Sovversivo (da “Tutti giù all’inferno”)

Questo è il racconto con cui ho concluso l’antologia Tutti giù all’inferno e il manifesto del mio credo. Uno dei racconti che amo di più. Avevo bisogno di metterlo su carta, darmi una linea guida dentro per riconoscermi in qualcosa di mio e solido prima che il mio senso di disgusto nei confronti di Santa Romana Chiesa sommergesse anche l’ultimo raggio di fede acceso, spegnendolo. Vivo laicissimamente, ma questo è ciò che penso del lascito di Gesù di Nazareth.

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SOVVERSIVO

Chissà che forma avevano avuto i Suoi piedi. Se erano stati grossi o magri, con l’alluce lunghissimo o le dita pari. Com’erano state le sue guance sopra la barba, tonde o scavate? Se i peli erano folti o radi sul suo petto, se il sudore sotto la tunica di lino prudeva, come la sabbia tra le stringhe dei sandali e la pelle callosa.

La scorciatoia per il capolinea dell’autobus che arrivava ad Anagnina era un sentiero di spini e polvere dove le finte Birkenstock prese all’Upim avevano dimenticato di essere celesti. La tentazione di mettere i piedi sotto la fontanella era stata forte, ma chissà se si sarebbero asciugati in tempo per il suo ingresso negli uffici della Congregazione Vaticana del Clero. Da lì solo quarantacinque minuti per arrivare al Tempio.Avrebbe avuto il coraggio di rovesciare i banchetti, liberare le tortore e sciogliere le corde strette intorno alle gole degli agnelli, prima di entrare nel Sinedrio? “Il Sinedrio”: l’aveva chiamato così il suo amico Vito ieri sera al telefono. Avevano riso, il Tempio, il Sinedrio, Ponzio Pilato con il mal di testa come nel Maestro e Margherita. Non c’era bisogno di parole serie con Vito, del resto ne avevano parlato già tante altre volte, ancora prima della convocazione in Vaticano.
Il monsignore portava l’abito d’ordinanza, il miglior modo per fargli capire che la questione era davvero seria. Con il viso in controluce Don Luigi non poteva vedere il suo sguardo. Le conosceva anche lui queste tecniche, servivano in sede di colloquio alla valutazione della tenuta emotiva dei manager. Era stato il suo lavoro prima della vocazione, un miliardo di anni fa.
“Non dico che sia sbagliato somministrare la comunione a una donna divorziata, anche se non è ortodosso. Si può chiudere un occhio, ma non poteva chiederle la confessione prima Don Luigi? E a che pro parlarne liberamente con i suoi parrocchiani?”

Gesù camminava con occhi socchiusi nel sole accecante di Palestina, sorelle e fratelli, cacciatore di anime addolorate, di oppressi nella psiche, prigionieri di concetti sociali di peccato. Guardava derelitti e vedeva anime splendenti, piene di sofferenza e quindi aperte alla misericordia. Non aveva bisogno di riempirli con il suo amore, sapeva bene che loro ne erano già colmi. Li toccava con le mani o con lo sguardo e ciò che avevano dentro rinchiuso nella paura e nel divieto sgorgava libero e impetuoso come un fiume di lava colante, amore che brucia per far rinascere.
I dolenti guardavano se stessi e si vedevano come Lui li vedeva, e solo allora potevano amarsi di nuovo, sentirsi degni, gonfi di commozione e pianto sì, ma anche riconoscenza, e forza.

“La registrazione delle sue omelie si è resa necessaria solo ultimamente, non deve credere che lei fosse spiato sa?  È stato un atto dovuto, una precauzione dettata dal fatto che alcuni suoi parrocchiani si sono rivolti a Don Marini, che ha ritenuto di riportare la cosa al vescovo. Lei comprenderà che il nostro agire è nato dal bisogno di certezza della sua colpa rispetto alle voci che circolavano, questo le è chiaro vero? Dovevamo dissipare ogni dubbio rispetto alle accuse che le venivano rivolte.  Accuse gravi. Speravamo che queste registrazioni ci servissero a proteggerla, a provare la sua innocenza.”

Gesù il rivoluzionario che va oltre la giustizia, che spezza la punta avvelenata alla freccia della vendetta e grida “COMPRENSIONE!” sorelle e fratelli.

