Pietropaoli e Viterbini, il Futuro è Primitivo

Pietropaoli e Viterbini, il Futuro è Primitivo

Non quello di Manduria che si beve − anche se l’atmosfera è così raccolta e intima che un buon rosso ci starebbe tutto − ma il Primitivo come radice da cui cresce ad libitum un nuovo presente.E infatti i brani di questo album sornione e delicato sono quasi tutte cover scelte sia da un passato antico di blues e soul (principalmente dell’area Memphis a cui Viterbini è legato) che dall’attualità di Thom Yorke e Prince (per la cover di Nothing compares to you), passando per una intensissima King of pain di Sting, mentre i due brani originali sono entrambi di Pietropaoli (molto bella Canzone per chiamarti che alle mie orecchie aveva una piacevole eco di True Colors).

Pietropaoli è il solito gigante. Così difficile dire qualcosa di non banale su un musicista che sulla pagella ha 10 in tutte le materie, e una forza così emotiva e vibrante. Sorregge come un padre autorevole e affettuoso, quasi carezzevole, le partiture di Viterbini, che restituisce melodie con quella intensità incapace di arrendersi che soggiace al blues, la sua forza morbida ma tenace, capace di attendere, prolungarsi, come certe note tenute oltre ogni accettabile malinconia. Ma riesce a essere anche tutto così moderno il loro stile, capace di lambire molte sonorità, cambiare direzione, e ogni strumento usato da Viterbini (che sia national guitar, dobro o la lap steel Weissenborn) ha una cifra precisa, di un blues moderno, ma primitivo.

Enzo, da cosa nasce questo progetto, hai cercato tu Adriano, o viceversa?
Sono stato più io a cercare lui, in un primo momento non era un “lui” così delineato nella persona di Adriano, quel “lui” che cercavo era la conseguenza del desiderio di riallacciare il mio rapporto con il blues ma ancor più con il rock, la musica delle mie origini, una musica che ancora oggi è per me grande fonte di ispirazione, poi un giorno ho visto Adriano suonare al concertone del 1° maggio e ho capito che quel “lui” poteva essere lui, perdonatemi il gioco di parole . . .

La scelta dei brani l’avete fatta insieme? Come li avete costruiti?
Per quanto riguarda i brani, forse per una questione di rispetto per la mia veneranda età, Adriano mi ha concesso un po’ più di scelta, ma non c’è mai stata prevaricazione, la musica è sempre stata affrontata in modo che ognuno di noi fosse totalmente se stesso, nessuno di noi due doveva snaturarsi strizzando l’occhiolino all’ambito artistico di provenienza dell’altro, abbiamo dato forma ai singoli pezzi provando a casa mia, soprattutto suonando insieme e confrontandoci, mai con un arrangiamento predefinito.

Cosa hai cercato maggiormente di esprimere di tuo, in questo disco?
Il mio amore per la musica acustica, per il suono puro dello strumento, senza intermediazioni, la ricerca della emozione, con estrema semplicità.

“Futuro primitivo”, Enzo Pietropaoli e Adriano Viterbini, Parco della Musica Records, 2013

  1. Sitting on top of the world
  2. Black hole sun
  3. Canzone per chiamarti
  4. King of pain
  5. Persi
  6. T-bird to Vegas
  7. Nothing compares to you
  8. Let it roll
  9. You never wash up after yourself
  10. At the dark end of the street

Enzo Pietropaoli: contrabbasso
Adriano Viterbini: national guitar, dobro, Weissenborn

Jazzitalia