A volersi fare un’idea di questo album ascoltandone solo un pezzo si prenderebbe una cantonata, con due si direbbe “Eh?” e con tre si direbbe “Ah!”. Il risultato finale è che la parola riassuntiva è “contaminazione”. I ragazzi della band non offrono troppi appigli di genere: il jazz esiste come suoni/strumenti, ma non come stilema, e la direzione è più quella del rock (con radici negli anni ’70, soprattutto nei pezzi più acidi di Vignato) ma con prosecuzione fino a quello elettronico contemporaneo, più o meno indie (soprattutto nelle composizioni di Martino), fatto salve alcune tracce, specialmente quelle a firma del contrabbassista Dallaporta, più vicine al jazz moderno, e che infatti nei due pezzi conclusivi ospitano Alfonso Santimone al pianoforte.
Un disco che a prescindere dall’essere un po’ salad bowl è suonato benissimo, senza sporcature o coloriture nel tocco, con innovazione più marcata negli accostamenti strumentistici e negli arrangiamenti, che spesso nascono dall’improvvisazione estemporanea che non dalla partitura. Forse manca uno stile continuo e riconoscibile, come hanno ad esempio gli svedesi Oddjob, vicini a certe sonorità, ma probabilmente questa diversità è voluta, e costituisce la loro cifra stilistica.
Come dice Patrizio Fariselli nello strillo di copertina “[…] MOF mostra cosa significhi essere musicisti di oggi, senza apparenti pregiudizi formali né condizionamenti modaioli con lo spirito di chi, anche attraverso la disciplina di gruppo, rivendica il diritto di fare musica viva, ricca e profonda. Spero continuino per questa strada. Buon ascolto.”
“Fried Generation”, MOF, Auand, 2013
- A.M.
- Leo Rising
- The One Who Met Miss Jones
- Pippo & Frank Sound Of Love
- The Unconscious Choice
- Learning Values
- Dramma in B
- You’re Doing It Wrong
- Pay Pray Play
- Morning
- # 10
- Eureka
- Finally Fried
Manuel Trabucco: sax contralto e soprano
Filippo Vignato: trombone
Frank Martino: chitarra e elettronica
Stefano Dallaporta: contrabbasso e basso elettrico
Diego Pozzan: batteria, percussioni