“Anche noi siamo convinti dell’importanza del fatto che ogni fedele debba avere una sua comunicazione con il Divino, con il Giusto, che debba sentirsi in confidenza con le Sacre Scritture, che non abbia bisogno sempre dell’intermediazione della Santa Chiesa per comprendere la vera parola di Cristo Salvatore, ma a che pro fare esegesi biblica dal pulpito? Perché dare informazioni che confondono i nostri Fedeli? Ad esempio dire che la traduzione del ‘cammello’ che passa per la cruna dell’ago è errata, che la parola era ‘fune’ e che si tratta quindi di una malinterpretazione, di un refuso? Si rende conto che questo genere di informazioni genera sfiducia nei confronti dei precetti? Partiamo da un refuso sulla Parola di Dio e dove possiamo arrivare, fino a dove ci spingiamo? È pericoloso, lo capisce, lo vede cosa ha creato? L’immagine del cammello è un po’ strana, ma al Fedele piace, la sente da quando è bambino, si immagina il cammello che prova a entrare nella cruna, e non può passare, si immagina le gobbe che lo bloccano e si dice no, certo che il ricco non può entrare in paradiso. Sarà anche una traduzione erronea, ma è efficace, capisce? Spiegare le Sacre Scritture alla lettera non aiuta il Fedele ad avvicinarsi a Nostro Signore.
Perché citare gli apocrifi poi? Sono vangeli brutti, poco più che storie, interpretazioni, in certi casi favolette, paganerie, menzogne patentate persino, dove anche la verginità della Madonna è messa in discussione. Cosa importa in effetti al Fedele riflettere su questo? Lo avvicinerà a Dio?
Vede Don Luigi, la via del Fedele a Cristo al di fuori della messa deve passare per la preghiera, nella preghiera l’uomo trova il vero Dio, l’Altissimo. Nostro Signore sa illuminarci nella preghiera, se confidiamo in lui. Invece di spiegare le scritture, dovrebbe invitare i suoi parrocchiani a pregare nella Casa del Signore, alla recita del Santo Rosario una volta al giorno. Lei invece mi dicono che la recita in chiesa del Rosario l’ha praticamente proibita!”

Gesù che non ha paura di puntare il suo dito puro sui potenti e dire che è più facile che la fune passi per la cruna dell’ago piuttosto che il ricco entri nel regno dei cieli. Ma il regno dei cieli non è domani, sorelle e fratelli, non è dopo la morte: il regno dei cieli è qui tra di noi, il regno è oggi, se realizziamo la vita nell’amore tra di noi, se ci apriamo all’accoglienza. No, il dolore fisico, materiale, la malattia non si possono vincere, fanno parte della condizione umana, dell’imperfezione della materia. Non offrite la sofferenza e la malattia a Dio, Gesù guariva i malati, li restituiva alla pienezza della vita, non gli diceva: soffrite e offrite a Dio, nel sacrificio vi innalzate! No, macché! La vita è nella salute, non nel dolore. […]
Il dolore si può alleviare con l’amore, con la vicinanza, con la condivisione della pena, con la compassione, con l’affetto manifestato nei fatti, nelle parole, nei gesti, con il corpo. Carezze, abbracci. Non abbiate paura dei vostri corpi sorelle e fratelli, sono dei libri scritti da Dio pieni di informazioni buone per voi; non temete i vostri istinti. Corpo e carne in ebraico sono la stessa parola, non temete la carne, non temete il corpo.

“Il corpo è ormai merce, perché parlare del corpo invece che dello Spirito? Che bisogno c’è di portare l’attenzione del Fedele al suo corpo quando il nostro mondo moderno non fa che esporlo in forme sempre più aberranti e poco dignitose per l’uomo e per la donna? La via è quella dello Spirito, non quella della carne Don Luigi. È la lotta sempiterna tra Saggezza e Purezza e il Peccato. Lunedì scorso al nostro primo colloquio lei ha detto che poteva anche ipotizzare che certe calunnie fossero state montate ad arte da qualcuno invidioso delle sue messe stracolme di fedeli. Mi hanno riferito di funzioni con più parrocchiani in piedi che seduti, anche alle 9 del mattino, anche nei giorni di pioggia. Che peccato sprecare tutto questo! Le chiedo quindi ancora, perché parlare del corpo, delle carezze? Lo capisce che le sue affettuosità nei confronti di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, non potevano che portare a queste accuse infamanti di pedofilia, non solo per lei per tutta la nostra Santa Chiesa? Si rende conto che ha fatto il gioco di chi vede il male nel bene? E che lei stesso, anche lei, accusando altri parroci di calunniarla e di alimentare le maldicenze, ha fatto il gioco di Satana? Tutto per aver lasciato spazio al corpo, che avrebbe dovuto mortificare.”

