Ego Est – Ritratti di Onze

Finalmente ho avuto modo di parlare di un artista che seguo da sempre, Stefano Centonze, in arte Onze, facendogli anche un intervista per Bcomeblog.. enjoy!!

 

Stefano Centonze, aka Onze, è un artista che da oltre vent’anni ha dato un senso potente, contemporaneo e innovativo alla definizione “illustratore”. L’ha fatto soprattutto con la sua capacità di infondere uno spessore completamente artistico alla difficile arte del fornire un’iconografia a storie, trame, concetti, avvenimenti, persone: ritratti non ritratti, formule libere, “illustranti”, di ciò che un viso o un corpo, fotografati, nascondono.

Onze svelatore di essenze per sottrazione, per aggiunta, per scomposizione: ogni opera è illustrazione ma anche quadro, esiste a prescindere da ciò che narra, pur essendone l’essenza. E la sua tecnica è ibrida, sovrapposta: si parte da un disegno manuale ma c’è il collage, la pittura di macchia, la composizione fotografica, il segno della china, il pennello, l’immagine sottratta e decontestualizzata che diventa campitura, le linee che ripetono le forme e i contorni, le sottolineano. Onze prende i pezzi e li vede staccati, come le diverse prospettive di Picasso, e li sovrappone anche cromaticamente come certe opere dell’astrattismo tedesco (le incisioni di Heinz Kreutz, ad esempio) ma non perde mai il contatto con la forma della rappresentazione: tutto resta comunque riconoscibile pur nella sua trasfigurazione, non rinuncia a essere iconografico, alla sua vocazione. Proprio per questo suo lavoro così complesso, unico, elaborato, le sue opere sono così riconoscibili, il suo stile inconfondibile, a prescindere da quale tavolozza usi, o non usi. Onze ha collaborato con quotidiani e riviste di ogni tipo in Italia, da Repubblica al Manifesto, e ha prodotto decine di copertine di libri (la collana “Contromano” di Laterza è interamente sua), meritando una personale all’istituto italiano di Cultura di Tokyo nel 2009.

Questa volta però la questa mostra che si inaugura domani 16 febbraio alla Pescheria di Roma Pigneto (Via Galeazzo Alessi 59) mette in esposizione un lavoro diverso dal solito.

Onze, raccontaci Ego Est.
I personaggi ritratti (Anna Clementi, Cascao, Lady Maru, Lilith Primavera, Lola Kola, Nara StrabOcchi, Nikky, Økapi) li ho invitati a casa mia uno per volta, abbiamo chiacchierato, mangiato e ho scattato delle foto in bianco e nero nel soggiorno. Avevo un'idea di come comporre l'immagine, mi riferivo a qualcosa che avevo abbozzato a matita ma poi le sessioni andavano anche sull'improvvisazione.  Poi in totale solitudine ho elaborato gli scatti con sovrapposizioni, segni, scomposizioni, colorazioni. A ognuno di loro ho dedicato uno sguardo ammirato.
I ritratti di EGO EST non li considero Illustrazioni.
Non solo perché sono fotografie digitali, ma anche per il fatto che nascono per un mio piacere a iconizzare le celebrità della scena nightclubber e musicale di Roma Est. 
E guarda caso gli otto personaggi ritratti hanno collaborato a vari progetti musicali e video con La Pescheria che mi ha proposto di fare una mostra da loro.

Rivendichi – giustamente – la definizione di “illustratore” per la tua opera artistica, definizione che ha un sapore quasi desueto. Perché è così importante per te questo ancoraggio?
Effettivamente mi capita spesso di dover spiegare cosa sia il mestiere che faccio, il che significa che è un argomento poco chiaro a molti. Spesso si confonde l’illustratore con il graphic designer.
Penso sempre che un'illustrazione non viva di vita propria come un quadro. Quindi considero illustrazioni solo il mio lavoro pubblicato, al servizio di qualcosa che preesiste, come un romanzo da pubblicare, ed inserito in un contesto grafico.
Ho sempre amato guardare le figure dei libri e i cartelloni del cinema, il lavoro di Dudovich, Boccasile, Gruau, Pinter, De Seta.
In realtà vorrei che non si dimenticasse mai che mestiere sia questo. Perché mi ha fatto sempre fantasticare, anche nel tentativo di capire a che genere di storia si riferisse quell'immagine che stavo guardando.
Inevitabilmente da piccolo mi sono più affidato alla copertina che al libro o perché non sapevo ancora leggere o perché il cartellone del film che stavo ammirando era vietato a un bambino.

 Ci parli di come lavori sui corpi?
Quando disegno guardo molte foto e molti film. Mi piace sintetizzare il colpo d'occhio (questa credo che sia una "deformazione" da illustratore). Osservo molto come il corpo si atteggia. Cerco lo scorcio che sia immediatamente chiaro. Più che verosimile o spontaneo mi piace che sia efficace graficamente e questo diventa chiaro quando lo traccio sulla carta con la matita e lo posso vedere rappresentato.

 

Pescheria di Roma Pigneto – Via Galeazzo Alessi 59 – dal 16 febbraio