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Incontro oggi alla libreria Eternauta con Gaja Cenciarelli, autrice di un volume sul caso.
Il prossimo 22 giugno saranno 24 anni dalla misteriosa e inquietante scomparsa di Emanuela Orlandi, un’adolescente il cui viso semplice e sorridente ha tappezzato per mesi i muri della capitale. Ma tutto c’è dietro la sua scomparsa tranne che la semplicità. Anzi. Il suo caso è più complesso e intricato di molti altri più “eccellenti”, probabilmente perché c’è una sovrapposizione e stratificazione di trame, rivendicazioni, connessioni, longae manūs, depistaggi e insabbiamenti, tutti sotto l’inquietante ombra del cupolone.
È in particolare la connessione con il Vaticano a rendere maggiormente sinistro il sequestro Orlandi; è proprio sulle sue mura che si fermano gli accessi alla verità e alle informazioni. A testimonio che tra Chiesa e Stato italiano non c’è reciproca proprietà transitiva. Come il primo dei legnetti di un lungo domino, la povera Emanuela Orlandi nella sua caduta ha trascinato con sé il resto della fila, tirando in ballo tutti e intersecandosi con molte delle pagine criminali italiane dal 1983 in poi, dalla banda della Magliana al “suicidio” di Cedric Tornay, giovane guardia svizzera.
Una matassa intricata a cui l’intelligente collana “900 storie” curata da Carlo D’Amicis (Edizioni Zona) ha deciso di dedicare un volume. La scelta è caduta su una giovane scrittrice romana di talento, Gaja Cenciarelli, che ha volentieri accettato di raccontare questa storia non solo mettendo con rigore in fila tutte le trame e i rivoli sviluppatisi fino ad ora, ma anche dando alla narrazione il senso di una storia personale. Gaja e Emanuela, infatti, condividono l’anno di nascita ed entrambe abitavano nel centro di Roma, passeggiavano per le stesse strade, vedevano le stesse facce. È per questo che il libro “Extra Omnes – L’infinita scomparsa di Emanuela Orlandi”, uscito lo scorso giugno, ha uno spessore più denso di altri volumi pubblicati sull’argomento: c’è un legame emotivo con quella “altra ragazza” che non c’è più, probabilmente uccisa dopo poche ore dal suo rapimento.
Abbiamo fatto qualche domanda a Gaja Cenciarelli, per capire meglio questa storia.
Qual è – alla fine di una ricerca così meticolosa su questo argomento – la tua opinione su come sono andati realmente i fatti in merito alla sparizione di Emanuela Orlandi?
È difficile rispondere con certezza a questa domanda. Di sicuro credo che Emanuela Orlandi si sia trovata al centro di un caso di “terrorismo internazionale” (queste sono le testuali parole di Giovanni Paolo II, quando andò a trovare per la prima volta la famiglia Orlandi dopo la scomparsa della ragazza). Ci sono troppe coincidenze strane: si è trattato di un piano preparato accuratamente e con grande anticipo. Arrivo a dire – e non sono la sola – che la sparizione della povera Mirella Gregori avvenuta il 7 maggio del 1983, non sia stata altro che una “prova” generale prima dell’obiettivo principale, ossia il sequestro di una cittadina vaticana. Emanuela è stata presa di mira perché, oltre a quest’ultimo requisito, era un’adolescente indifesa, era una creatura cara al Pontefice, il quale in tal modo diventava ricattabile. Sono altresì convinta che Emanuela potesse non essere stata la “prima scelta” dei rapitori, che hanno ripiegato su di lei perché il loro vero obiettivo – la figlia dell’allora aiutante di camera di Giovanni Paolo II, personaggio molto più importante e potente del povero Ercole Orlandi, che era solo un messo pontificio – avesse subodorato qualcosa, e fosse stata messa al riparo. Naturalmente per portare a termine un piano del genere c’era bisogno di un’organizzazione che conoscesse a menadito Roma e i vicoli del Centro Storico. E negli anni Ottanta era impensabile che un’azione simile potesse essere messa in pratica senza che la Banda della Magliana ne fosse stata a conoscenza. La mia opinione è che la Banda sia stata il “braccio”, mentre i servizi segreti dell’Est assieme a branche deviate dell’intelligence americana abbiano rappresentato la mente. Naturalmente c’erano dei complici anche in Vaticano, che all’epoca (e non solo) pullulava di spie comuniste. Non dimentichiamo che molte di loro vestivano abiti clericali.
Credi che il Vaticano possa avere informazioni o certezze che non vuole rivelare?
Io mi attengo ai fatti. Lo Stato italiano ha presentato più di una richiesta di rogatoria al Vaticano, e non ha mai ricevuto collaborazione in tal senso. La giudice Adele Rando ha dichiarato: “L’apporto istruttorio delle rogatorie introdotte davanti all’autorità giudiziaria della Città del Vaticano, lungi dal soddisfare i quesiti per le quali le stesse erano state proposte, si traduce nella conferma di alcuni interrogativi”. Anche Ercole Orlandi, il papà di Emanuela, rimarcò questa non-volontà del Vaticano di esporsi e di rischiare. Non credo ci siano dubbi in proposito.
Che reazioni ci sono state al tuo libro?
Ottime sul Web, dove abbondano le recensioni e le interviste, anche su siti prestigiosi, e tra i lettori che lo hanno acquistato. Scarsissima l’attenzione della stampa tradizionale: pur dichiarando ufficialmente il proprio interesse, a tutt’oggi il libro non ha ricevuto quasi nessuna segnalazione. Si ha come l’impressione che si tratti di un testo “scomodo”.
Prima un romanzo e poi un saggio. Il prossimo cosa sarà?
Il prossimo sarà di nuovo un romanzo, una sorta di labirinto in cui mi sono cacciata e da cui, pur non avendo spesso le energie per farlo, prima o poi dovrò tirarmi fuori. Il giorno in cui riuscirò a considerarlo concluso – e degnamente – sarò una persona felice.
La presentazione oggi alle 18.30 alla libreria l’Eternauta di Roma Pigneto, Via Gentile da Mogliano, 184, www.librerialeternauta.it