È importante il vangelo apocrifo di Maria Maddalena. Era importante la Maddalena, più importante di tutti gli apostoli. Una donna, capite? Pensate alla donna oggi, e immaginatevi la sua condizione di schiavitù e catene 2000 anni fa, in Palestina, con leggi non scritte che la confinavano all’inaccettabilità durante il suo periodo mestruale. Pensate a questo e capirete perché gli evangelisti –uomini!- che scrissero la loro storia del Cristo fecero di lei una prostituta, una salvata dal peccato. Tentarono di pestarla di nuovo sotto i piedi, di ristabilire l’uomo sopra alla donna e togliere le eguaglianze. Per questo non leggiamo il vangelo della Maddalena, dove lei ci dice che Gesù non voleva che venisse trascritto nulla delle sue parole, perché le parole sono armi di potere, di fraintendimento, di lite.
E invece tutto è scritto, perché abbiamo bisogno del Libro, non ci basta il nostro cuore a indicarci la strada. Vogliamo la Legge, sapere quanto al chilo, espiare e poi peccare ancora, trovare giustificazioni, il pentimento a chiacchiere, e non la rivoluzione dentro di noi. Il patto con Dio è il patto con noi stessi: rispettare la legge dell’amore è rispettare noi stessi.
Per questo hanno dovuto pestare la Maddalena, perché lei era la prediletta di Gesù, l’Illuminata, l’unica che aveva capito che amare Gesù voleva dire essere sovversivi. Vedo che alcuni di voi guardano a terra quando dico sovversivi. Pensate ai cartelloni fascisti dove i no-global vengono scambiati con i black blok vero?

“Perché la politica? Perché dire sempre nell’omelia che Gesù era un rivoluzionario, un sovversivo? È pur vero che lo è stato, sotto certi aspetti, se vogliamo cogliere il valore etimologico di questo aggettivo, soprattutto, se lo vogliamo accogliere in un significato allargato. Ma dirlo in modo così aperto, ribadito, non fa altro che far nascere un fraintendimento presso i Fedeli, che sono bombardati di sollecitazioni che noi abbiamo il dovere morale e cristiano di mitigare, di addolcire. Lasciamo che i Fedeli abbiano la fede politica che più gli aggrada, senza creare paralleli di contenuto. La Fede non è filosofia, può essere politica? Dalle sue omelie lei manifestava chiaramente le sue preferenze comuniste, è inutile che ce lo nascondiamo, la cosa era piuttosto chiara. Che bisogno c’era di tutta questa attualità, di questi fatti che scuotono il mondo?! Parliamo delle ingiustizie dal nostro punto di vista, quello Cattolico, che non ha bisogno della politica, semmai diventa una prassi, mi comprende Don Luigi?”

Ah l’inferno, che bella invenzione. La paura, che bella invenzione. La vita dopo la morte, che bella idea vero?
Ma Dio che è amore può concepire l’inferno? Dio che vuole essere padre, può volerci in soggezione? Cosa ne sarà della parte immateriale del nostro corpo, di quella che chiamiamo anima, poco importa, davvero. Che resti nel mondo con la forma delle nostre fattezze o che ritorni energia libera e vitale per il cosmo che differenza fa? Quello che conta è come viviamo oggi, la nostra relazione con gli altri, con il mondo. Peccato mortale è vivere come morti indifferenti, preda di consumi e produttori di sprechi, inquinatori del pianeta che Dio ci ha donato, distruggerlo e renderlo invivibile per i nostri fratelli e le nostre sorelle nel mondo, costringerli in dinamiche di sfruttamento. E così anche tutti gli animali, quelli che teniamo in gabbie inumane perché siano ammazzati e mangiati, buttandone via gli scarti. Vite sacrificate per pasti che consumiamo senza amore e riconoscenza.
Gesù lo raffiguriamo sempre sulla croce, ma dobbiamo vederlo prima, sentire la vibrazione della sua energia divina di amore, farci contagiare dal suo entusiasmo, portare piccole rivoluzioni in ogni nostro gesto quotidiano, capire, anzi,
sapere dalle sue parole quello che è giusto, quello che porta vita a differenza di quello che porta morte.

“È quasi un’ora che io le parlo e lei non dice nulla Don Luigi. Vorrei sentire quali sono le sue decisioni, se vuole appellarsi o meno, cosa intende fare, insomma!”
Il parroco guardò per qualche istante il Monsignore negli occhi e gli sorrise, poi si grattò velocemente un piede, si alzò e uscì.