuno di noi presenti un suo libro. Infine, ma condizione imprescindibile, è che questa attività sia svolta gratuitamente.
Dal 2011 ci siamo costituiti in associazione e abbiamo anche ottenuto un finanziamento dalla Regione Lazio, che ci serve a coprire certe piccole spese di gestione. Inizialmente eravamo quasi tutti su Roma, poi ci siamo diffusi lentamente a varie città d’Italia.
MM Spiegami meglio come funziona: oltre al contagio emotivo rispetto a un testo, c’è anche una spiegazione del testo più didattica o no?
CS Ognuno fa come vuole, in verità; a qualcuno può far piacere dare alcune spiegazioni su un dato testo o autore, ad altri no, ma il nostro obiettivo è quello della passione, quindi la didattica in senso stretto resta compito degli insegnanti. Può ovviamente capitare che qualcosa ci entusiasmi al punto di volerla sottolineare, ad esempio durante alcune letture dei Promessi Sposi c’erano alcuni giri di frase, punteggiatura e gestione della prospettiva narrativa talmente potenti che li ho sottolineati. Ma resta veramente massima libertà su come impostare l’incontro con ragazzi e bambini. Le nostre esperienze individuali vengono spesso condivise, e impariamo l’uno dall’altro, stimolandoci a vicenda.
MM E tu di solito come preferisci gestire il tuo tempo con le classi?
CS Gli incontri normalmente non vanno oltre a un’ora, che generalmente prevede uno spazio di lettura ma anche uno spazio aperto per le domande e la discussione. In genere io inizio presentando l’autore e il libro, spiegando perché mi appassiona, poi inizio a leggere interrompendomi per guidare il movimento del testo, aggiungere qualche commento anche sull’autore, per una quarantina di minuti, lasciando poi spazio agli studenti.
MM E questo vale per tutte le classi?
CS In teoria sì, anche è vero che non tutti si sentono di rivolgersi alle classi elementari, e si sentono più a proprio agio con scuole medie e superiori.
MM Adesso la gestione di questi incontri ha richiesto un passo in più, a causa del Covid-19, ci racconti cosa è cambiato?
CS Sì, adesso durante una riunione recente Elena [Stancanelli] e Nadia [Terranova] hanno avuto l’idea di proseguire la nostra attività nonostante il lockdown, portandola su piattaforme per lo streaming, scelte sulla base di quelle che sono le esigenze delle scuole. Questo comporta chiaramente dei limiti, ma anche una serie di benefici, tra cui quello di poter essere presenti in molte più scuole e in tutto il territorio italiano. Tra l’altro è anche diversa la situazione: mentre quando vai di persona incontri di solito più di una classe, quando sei online hai invece il contatto con una classe sola: la situazione è più intima e raccolta, personale e diretta; le domande vengono con più naturalezza. Questa formula sta avendo successo, scuole da tutta Italia ci stanno chiedendo interventi, e ci piacerebbe continuare con questi incontri virtuali anche oltre il lockdown, pur sempre continuando a operare di persona sul territorio.