“Mangialibri” recensisce “Di morire libera”!

Una bella e intensa recensione di Francesco Marilungo per Mangialibri su “Di morire libera”! Una recensione molto politica che non può che farmi molto piacere (foto a parte!).

“Provincia di Terra di lavoro, anni ’60 del 1800. Dopo che a Teano Garibaldi ha consegnato a Vittorio Emanuele II di Savoia il Regno delle due Sicilie, qualcuno chiama quella zona “culla dell’Unità d’Italia”. Ma non per tutti quella culla custodisce una nascita benaugurata. Francesco II Re di Napoli è esule a Roma, ospite del papa al Quirinale, ma nelle terre del suo regno c’è ancora chi aspetta e spera nel suo ritorno. Fra questi, Francesco Guerra, il più gentile fra i briganti, uno che non ha il gusto della violenza gratuita, ma che depreda i grandi possidenti vendutisi ai Savoia per aiutare i contadini e i poveracci, oppressi dalle nuove tasse, dalla leva obbligatoria, dalle baionette di questi soldati che parlano piemontese o romagnolo e neanche si capisce che cosa dicano. Francesco Guerra, brigante, da sollievo ai poveri e funesta i ricchi, in attesa che torni re Francesco e cambi le cose. Michelina, invece, ai re non ci crede, che parlino piemontese o napoletano, come non crede ai papi e ai cardinali. Esistono i poveracci, come lei, e poi tutti gli altri. Lei le persone le fiuta col naso e nell’odore ne annusa la bontà, la generosità, la lealtà, o più spesso l’ipocrisia, la meschinità, la bassezza. Quel Francesco Guerra ha un buon profumo e la rispetta, pure se è donna. Per lui vale la pena prendere la rivoltella e darsi alla vita alla macchia. Il Guerra apprezza in lei il fatto che non sappia tollerare padroni, che libera è nata e che libera – il destino glielo si legge negli occhi – morirà. Briganta e sposa, compagna nel destino, Michelina di Cesare entra nella banda del Guerra…
In questa banda Michelina è come un secondo capitano: tutti la rispettano per quell’autorevolezza naturale che promana dal modo di parlare, dalla risolutezza con cui prende le decisioni. Si può permettere anche di criticarlo il Guerra: c’è quel prete dello Stato Pontificio, ad esempio, di cui lui si fida tanto, ma che a lei non piace nemmeno un po’. Questione di odore. Quando a Michelina si gonfia il ventre dopo un lungo ritardo delle mestruazioni, il Guerra inizia a prometterle che manca poco, che re Francesco tornerà, gli darà un bel pezzo di terra e allora vivranno liberi e con piena dignità. Ma Michelina non ci crede; vede il cerchio restringersi sempre più; i soldi dei francesi, degli Asburgo o del papa non arrivano più; molti compagni, stanchi, si consegnano o vengono catturati e cantano tutto ai carabinieri. Quella vita che Francesco Guerra continua a sognare per loro due non arriverà mai, ma non è questo quello che importa a Michelina. A lei di morire libera importava. Monica Mazzitelli, con uno stile bello ed efficace, ci consegna un romanzo storico attento al dato documentale, ma anche alla cifra umana della storia che racconta. Una storia che pertiene a quel complesso rimosso della nostra storiografia ufficiale che è la guerra contadina dei briganti, e dentro quella storia la storia delle donne brigante.”