Resterà aperta ancora qualche giorno la mostra "Girls, Girls, Girls" dedicata a una fotografa svedese (di origine argentina) che ha avuto un enorme successo qui in Svezia al Göteborgs Konstmuseum − il Museo d’Arte cittadino.
Julia Peirone da anni punta il suo obiettivo verso le giovanissime, cercando con le sue immagini di dar loro un’identità maggiore e più profonda di quella banalmente generazionale. Ragazzine e ragazze colte in momenti di imperfezione, fisica o di posa, esposte proprio nell’attimo in cui la foto verrebbe scartata: a occhi chiusi, con una smorfia, cadute per terra dai tacchi, piene di smagliature, con l’apparecchio ai denti, pelosissime, sovrappeso. In un mondo dominato dal fotoritocco e dai selfie finti, Peirone abbraccia l’imperfezione con lo sguardo e la proclama con orgoglio, gridandola come un manifesto.
E simultaneamente, l’imperfezione è pur sempre integrata in un tentativo di bellezza, e mette in luce il bisogno di essere seducenti a ogni costo, mostrando il prezzo di un cartellino sempre e comunque pubblicitario: i titoli delle opere – che spesso diventano i nomignoli delle ragazze ritratte – sono ispirati al mondo dei cosmetici e conducono da soli una narrazione sociale, quasi antropologica: i colori dei rossetti come vezzeggiativi tra il cuccioloso e il sensuale, pienamente in bilico tra questa volontà di sedurre che si trasforma poi immediatamente a un desiderio di amore e accoglienza, da cui è escluso il cinismo. L’imbellettamento come obbligo antropologico, e come gabbia di faticoso mascheramento, in una contraddizione solo apparente che le immagini di Peirone risolvono e sciolgono in quel preciso, millimetrico istante in cui la caduta è trionfo artistico, e il trionfo artistico è un permesso di esistere integralmente, con tutta la propria imperfezione ma anche con la propria bellezza. E queste immagini “sbagliate” hanno una potenza enorme, quella di essere seducenti ma a modo femminile, narrando una nuova storia, creando una ragazza moderna, del tutto diversa da quella di una pubblicità. Lo scarto è microscopico, ma essenziale. E nella pur grandissima sensualità dei corpi, non c’è nulla di pornografico in queste immagini, ed è inconsapevolmente perfettamente chiaro che siano state scattate da una donna. Julia stessa ha raccontato ieri durante una conferenza alla Röda Sten Konsthall di Göteborg la sua ambivalenza rispetto al suo lavoro: il voler accogliere amorevolmente questi corpi spesso così insicuri e bisognosi di apprezzamento e accettazione, tanto quanto la sua necessità artistica di “sfruttarli” per ottenere lo scatto migliore, il più significativo.
Julia Peirone ha creato un mondo nuovo, una narrazione coerente e di grande potenza, che implica una scelta tanto femminile che femminista rispetto all’esistere di una giovane donna oggi.