Quanto è stata importante Giovanna De Angelis, per la letteratura italiana.
Quanto ha dato come editor, per anni, a tanti romanzieri e romanziere, con generosità e attenzione, con cura e delicatezza infinite. E che percorso precoce e lungo ha fatto, col suo talento straripante, il senso della bellezza della parola immenso, esercitato con dolcezza ferma a cui ci si poteva appoggiare. Lo dice chi ha lavorato con lei, i fortunati che l’hanno fatto.
E i suoi tanti altri interessi, l’attenzione alle donne, la poesia, il suo amore per la musica; il suo senso così forte di giusto e sbagliato, di retta e torta via, che l’ha portata a scelte difficili dove è stata disposta a pagare di persona pur di non fare compromessi con la sua etica. Perché i suoi bellissimi occhi di ambra liquida potevano diventare anche molto acuminati, e renderla decisa sulle cose in modo irrevocabile, toglierle la paura di portare fino in fondo le sue scelte, farsene carico.
Per questo mi piaceva così tanto Giovanna.
Ma non era per questo che le volevo bene. Gliene volevo perché era una donna con un cuore bello e libero, forte, meridionale, solidale. E una volta che ci siamo incontrare a pranzo per scambiarci dei contatti e delle informazioni professionali, sedute all’aperto in una terrazza di sole e di vento, siamo finite a farlo con un senso quasi archetipo di solidarietà femminile, come sorelle complici. Coi suoi sorrisi dall’altro lato del tavolo, le labbra, i capelli, gli occhi di ambra liquida, la pelle bellissima. E un abbraccio di saluto che non finiva più.
Ti porto dentro così Giovanna, con gratitudine e dolore.