“L’isola” di Athol Fugard

Recensione della piéce di Athol Fugard per il quotidiano Off

 

L’ISOLA

DI ATHOL FUGARD

Due uomini chiusi in una cella, per reati politici: siamo in Sudafrica, nell’anno non di grazia del 1972, e l’apartheid è talmente lontano dall’essere abolito che varrebbe quasi la pena di non provare neanche a contrastarlo. Quasi. Se lo fai rischi l’ergastolo, da scontare all’Isola: Robben Island, il carcere di massima sicurezza, trasformato di recente in monumento nazionale, dove è stato rinchiuso per 30 anni Nelson Mandela.
Due uomini che si muovono in uno spazio talmente angusto da avvolgerli come un manto, avvicinandoli in una fisicità che accetta rudezza in cambio di contatto umano. Talmente stretto da esplodere alla fine nello spazio infinito di un teatro, a rappresentare un’Antigone che si dichiara colpevole di una legge che per lei è un reato, scegliendo di morire piuttosto che accettarla e piegarsi all’ingiustizia.

Non era facile lavorare su questo testo di Fugard, il drammaturgo sudafricano autore del romanzo “Tsotsi”, premiato dall’Oscar come miglior film straniero nel 2006. L’emotività claustrofobica che sprigiona dalla situazione dei due protagonisti avrebbe potuto alla fine diventare piatta, richiedere troppo allo spettatore. Ma l’ottima messa in scena della regista (e traduttrice) dell’opera, Marta Gilmore, unita alla bravura raramente sopra le righe dei due protagonisti (Oscar De Summa e Armando Iovino) riesce a sfruttare ogni sfumatura del testo, dal tragico al comico.
La pièce in realtà non è stata scritta unicamente da Fugard ma è il frutto del lavoro di improvvisazione e ricerca compiuta insieme a due attori, John Kani e Winston Ntshona, coautori oltre che attori, utilizzando un linguaggio che è quasi una trascrizione di questa sperimentazione. Ntshona e Kani figurano come co-autori del testo eppure, nei paradossi dell’apartheid, si dovevano registrare come domestici di Fugard per aggirare le leggi che impedivano a bianchi e neri di lavorare insieme.
Dal 22 gennaio al 4 febbraio 2007 lo spettacolo sarà in scena presso il Teatro Sala Uno di Roma all’interno della rassegna Eventi, a giorni alterni alle ore 21 e alle ore 19.00. Infine, il 5 febbraio 2007, lo spettacolo inaugurerà la stagione teatrale della sezione femminile del carcere di Rebibbia.